“Le piccole virtù” di Natalia Ginzburg è una raccolta di testi, che sono stati dapprima pubblicati su riviste o giornali e poi sono stati riuniti in un testo unico. L’origine di questi testi risale agli anni tra il 1944 e il 1962, anno della prima edizione del libro.
Gli undici testi che compongono il volume sono stati suddivisi in due parti. I testi della prima parte hanno un carattere autobiografico, trovano la loro origine nella biografia della scrittrice; i testi della seconda, invece, hanno un carattere più saggistico.
Della prima parte fa parte “Ritratto di un amico”, pubblicato per la prima volta nel 1958 e dedicato all’amico Cesare Pavese, morto suicida nel 1950; in questo testo la Ginzburg rende omaggio all’amico, rileggendo, a otto anni dalla morte dello scrittore torinese, il suo pensiero ed il suo atteggiamento nei confronti della vita. Altro testo è “ Inverno in Abruzzo”, che risale al 1944 , un anno dopo la morte di suo marito Leone Ginzburg: in esso rievoca il confino a cui erano stati costretti per tre anni a Pizzoli, piccolo comune abruzzese, Leone, Natalia e i loro figli. Quella che, nel momento in cui la vive, sembra essere percepita come un’esperienza negativa, ora, con gli occhi di una donna che ha perso il marito, sembra acquisire un significato di vera felicità, che nel momento in cui scrive viene percepita come persa per sempre.
L’anno successivo, il 1945, pubblica “ Le scarpe rotte”, un breve testo in cui il fatto di indossare scarpe rotte, con cui camminava per le strade di Roma, rinunciando anche a farle riparare, perché altrimenti avrebbe dovuto rimanere a letto non potendo camminare, è antitetico all’immagine della sua famiglia di origine in cui tutti avevano “ scarpe solide e sane”(pg.11). Ciò spinge la Ginzburg a chiedersi se debba far indossare ai suoi figli le scarpe rotte, o delle scarpe solide, e la sua risposta, alla fine del testo, è per le scarpe solide, perché, per affrontare le avversità della vita, occorre avere indossato, da bambini, delle scarpe solide.
Altro testo, “ Lui e io”, un testo in cui confronta il suo modo di essere con quello del suo secondo marito, Gabriele Baldini, facendone un susseguirsi di contrapposizioni di gusti, di personalità; con lui deve trasferirsi a Londra, dopo che lui è stato chiamato a dirigere l’Istituto Italiano di Cultura di Londra. Qui Natalia scrive un “ Elogio e rimpianto dell’Inghilterra” e “ La Maison Volpé”, che sono stati inseriti nel testo.
Della seconda parte, composta da testi a carattere saggistico, fanno parte il saggio “ Il figlio dell’uomo”, pubblicato nel 1946 e incentrato sulla sopravvivenza di chi ha dovuto abbandonare la propria casa, e dovrà convivere in futuro con la paura di dover, all’improvviso, di notte, svegliare i propri figli e fuggire, ancora una volta.
In “ Il mio mestiere” risalente al 1949, analizza la evoluzione della propria creazione artistica; in “ I rapporti umani”, segue l’evoluzione dei rapporti umani di un individuo nel corso della vita.
Interessanti, anche, la parte extratestuale, con la prefazione di Adriano Sofri e l’introduzione e l’appendice a cura di Domenico Scarpa, in cui vengono fornite informazioni utili a chi desideri conoscere la vita e l’opera di Natalia Ginzburg.