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Il silenzio dell'onda
di Gianrico Carofiglio
Pubblicato su SITO
Anno
2011 -
Rizzoli
Prezzo €
19,00 -
304 pp.
ISBN
9788817052085
Una recensione
di
Bruno Ambrella
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Roberto Marìas, il protagonista del romanzo di Carofiglio, è un maresciallo dei carabinieri che ha lavorato per diversi anni come investigatore nell’ambito della criminalità organizzata. È proprio questa attività da infiltrato che lo ha portato ad attraversare un periodo di rifiuto dal suo lavoro e forse dalla vita stessa. Il soprannome datogli da un collega, “mangusta”, descrive bene lo stato d’animo che attraversa il protagonista nel ricordare i suoi giorni trascorsi a stretto contatto con la malavita; la mangusta, infatti, è immune al morso dei serpenti e riesce vivere col veleno dentro proprio come loro. Analogamente Roberto afferma: “Mi riusciva così bene di lavorare fra i delinquenti perché sono come loro; il mio posto è fra loro”. Roberto ha quarantasei anni e vive a Roma; fino all’età di sedici anni però ha vissuto in California, dove col padre praticava il surf. Il doppio incontro settimanale con lo psichiatra e le passeggiate per le vie di Roma rappresentano la quasi totalità dei suoi impegni in questo momento di difficoltà. La monotonia sarà spezzata dall’incontro con Emma, anch’essa smarrita e alla ricerca di un più saldo equilibrio. I trentadue capitoli che narrano la storia del protagonista si alternano a dodici capitoli interamente riservati a Giacomo, un bambino di undici anni che racconta i suoi sogni, le vicende scolastiche e l’infatuazione per una compagna di classe. Giacomo e Roberto sono accomunati dalla prematura perdita del padre e dalle conseguenze che tale assenza porta con sé. Il rapporto padre-figlio è una tematica ben presente nei ricordi di entrambi i personaggi. Nel romanzo di Carofiglio gli ambienti interni e quelli esterni si susseguono con regolarità. Lo studio del dottore, nel quale Roberto si apre e cerca di capire i motivi del suo malessere, si alterna alle strade e alle piazze di Roma attraverso le quali il protagonista cammina accompagnato da elucubrazioni mentali. Sono molte, infatti, le vie e i luoghi della capitale che l’autore cita nel libro, cercando in tal modo di facilitare l’immersione nella storia da parte del lettore. Lo stesso protagonista si concederà un giro turistico in taxi per le vie principali e per i luoghi del cinema. Gli ambienti esterni però sono anche quelli che ritroviamo nei lunghi racconti di Roberto sulle sue azioni investigative. Nello studio dello psichiatra, infatti, il lettore è spesso catapultato nel passato del protagonista, ovvero nel mondo di delinquenti e trafficanti di droga. Su invito del dottore Roberto racconta le vicende che principalmente sono la causa del suo stato depressivo. Il titolo del libro, il silenzio dell’onda, sembra fare riferimento al silenzio dei ricordi che accompagna Roberto, i ricordi di quando era ragazzo e viveva in California; egli non rammenta le sensazioni che provava nel cavalcare le onde del Pacifico, ma le sedute dal medico e l’incontro con Emma proveranno a far rinascere quelle sensazioni e a favorire il riscatto dell’eroe. Il racconto degli eventi è lasciato a un narratore esterno che espone i fatti in terza persona, adottando principalmente il punto di vista di Roberto. I dodici capitoli dedicati a Giacomo sono invece narrati in prima persona dallo stesso bambino, il quale rivolgendosi direttamente al lettore sembra quasi volergli aprire senza remore le pagine del proprio diario, e metterlo così a conoscenza dei suoi dialoghi notturni con Scott, il pastore tedesco che incontra regolarmente nei sogni. Nel testo sono frequenti i dialoghi fra Roberto e il dottore e fra lo stesso protagonista ed Emma. Lo stile è colloquiale, ma non manca la ricerca di aggettivi raffinati: “un sonno metallico”; la prosa è decisamente scorrevole, non appesantita da descrizioni prolisse, e tesa a guidare il lettore attraverso l’introspezione psicologica dei personaggi. Il ritmo della narrazione diventa incalzante nei passaggi in cui la suspense torna a caratterizzare le pagine dell’autore del fortunato ciclo di romanzi sull’avvocato Guerrieri.
Una recensione di
Bruno Ambrella
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