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L'orologio di cenere
di Aldo Moscatelli
Pubblicato su SITO
Anno
2006 -
I Sognatori
Prezzo €
8,90 -
135 pp.
ISBN
8895068009
Una recensione
di
Cinzia Baldini
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Votanti:
8813 Media
79.43 %
Non so se per Aldo Moscatelli “l’Orologio di cenere” sia stato il romanzo d’esordio, se è così onore al merito perché è un’opera coi fiocchi! A prescindere da ciò, e dopo averlo letto, a mio modesto avviso, questo lavoro non sfigurerebbe affatto accanto ai più affermati autori di thriller nazionali e internazionali. “L’Orologio di cenere” è un giallo originale e avvincente in cui la trama, gli intrecci, i colpi di scena si susseguono con un ritmo intenso e serrato e vengono sottoposti, dall’abilità del Moscatelli, in maniera impeccabile al giudizio del lettore. L’approfondimento psicologico/emozionale dei protagonisti e l’ambientazione adeguata, supportano in modo eccellente la storia e ne permettono una presentazione assai convincente e realistica. Garanzia, questa, a chi legge, della piena partecipazione all’avventura. La foschia sapientemente costruita per rendere fumoso il passato del protagonista principale, l’investigatore privato River Crane, sortisce nel lettore l’effetto contrario: si vorrebbe sapere di più, si vorrebbe leggere oltre quei brevi flash di memoria che dicono e non dicono, che sembrano fare luce su un passato che si intuisce sia stato doloroso e negativo ma di cui non si avrà mai la certezza assoluta, neanche alla fine del racconto. Insomma l’ex poliziotto Crane con i suoi burrascosi trascorsi non rimane una figura statica e anonima, un fallito dedito all’alcool che cerca in qualche modo di sbarcare il lunario. Saranno proprio i suoi vizi e i suoi difetti a portarlo sotto i riflettori e, capitolo dopo capitolo, non si può non apprezzare, nella sua disarmonia, questa figura così armonicamente costruita. L’atteggiamento sfacciato e menefreghista, il modo diretto, forte e deciso di porsi in rapporto con gli altri, il suo carattere quasi cinico e la logica schiacciante dei suoi ragionamenti, anziché renderlo ostico e scostante al lettore, fanno si che l’attenzione converga proprio su di lui. L’irriverente River Crane e i suoi due compari di sbronze del Blueroom in questo racconto diverrano i paladini della giustizia. La narrazione in prima persona e lo stile espositivo sciolto e scorrevole, il linguaggio schietto e senza fronzoli sono la degna quadratura del cerchio. La storia complicata e intricata sembra, ad un certo punto, dover implodere in se stessa, invece con una tempistica puntuale e perfetta l’autore offre l’inattesa soluzione facendola deflagrare all’esterno in tutta la sua drammatica ma non impossibile realtà. Una piccola parentesi personale a chiusura di questo commento estremamente positivo: in alcune descrizioni di luoghi o in particolari situazioni narrate dall’autore sono riuscita a percepire, forse a intravvedere, una delicatezza al limite del romanticismo che, da donna, ho apprezzato moltissimo, come molto ho anche gradito le descrizioni dei dettagli dei cadaveri, degli omicidi o delle autopsie scritte in maniera soft, rispettosa della sensibilità del lettore e mai truce e imbarazzante. Un lavoro ottimo e da non perdere che mi sento di consigliare a tutti gli amanti del genere thriller e non.
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