Registan è un termine che deriva dal persiano e significa "luogo sabbioso". Era la zona centrale, il cuore pulsante, della famosa, antica Samarcanda, dove il sanguinario Tamerlano faceva giustiziare i nemici di quello che, secondo il suo sogno, doveva considerarsi il rinato impero mongolo. Attualmente piazza Registan si trova in Uzbekistan, una delle Repubbliche componenti l'ex U.R.S.S., ed è proprio nella capitale di questo stato, Tashkent, che ha inizio la vicenda narrata da Simone Draghetti. È la storia di due cugine, due donne dai caratteri diametralmente opposti che, involontariamente, si trovano a vivere un'avventura molto più grande di loro e alla quale non sono assolutamente preparate. Ad Alexandra sensuale e disinibita fa da controparte Helena, chiusa e riflessiva, entrambe giovani e belle ma incredibilmente ingenue e sprovvedute nell'affrontare la vita e l'avventura che essa ha in serbo per loro. Le ragazze sono il frutto di una generazione fragile, cresciuta in un contesto sociale che ha visto, dapprima, scemare le certezze ed i valori acquisiti in secoli di storia e, poi, lo svuotarsi, graduale ma progressivo e inesorabile, dei contenuti di cui erano permeati gli ideali propugnati dal regime sovietico. Il vuoto che ne è conseguito non è mai stato rimpiazzato da altre sicurezze, vuoi per l'impreparazione di una classe governante inetta e corrotta, incapace di risollevare uno stato economicamente disastrato, vuoi, per un preciso disegno destabilizzante abilmente architettato e portato avanti da potenze straniere. Pertanto la realtà che tutti i cittadini hanno davanti agli occhi e con cui devono quotidianamente fare i conti è un desolante quadro di disoccupazione, di prevaricazione, di delinquenza e di estrema povertà. Una lotta impari che il popolo, in particolare le nuove generazioni, si trovano a dover combattere solo con l'arte della sopravvivenza e dell'adeguarsi senza fare domande, pena una inesorabile "morte civile" e fisica. Per questo, quando ad Alexandra viene data l'opportunità di guadagnare facilmente una grossa somma di denaro consegnando una valigia ad un ignoto destinatario, la ragazza accetta subito e senza indugio. Helena chiamata a far compagnia alla cugina si trova, suo malgrado, coinvolta e senza via di scampo. A questo punto, le loro esistenze sono già segnate ed entrambe diventano delle marionette manovrate dalla mafia uzbeca, da un lato, e dalle forze speciali dei servizi segreti russi, dall'altra. Pedine, che si muovono sulla scacchiera di una lotta cruenta e all'ultimo sangue. La valigia dall'ignoto contenuto, è stata trasformata dalla fervida mente dell'autore, nel leggendario vaso di Pandora, guai ad aprirla! Pena lo scatenarsi delle forze malvagie della natura umana. Il lettore, non senza emozione, assisterà alla mutazione del carattere pacifico, schivo e tranquillo di Helena, in fredda e spietata determinazione. L'inconsapevole agnello sacrificale e vittima involontaria di un'atroce macchinazione, trascinata dall'incalzare degli eventi e dalla violenza di cui sarà spettatrice, diverrà una Erinni implacabile e vendicativa. Nel mito greco, Pandora, resasi conto del tragico errore compiuto si affretta a richiudere il vaso impedendo in tal modo, alla speranza, rimasta sul fondo, di uscirne. Fortunatamente, però, ravvedutasi per tempo, riapre il contenitore e permette all'aura balsamica di fuoriuscirne per lenire, con la sua carezza vitale, gli affanni del mondo. Allo stesso modo, Simone Draghetti, taglia e confeziona a misura della storia narrata, un inatteso ed originale finale, in cui la possibilità di riscatto o meno della protagonista, è lasciato alla libera e personale interpretazione del lettore. La semplice trama su cui si dipana la vicenda è impreziosita dall'ambientazione in luoghi e contesti lontani, assai diversi dai nostri e resa coinvolgente dalle scene di cruda, ma mai gratuita, violenza e dagli intensi e veloci capovolgimenti di fronte che si susseguono a ritmo incalzante. Il viscerale amore dell'autore per quella parte di oriente è palpabile nelle panoramiche di ampio respiro, visibile, nelle descrizioni paesaggistiche o degli oggetti e delle persone che fanno da sfondo e da contorno alle avventure della protagonista. Anche il forte impatto psicologico che modifica il carattere della donna è perfettamente percepibile dal lettore che riesce a condividere con lei, la strenua lotta interiore sostenuta per decidere se sacrificare il forte sentimento provato per un uomo che ben presto se ne rivelerà indegno o l'amore profondo e sincero per la sua famiglia. Inoltre, la penna virtuosa dell'autore, è riuscita nel difficile compito di catturare le molteplici sfaccettature e le mille sensazioni contrastanti generate nell'istante in cui la presa di coscienza, di vivere in una società in decadimento governata da regole illegali e corruzione imperante, si contrappone, in maniera stridente, all'alto senso di giustizia insito nell'animo dell'eroina. È un punto di non ritorno, un bivio che, qualunque sia la scelta di Helena, ne segnerà il resto dell'esistenza. La scrittura di Registan, l'ultima fatica di Simone Draghetti, è chiara e scorrevole, i dialoghi concisi ed in alcuni passaggi ridotti, ad arte, all'essenziale, creano momenti di suspense e rendono il romanzo accattivante e di forte e sicuro impatto positivo. Un libro che non può mancare nella libreria degli amanti della narrativa di azione e di avventura.