Ultima nato dopo numerose sillogi poetiche, questo libretto riporta i nuovi lavori del poeta comasco Armando Rudi. Fin da subito, quello che mi ha attratta, è stato il titolo "Pietrame", come cocci che rotolano a valle, sicuramente appuntiti. A volte feriscono, a volte evitano di colpire; ma di certo sono duri, lasciano il segno. Un'altra immagine che mi si è affacciata alla mente, leggendo i testi, è anche lo scombussolamento interiore di un uomo maturo, che rimugina, smuove i sassi che ha dentro il greto del proprio fiume che scorre. In questo sono anche facilitata dal fatto che conosco Armando, di persona, ma soprattutto attraverso i suoi testi che non ammettono incomprensione, ma che sempre mandano messaggi ben chiari. La raccolta è suddivisa in tre parti: ciottoli – selci – quadrelli. Qui troviamo i suoi argomenti più cari: le domande e i dubbi di un credente; la figura della donna, da lui vista come assoluta. La natura, sua compagna di viaggio, rivestita d'amore e rispetto. La musica, intesa come opere liriche. Gli animali e l'incomprensione verso chi se ne nutre. Il suo spirito animalista che condivido. Il gabbiano dalle ali appesantite per lo strato di nafta fuoriuscito dallo squarcio s'un fianco di una nave cisterna malamente finita contro gli scogli, non riesce più a volare. A volte la poesia ha il suo avvio dopo un sogno, dopo aver visto un documentario o una foto. Nei suoi brani si rivolge sempre a "qualcuno", sia questo un'entità, un animale, se stesso, un altro individuo. Il suo modo di scrivere è preciso, fermo, pungente, addirittura didascalico in alcuni tratti. Tanto da parere racconti smussati per farne poesia. Mi piace la sua ricerca di termini, anche fantasiosa, come ad esempio: stellafiore, raggioperla... Di sé esprime questo concetto: Così è di me, che quando scrivo versi vorrei farmi ribelle ad ogni limite che al ceppo m'incatena del mio essere creatura finita, limitata. E, come molte delle persone che scrivono, arriva a immaginare il suo funerale nel brano "Che diranno di me?" Niente di nuovo sotto il cielo letterario, ma per ognuno è comunque un excursus proprio: Un'allusione al mio riserbo, sì, mi piacerebbe. Riserbo: il mio stemma, la mia bandiera, il mio scudo, il mio labaro. Cosa non mi è costato preservarlo da tentazioni subdole, proteggerlo da false offerte di protagonismo. Ecco, Rudi è riserbo, contegno, fermezza e questo è anche ciò che emerge dai suoi testi; appena appena levigati quando ammette la paura e stende a pennellate rapide l'amore. © Miriam Ballerini
Ultima nato dopo numerose sillogi poetiche, questo libretto riporta i nuovi lavori del poeta comasco Armando Rudi. Fin da subito, quello che mi ha attratta, è stato il titolo "Pietrame", come cocci che rotolano a valle, sicuramente appuntiti. A volte feriscono, a volte evitano di colpire; ma di certo sono duri, lasciano il segno. Un'altra immagine che mi si è affacciata alla mente, leggendo i testi, è anche lo scombussolamento interiore di un uomo maturo, che rimugina, smuove i sassi che ha dentro il greto del proprio fiume che scorre. In questo sono anche facilitata dal fatto che conosco Armando, di persona, ma soprattutto attraverso i suoi testi che non ammettono incomprensione, ma che sempre mandano messaggi ben chiari. La raccolta è suddivisa in tre parti: ciottoli – selci – quadrelli. Qui troviamo i suoi argomenti più cari: le domande e i dubbi di un credente; la figura della donna, da lui vista come assoluta. La natura, sua compagna di viaggio, rivestita d'amore e rispetto. La musica, intesa come opere liriche. Gli animali e l'incomprensione verso chi se ne nutre. Il suo spirito animalista che condivido. Il gabbiano dalle ali appesantite per lo strato di nafta fuoriuscito dallo squarcio s'un fianco di una nave cisterna malamente finita contro gli scogli, non riesce più a volare. A volte la poesia ha il suo avvio dopo un sogno, dopo aver visto un documentario o una foto. Nei suoi brani si rivolge sempre a "qualcuno", sia questo un'entità, un animale, se stesso, un altro individuo. Il suo modo di scrivere è preciso, fermo, pungente, addirittura didascalico in alcuni tratti. Tanto da parere racconti smussati per farne poesia. Mi piace la sua ricerca di termini, anche fantasiosa, come ad esempio: stellafiore, raggioperla... Di sé esprime questo concetto: Così è di me, che quando scrivo versi vorrei farmi ribelle ad ogni limite che al ceppo m'incatena del mio essere creatura finita, limitata. E, come molte delle persone che scrivono, arriva a immaginare il suo funerale nel brano "Che diranno di me?" Niente di nuovo sotto il cielo letterario, ma per ognuno è comunque un excursus proprio: Un'allusione al mio riserbo, sì, mi piacerebbe. Riserbo: il mio stemma, la mia bandiera, il mio scudo, il mio labaro. Cosa non mi è costato preservarlo da tentazioni subdole, proteggerlo da false offerte di protagonismo. Ecco, Rudi è riserbo, contegno, fermezza e questo è anche ciò che emerge dai suoi testi; appena appena levigati quando ammette la paura e stende a pennellate rapide l'amore.