TAPES
"I am someone easy to leave,
even easier to forget".
A voice, if inaccurate.
Again: "I’m the one they all run from",
diatribes of cladded sun,
someone help me find the pause button.
All these tapes in my head swirl around,
keeping my vibe down.
All these thoughts in my head aren’t my own
wreaking havoc.
"I’m too exhausted to be loved,
a volatile chemical,
best to quarantine and cut off".
All these tapes in my head swirl around,
keeping my vibe down.
All these thoughts in my head aren’t my own
wreaking havoc.
All these tapes in my head swirl around,
keeping my vibe down.
All these thoughts in my head aren’t my own
wreaking havoc.
"I’m but a thorn in your sweet side,
you are better off without me,
it’d be best to leave at once".
All these tapes in my head swirl around,
keeping my vibe down.
All these thoughts in my head aren’t my own
wreaking havoc.
NASTRI
Io sono un qualcuno facile da abbandonare
Anche più facile da dimenticare
Una voce, se imprecisa
E di nuovo, sono quella da cui tutti scappano via
Diatribe di un sole annuvolato
Qualcuno mi aiuti a trovare il pulsante di pausa
Tutti questi nastri nella mia testa turbinano vorticosamente
Soffocando la mia energia vitale
Tutti questi pensieri nella mia testa non sono il mio
Causare dolore
Io sono troppo spossante per essere amata
Un prodotto chimico volatile
Sarebbe meglio mettermi in quarantena e lasciarmi isolata in un angolo
Tutti questi nastri nella mia testa turbinano vorticosamente
Soffocando la mia energia vitale
Tutti questi pensieri nella mia testa non sono il mio
Causare dolore
Io non sono altro che una spina nel tuo dolce fianco
Staresti meglio senza di me,
Sarebbe meglio che ci separassimo immediatamente
Tutti questi nastri nella mia testa turbinano vorticosamente
Soffocando la mia energia vitale
Tutti questi pensieri nella mia testa non sono il mio
Causare dolore
Una melodia amara e dolorosa che rende esplicite le sue ossessioni auto-distruttive.
Riemergono le immagini mentali, i “nastri” di Alanis, una collezione impolverata di filmati di famiglia che riprendono una ragazzina anoressica e bulimica a fasi alterne e a volte contemporanee e oggi una donna che umanamente relega il suo equilibrio nell’equilibrio più grande del mondo e delle sue reti, personali e globali che siano.
Una vita può non bastare per dimenticare una vita passata, incorporate in un tutt’uno, in un unico termine, in un unico spazio, un unico nastro.
Potenzialmente tutto sembra avere lo status e l’autorità di ricondurci dall’altro lato dello specchio, dove non è cambiato niente… dove siamo ancora bambini alla ricerca delle attenzioni e delle cure di adulti che ci raccolgano ogni qualvolta ci sbucciamo le ginocchia e sloghiamo una caviglia.
Basta la rottura di una relazione amorosa per ri-destinarsi al lato clandestino delle nostre esistenze, fatto di indistruttibili manie di auto-devastazione ed è proprio allora che tornano ad azionarsi e a mettersi in un eterno e perpetuo “play” le condanne che gli altri ci hanno inflitto e che noi continuiamo ad auto-infliggerci come espiazione per non essere all’altezza dei requisiti indicati come necessari.
Ritorniamo ad essere i bambini “facili da dimenticare”, “voci imprecise”, esseri troppo “spossanti per essere amati”, inutili esseri viscidi da cui “tutti scappano via..”
Basta un no, per ritornare imprigionati nello specchio…
…e i nastri mentali ricominciano a mettersi in moto…