Il Fuoco di Gabriele D’Annunzio è spesso visto, a torto, come un romanzo di minor spessore rispetto al Piacere; lo si accusa, ingiustamente, di scarsa capacità di emozionare e di coinvolgere il lettore nell’economia degli eventi narrati.
Accuse pretestuose che impediscono di coglierne l’essenza ultima, il significato più profondo, ovvero l’io più vero di uno scrittore di questa levatura.
D’Annunzio è fuoco ... irruenta passione e fragilità di sentimento, genio e sregolatezza, veemenza e dolcezza.
I protagonisti principali della vicenda narrata sono: Stelio Effrena, alter ego dello scrittore pescarese,anima irruente ed inquieta che anela ad un’esistenza ricca e mai banale,dove vita ed arte si uniscono in un solenne connubio indissolubile; e Foscarina, sua musa ispiratrice, una diva particolarmente apprezzata, ormai sul viale del tramonto, l’incarnazione letteraria della grande Eleonora Duse.
Il loro amore, giocato in una Venezia dal fascino regale, non è certamente “acqua quieta”, vi sono momenti di grandi esaltazioni, ma anche di cupe disarmonie...istanti di piccole felicità e attimi di folle gelosia.
La figura di Foscarina non rappresenta per” il super-uomo” Stelio Effrena solamente una semplice e convenzionale musa ispiratrice. Lei diviene dunque incarnazione di quella linfa vitale che nutre la fervida creatività del suo uomo ,e si trasforma perciò in quel faro-guida che lo illumina alla scoperta della sua spiritualità e della sua sensualità.
A sconvolgere “ l’affinità elettiva “ di questi amanti, ci pensa Donatella Arvale, una giovane cantante che destabilizzerà l’equilibrio della coppia, alimentando la narcisistica voglia di conquista dello stesso protagonista.
Questa nuova ed inaspettata piega degli eventi porterà Foscarina ad una dura ed inevitabile presa di coscienza di sé. Si metterà, drammaticamente, in discussione sia come donna che come amante; arriverà perfino ad una sorta di resa, ad un’umiliante prostrazione che culminerà in una silenziosa e forzata accettazione del destino.
Un altro personaggio, degno di nota nell’economia di questo romanzo, è un Richard Wagner, stanco ed attempato, che incarna una sorta di mentore, un maestro irripetibile ...una figura di prestigio da venerare ed imitare. Sarà proprio Stelio Effrena ad autoproclamarsi come legittima continuità del pensiero e dell’ideologia wagneriana, in quanto suo fedele discepolo ed estimatore.
Pregevole, per eleganza di toni e raffinatezza di espressioni, lo stile utilizzato dall’autore in questo romanzo, uno stile fatto di metafore, visioni e simboli, che denotano un gusto squisitamente classicheggiante. Il linguaggio utilizzato dal D’Annunzio non è mai banale , scontato, o peggio ancora ripetitivo, anzi si presenta ricco, duttile e preciso.
Il punto-forza de “Il Fuoco “consiste nel meraviglioso gioco ad incastro che il D’Annunzio crea ad arte nel momento in cui alterna scene di grande erotismo con scene di angusta vita quotidiana.
Da tutto ciò si evince dunque che il “ super-uomo “ dannunziano non è semplicemente veemenza, impeto o narcisistica baldanza; all’occorrenza, nella spirale della fragilità, esso diventa anche umano ed amabile.
Ma come “ il super-uomo “ può vincere i momenti bui della vita? Solamente attraverso il culto della Bellezza .
È la Bellezza infatti l’unico antidoto contro le miserie, la noia, il bisogno e il dolore.