Emily Dickinson (Amherst, Massachusetts, 1830 - 1886) è un caso quasi unico nella letteratura internazionale, perché fu poetessa vera, per esigenza personale, non condizionata alla pubblicazione della sua opera che in vita restò quasi del tutto inedita. La poetessa condusse un’esistenza quasi monastica, nel silenzio della sua camera, scrisse circa mille e ottocento poesie, ne uscirono su riviste una decina, alcune vennero spedite ad amici, la maggior parte furono raccolte in pacchetti, noti come fascicoli, che le hanno salvate dall’oblio dandole fama eterna dopo la morte. Le poesia (vogliamo chiamarle così?) raccolte in questo libro dalla veste grafica accattivante, in carta patinata, a colori, contenente la riproduzione delle buste e i manoscritti originali, fanno parte di un periodo successivo ai fascicoli. Nadia Fusini - traduttrice e curatrice dell’opera - spiega molto bene che il volumetto raccoglie fotografie e trascrizioni degli ultimi componimenti della Dickinson, tracciati a matita sugli involucri delle sue missive. Le buste diventano opere d’arte, con la calligrafia leggera ed elegante della poetessa, le sue cancellature, le brevi frasi vergate di getto come esigenza immediata di comunicazione. Resta il dubbio se le frasi scritte sulle buste siano poesia oppure no, ma è domanda retorica, sono comunque versi d’autore, fanno parte della poetica amorosa della Dickinson, rappresentano il suo ultimo rapporto con il mondo della letteratura. Brevità non è di per sé semplicità, neppure è sinonimo di cosa di poco conto. Tutt’altro. Frasi incise su briciole di carta, resti, avanzi, frantumi, frammenti, che giungono a noi come reperti fossili, scrive la Fusini. Intuizione editoriale magica quella di inserire in ultima pagina una busta rossa sulla quale il lettore può esercitarsi a realizzare componimenti brevi stile Dickinson.
Una sola nota / di un solo uccello / è meglio di / milioni di parole. / Un fodero / ha bisogno / di necessità contiene /una sola spada.
Misconosciuta la ferita / crebbe tanto / che ci sprofondò tutta la mia vita.
Nadia Fusini (Orbetello, 1946) è una scrittrice, critica letteraria e traduttrice dall’inglese. Ha tradotto, tra gli altri, Virginia Woolf, John Keats, Henry James, Katherine Mansfield, William Shakespeare.
Emily Dickinson nacque il 10 dicembre 1830 da una famiglia molto in vista di Amherst, nel Massachusetts, dove trascorse l’intera esistenza, confinandosi, negli ultimi anni, nella propria stanza, in un isolamento volontario, a un tempo eversivo e difensivo della sua ininterrotta sperimentazione poetica. Uniche uscite nel «mondo» un viaggio a Washington nel 1855 (quando con la sorella Lavinia si recò a far visita al padre Edward, deputato al Congresso), e brevi soggiorni a Filadelfia, a Boston e a Cambridge.I suoi studi non furono regolari: frequentò prima l’Accademia di Amherst e poi, nel 1847-48, il seminario femminile di Mount Holyoke (South Hadley).