Nel romanzo breve di Sandrone Dazieri, già dalla fine del primo capitolo, la fantasia del lettore, colpita dal titolo “Bestie”, se ne lascia, in qualche modo, condizionare, fino a supporre, senza nessun indizio, che autrici della morte atroce di Maurizio Ferri nell’hotel Capriolo, sulla Provinciale della Val Brembana, siano degli animali. Pian piano poi si fa strada nella mente dell’attento lettore, interessato sempre di più a questo noir, l’idea che “Bestie” possa essere anche l’epiteto attribuito ai mafiosi o ai contrabbandieri, ai ricettatori o agli spedizionieri, ecc. Il titolo del romanzo, il volto insanguinato di “un ecologista convinto”, Maurizio, esanime sul proprio letto nella stanza dell’albergo e la causa probante, quanto mai ipotetica, mi hanno ricordato “Cadaveri senza volto”, il thriller di Rubert Corbin, anche per l’agghiacciante e suggestiva presenza, da veri protagonisti nell’ultima parte, dei “Serrasalmus piraya, di dimensione insolita, ...più di cinquanta centimetri”. In questo la trama è senz’altro più complessa e la suspence varia in un continuo, graduale crescendo, in “Bestie”, invece, anche se densa di intrigo dalla prima all’ultima pagina, si mantiene a livelli modesti, insaporita, inizialmente, da gustose pietanze tradizionali, per es. la polenta taragna, “...prima o poi la metteranno fuori legge, per quanto è pesante”, che Sam, il cuoco, prepara, in una cucina rudimentale, per i clienti del Capriolo e per il lettore cercando di attrarre piacevolmente la sua attenzione senza, per questo, fargli dimenticare dove si trova, con chi e perchè, mentre il giallista, “da parte sua”, continua a celare bene l’identità dell’assassino. Ambienti e ambientazioni, soprattutto del Capriolo, sono rustici, familiari, segnati, a volte, da squallore e trasandatezza, e i personaggi (Sam, Max, Ciccio, Nano, Rosa, ecc), descritti con pochi tratti, consoni agli stessi, spesso con alle spalle esperienze di droga, manicomio, carcere, in alcuni casi fermi in una volontà di cambiamento, in altri incalliti nella corruzione e nel crimine. Con equilibrato realismo, l’autore presenta uno spaccato di società, legandolo, anche se per semplici accenni, a problemi internazionali di rilevanza sociale. Dopo l’inaspettato delitto, dopo aver saputo dell’incontro, avvenuto nel passato, della madre del giovane ucciso con un naturopata e della misteriosa scomparsa di Mezzolitro, più che l’investigatore Bonetti, in nostro aiuto viene Sam, habituè delle sbarre, che, anche per questo, per i suoi “misteriosi effluvi di galera”, entra nelle nostre simpatie, certamente non come in quelle della Direttora... La narrazione, ordinata come una sequenza di sceneggiature,è piacevole, concisa, essenziale, soprattutto quando lo scrittore fa riferimento a temi quanto mai attuali: il maltrattamento a scopo di lucro e non e l’uso disumano di parti di animali, la vivisezione, la polluzione, la tortura, (interessantissimo, in calce, “I fatti” di Antonio Pergolizzi), la Cina che, con i suoi prodotti industriali e agricoli spesso ingannevoli, minacciosa, ultramoderna, poco attenta alla salute della gente, avanza, silenziosa, sul nostro mercato, espandendo la criminalità organizzata. “E’ la loro politica quella di essere invisibili”.