Inquadrare la storia del "Mondo" di Mario Pannunzio nel contesto storico fra il dopoguerra e la fine delle pubblicazioni, da più parti, viene considerato un fatto necessario sebbene non se ne siano mai spiegate le ragioni del suo ruolo nella società del tempo fino al '66.
Ci pare, invece, poter affermare con certezza, che Pannunzio volendo dare forte continuità al "Risorgimento Liberale", sia riuscito a fare emergere da un'oscuro scantinato, sepolto dal fascismo prima, dalla guerra, dalle violente battaglie politico elettorali svoltesi all'indomani della scelta della Repubblica poi, la necessità per la nuova l'Italia di intransigenza morale, di una cultura laica e soprattutto fuori da ogni becero provincialismo, con un linguaggio mai accademico, senza forzature linguistiche , ma chiaro, adeguato all' intellegibilità postulata dall'Italia ancora semianalfabeta. E, ci pare, non essere solo questo il fondamento della originalità e dell'attualità pannunziana quanto essere riuscito a coagulare "formazioni e generazioni di intellettuali di diversa estrazioni con un punto fondamentale in comune: l'antifascismo".
Senz'altro "Il Mondo" può essere annoverato come il più autorevole periodico culturale del secolo scorso. Un giornale che ha avuto "peso notevole" nella trasformazione della società italiana.
Sappiamo benissimo quale era l'obiettivo di Mario Pannunzio attraverso il Mondo: tracciare per la nuova Italia la strada della cultura laica, liberale con un soffio sostanzioso di libertarismo dovuto alla necessità di riconoscere al cittadino la sua dignità individuale nell'agorà della democrazia.
Un cammino difficile che non sortiva quasi mai nelle "adunanze" redazionali quanto piuttosto dalla lettura del "Mondo". E' stato, in conclusione, l'unico vero antagonista, una potenza, per così dire, contrapposta alla cultura della sinistra comunista .
"Fra queste opposte potenze , però, Il Mondo" – scrive Nello Ajello - riuscì a scavarsi un proprio sentiero realizzando il problematico connubio fra due maniere di intendere la società e due modi diversi di studiare la storia: quella di Croce e quello di Salvemini . E Bobbio sottolineava che esso interpretò gli umori di quei laici progressisti che rappresentavano " un blocco di ghiaccio ,compatto, preso fra due correnti di flutti..."
Obiettivo di fondo rimase sempre "la battaglia contro il comunismo in difesa della libertà dello spirito come era intesa dalla scuola crociana. Non fu mai dolce contro la Dc di cui, attraverso le inchieste del Salvemini condannò con forza il regime instaurato. Anche lo stesso Ernesto Rossi, percorrendone la scia, denunciò gli scandali dei Monopoli e del malgoverno. Questa lezione oggi, attualissima, fa testo. Ed è storia.
Insomma, la forza del "Mondo" consisteva nei numerosi convegni su cui inizialmente Pannunzio nutriva dubbi, ma, successivamente, dietro le insistenze di Eugenio Scalfari e dello stesso Ernesto Rossi, Pannunzio cedette.
Quei convegni, dettati dai fatti della quotidianità, portarono a successi di lunga gittata ( soprattutto se si pensa che negli anni Cinquanta erano protagoniste la polemica sulla libera concorrenza "strozzata" dalle grosse imprese conniventi i sindacati e la lotta contro i monopoli). L'influenza de "Il Mondo" si riversa in un tempo molto più lungo dell'arco di tempo che scorre tra il 1949 ed il 1966 anno della chiusura del settimanale.
Gli insegnamenti di Pannunzio e dei suoi collaboratori, avevano già dato una lezione profondamente seria e competente per consentire all'Italia di incamminarsi sul sentiero della libertà e della democrazia. Si discusse molto su temi caldi ed ancora oggi attualissimi quali - tra gli altri - l'energia elettrica, il Concordato, riforma della scuola, libertà di stampa, speculazione edilizia. Un mare agitato che ancora oggi lo fa da protagonista nella società disgregata dalla politica senza freni e lontana dai cittadini.
La scuola e la lezione del Mondo" non potevano essere ossidati dal tempo ma postulava continuità.
Continuità è ancora. Il prof. Pier Franco Quaglieni fu a fianco del "maestro", ne raccolse l'eredità e nel 1967, con certosina pazienza, ideali sinceri e sacrifici, raccolse attorno a sé un gruppo di giovani studiosi.
Nacque ufficialmente il Centro di cultura " Mario Pannunzio". Ebbe vita difficile soprattutto nell'area torinese ove l'attività culturale veniva anche boicottata con conati di emarginazione inqualificabile. La forza delle idee, della concretezza e dei valori laici-culturali pannunziani allignarono lentamente fino ad avere una vera esplosione grazie al lavoro e l'impegno costante, alle iniziative di successo, al disprezzo per qualunque tentativo di condizionamento politico in nome della libertà e dei suoi valori.
Quarant'anni di battaglie culturali laico-liberal-libertarie, per rinnovare, ancora una volta,una società declassata, hanno portato al Centro "Pannunzio" onori e fama per avere influito non poco sulla formazione dei giovani, sulla cultura dell'azione e sugli ideali mai teorici.
E' lo stesso prof. Pier Franco Quaglieni, fondatore-condottiero del Centro ed oggi Presidente, a darci un quadro esaustivo- pur nella sua "concinitas" – del ruolo che la cultura e l'opera di Pannunzio influiscono, ancora oggi, sulla società.
A)-Pannunzio ed "Il Mondo" , protagonisti della democrazia italiana, quale eredità hanno lasciato? Quali, oggi, i valori ancora attuali cui ispirarsi?
"Ci hanno lasciato una grande lezione di indipendenza ,di impegno civile e di rigore morale . Ed anche una lezione di eleganza e di stile che l'Italia di oggi non può neppure immaginare cosa sia stata. Un'eredità scomoda,difficile,di una minoranza che resta e vuole restare minoranza perchè sa che certe battaglie sono proprie di pochi. Pannunzio ed i suoi amici erano gente che si sacrificava, volendo restare minoranza per impedire alle maggioranze di lasciarsi tentare da derive maggioritarie ,come già intravedeva Tocqueville nell'8oo. La democrazia, senza il lievito del liberalismo, può facilmente divenire democrazia totalitaria, dittatura della maggioranza . Solo la democrazia liberale garantisce a tutti i cittadini i diritti insopprimibili ,vedendoli anche, mazzinianamente, come doveri. Il '68 ha distrutto i doveri, noi dobbiamo ricostruire il concetto di diritto-dovere. Non è mai esistito il liberalismo di massa, così come non si può divenire liberali all'improvviso, provenendo dal comunismo o dal cattolicesimo. Il liberalismo è scuola di tolleranza e di equilibrio, richiede buone e faticose letture, ma soprattutto richiede quella che un grande storico, Adolfo Omodeo, definiva la "pratica della libertà". Chi dice di essere liberale perché ha frequentato per qualche mese il Cepu della politica, non è in buona fede".
B)-Il Centro "Pannunzio" di Torino, che da 40 anni di "ragionare laico" conduce con fierezza battaglie di elevata civiltà, di impegno culturale e sociale di notevole interesse, superando difficoltà non di poco conto soprattutto "scontri" contro ogni tentativo di soffocante condizionamento per imbrigliarne la voce, come riesce a trovare la vivacità, la coerente continuità e riuscire ad essere propositivo soprattutto verso i giovani per i quali costituisce un esempio di lealtà nell' umana azione ?
"Noi abbiamo proposto in agendo un esempio ed indicato un percorso che è anche una scelta di vita. Senza mai fare i moralisti e senza mai volerci atteggiare a maestri. Se qualcuno vuole seguire il nostro esempio, ne saremo lieti. Ma non pretendiamo di convincere nessuno. Le scelte morali hanno significato solo se nascono dal profondo della nostra coscienza. Abbiamo provocato scontri, ma abbiamo anche sollecitato incontri perché non siamo persone faziose e non abbiamo un partito da difendere o da promuovere. Abbiamo anche commesso in quarant'anni tanti errori. Ma nell'insieme noi riteniamo le nostre scelte giuste: non per il consenso che oggi sembrano registrare, ma perché andavano fatte. A qualunque costo. Croce diceva che nell'Ottocento la parola liberale in Spagna aveva esattamente il senso opposto di "servile". Ecco, questo è , in sintesi , il Centro "Pannunzio".
C)-Quali riflessioni propone per dare lezioni di etica comportamentale politica a questa classe dirigente afona, ignorante ed opportunista e per far sì che gli italiani si riapproprino del diritto di cittadinanza e della democrazia?
"Noi, come ho detto, non vogliamo far lezione a nessuno, ma quello che è certo è che la classe dirigente che oggi abbiamo (in maggioranza e all'opposizione) è fatta in prevalenza da dilettanti, avventizi, ignorantelli, arroganti. Noi preferivamo la I^ Repubblica con tutti i suoi difetti , ma anche con uomini come De Gasperi, Einaudi, Croce,Sforza, Carandini, La Malfa, Saragat,Nenni, Almirante e persino Togliatti. Togliatti era meglio dei suoi attuali eredi che praticano un funesto cinismo togliattiano senza avere nè la cultura, nè l'esperienza di Togliatti. Non dimentichiamo che quegli uomini sono stati i protagonisti di una ricostruzione straordinaria dopo la sconfitta nella II^ guerra mondiale e la guerra civile che ha insanguinato il Nord Italia.
Non a caso, oggi, quegli uomini sono dimenticati. Provate a pensare agli omologhi odierni: c' è da rabbrividire."
Nel 40° dalla fondazione il Centro Pannunzio apre le pagine della riflessione sul passato nel presente e inizia un cammino – come progetto – per il futuro con uno sguardo soprattutto verso i giovani.
E' quanto aveva previsto il "maestro Mario": "il gruppo di amici e lettori non si sarebbe perso".
Così è stato perché – scriveva Ignazio Silone – il vero continuatore del "Mondo" è il Centro "Pannunzio".
Malagodi, con sdegno verso "i disobbedienti del Pli" abbe a dire che Mario Pannunzio ed il suo "Il Mondo", sarebbe rimasta una "voce nel vuoto". Il tempo ed i fatti lo hanno smentito.
Il Centro viene dal futuro con, alle spalle, un passato glorioso e la sua voce autenticamente laico-liberale, si rivolge ai nuovi giovani che numerosi si accostano alle lezioni pannunziane sulla insopprimibile funzione del pluralismo culturale. I suoi punti di forza.
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Mario Pannunzio (Lucca, 5 marzo 1910 - Roma, 1968) è stato un giornalista e politico italiano.
Figlio di un avvocato abruzzese trasferitosi a Roma, Pannunzio fin da ragazzo si interessò all'attività giornalistica e culturale, e fu uno dei frequentatori del caffè Aragno, presso il quale si raccoglievano gli intellettuali capitolini degli anni Trenta.
Nel 1932 fondò Oggi, "settimanale di lettere ed arti" (poi "rassegna mensile"), una piccola rivista culturale che dovette chiudere dopo solo qualche numero per motivi di opportunità politica, avendo assunto una linea editoriale sgradita al regime. L'anno seguente, oltre a laurearsi in giurisprudenza, fondò insieme ad Alberto Moravia la rivista La Corrente.
Negli anni successivi diversificò i suoi interessi, sperimentandosi nella sceneggiatura cinematografica e nella pittura, tornando al giornalismo intorno al 1937, chiamato da Leo Longanesi, insieme ad Arrigo Benedetti, alla redazione de L'Omnibus; per questa testata tenne una rubrica di critica cinematografica fino al 1939, quando le pubblicazioni furono interrotte dalla censura.
Con Benedetti cercò allora di ricostituire un riferimento editoriale per gli intellettuali dissidenti e, riprendendo il nome della sua prima testata, lo chiamò Oggi; stavolta però si trattava di un settimanale prodotto con l'ancora innovativa tecnica del rotocalco. Anche questa testata non ebbe vita lunga e nel 1941 fu chiusa, sempre per motivi politici.
Durante la seconda guerra mondiale, sotto la fondante ispirazione di Benedetto Croce, fu fra i fondatori del Partito Liberale Italiano, e delquotidinao politico Risorgimento liberale, che diresse sino al 1947 con un'interruzione di pochi mesi per carcerazione alla fine del 1943.
Nel 1948 passò a L'Europeo, diretto da Benedetti, e nel 1949, ancora una volta riesumando un nome editoriale del passato, fondò Il Mondo, settimanale d'opinione che avrebbe diretto sino alla chiusura (1966).
Dai convegni organizzati da Il Mondo nacque la scissione dal Partito Liberale che avrebbe condotto alla fondazione del nuovo Partito Radicale, cui nel 1955 Pannunzio prese parte insieme a, fra gli altri Eugenio Scalfari e Marco Pannella. Il Mondo avrebbe in seguito sostenuto le prime battaglie dei radicali.
Nel 1968 è stata fondata in suo onore, a Torino, l'associazione culturale Centro Pannunzio.
Filmografia (come sceneggiatore):
(1940) Capitan Fracassa regia di Duilio Coletti
(1945) L'abito nero da sposa, regia di Luigi Zampa