Un romanzo di sfide e di conquiste.
La protagonista dell’ultimo libro di Cinzia Baldini è una donna semplice (come nelle svariate accezioni può essere letto il titolo del romanzo semplice-mente), una donna comune, una donna qualunque. Non ha nome, riferimenti concreti che la contestualizzino in un luogo e un tempo preciso; la stessa scrittrice si premura di dire in conclusione, che fatti e persone raccontati nel libro sono inventati. E’ per questo che la sua figura astraendosi, si universalizza, diventando non più una voce, ma un coro di voci che attraverso di essa narrano un secolo di storia ricca e furibonda, in cui accanto alla grande storia vive la piccola storia di tutte quelle donne di straordinaria normalità, di cui troppe volte si è persa la voce.
Esseri umani, “semplicemente donne”, che con le loro debolezze, le loro abitudini, i loro sacrifici, il loro coraggio, i successi e le sconfitte, hanno contribuito alla rinascita e al cambiamento della cultura e della mentalità del nostro Novecento. Piccole gocce d’esistenza nel grande mare della storia, ma la scrittrice decide di recuperare e di raccontare queste perle preziose di vita, per non lasciare che cadano nell’oblio.
“La mia protagonista non ha un nome – scrive Cinzia Baldini – come sconosciuto è il luogo dove si sviluppa la storia. Il suo nome, infatti, e il suo paese sono quelli di ogni donna che in qualunque luogo e in qualsiasi latitudine, per ambiente, fede religiosa, o per i più svariati motivi, ieri come oggi, si rispecchiano in lei”.
Il romanzo di apre con un’anziana signora concentrata ad evocare quel passato, che ciò che le vive intorno gelosamente custodisce. Ne emerge l’infanzia con i ricordi di scuola, quell’unica sezione fatta di una pluriclasse e una sola maestra, il muro ricoperto di un crocifisso, il ritratto del re, il capo del governo e una vecchia carta geografica. La voglia di apprendere e di proseguire gli studi e l’impossibilità di farlo, perché donna e in quanto tale destinata alla vita domestica e al matrimonio. La sua protagonista non si arrende e non si rassegna al destino e caparbiamente, ostinatamente lavora e studia da autodidatta, conseguendo il diploma “(mio padre) seduto rigidamente sulla scomoda poltrona dell’aula magna osservava a disagio quell’ambiente a lui così estraneo”. Gli stessi genitori la definiscono “furestica” (indomabile, testarda), ma lei non si arrende “Alzavo le spalle e con fierezza seguitavo a progettare la MIA vita come IO la volevo e non secondo ciò che gli altri si spettavano facessi”.
E così, dopo il diploma, la scelta di partire per il fronte come volontaria infermiera, il racconto dell’orrore della guerra nello scempio dei corpi mutilati e sfregiati dall’artiglieria “la nausea verso quella parte del genere umano che aveva smarrito il senso della ragione”. Il bisogno di ritrovare se stessa nella propria intimità, così come il coraggio di non arrendersi “indifesa e priva di armatura, tornavo a sentirmi viva, ad appartenermi”. E poi l’amore, vissuto come una favola d’altri tempi a coronamento della propria esistenza, con la certezza di essere viva e di non essere più sola. Un amore perduto e ritrovato dopo la guerra, senza resa, né rimpianti. E ancora, le sfide apparentemente semplici di indossare i pantaloni o il bikini, indumenti visti come irrispettosi e ribelli dalla mentalità del tempo. Il ritorno a casa e il dopoguerra con le ferite da ricucire “Non fu facile ricominciare a vivere in un mondo semidistrutto in cui mancava non soltanto il necessario per sopravvivere, ma anche per morire”.
Una lotta senza mai arrendersi, senza mai rinunciare a se stessa e alle sue peculiarità femminili più intime “Guardandomi allo specchio mi vedevo così come volevo, così come mi sentivo, così com’ero: semplicemente donna”.
Un libro questo di Cinzia Baldini che si legge d’un fiato, sia per la trama tutta al femminile, che per lo stile del linguaggio sospeso a metà strada tra concretezza e sogno, capace di coniugare con maestria narrazione, riflessione e storia.