In questo articolo prenderemo in considerazione la filosofia della storia di Orosio discepolo di Agostino.
Il principio dell’azione della provvidenza è il tema e il fine apologetico sono gli stessi dell’opera di Agostino, particolarmente nel libro III dell’opera di Orosio intitolata Historiae adversus paganos libri septem. Benché l’opera di Orosio sia contemporanea a quella di Agostino, il suo atteggiamento difronte all’Impero Romano, è molto diverso, dal momento che Orosio si dichiara orgoglioso di essere un cittadino romano. Orosio, poi, ritiene che i barbari non siano in fondo così cattivi, dal momento che si sono civilizzati assai rapidamente offrendo anche i loro servizi come ausiliari dell’esercito romano. Dobbiamo mettere in evidenza che, per Orosio come per Agostino, tutta la storia è storia della salvezza proprio perché è la storia del genere umano che ha fatto cattivo uso della sua libertà contro il creatore.
Poiché l’uomo è macchiato dal peccato originale, la storia della sua redenzione deve fondarsi necessariamente sul castigo che viene visto come cosa giusta. La filosofia della storia di Orosio si basa sulla fede che un vero Dio, rivelatosi nella storia in unico evento in un tempo determinato, abbia ordinato il corso degli eventi all’unico scopo di ricondurre l’uomo al suo creatore. Orosio mette in evidenza come l’uomo, avendo fatto cattivo uso del dono divino della libertà, debba ringraziare l’Indulgenza del suo creatore che gli ha offerto l’occasione di pentirsi e redimersi. Considerata sotto la prospettiva del peccato originale, tutta la storia umana è essenzialmente irrilevante poiché qualsiasi cosa venga costruita dalle mani degli uomini nel corso del tempo decade e trova la sua fine.
Per Orosio, la miseria dell’uomo comincia col suo peccato e la sventura che affligge la razza umana si estende perciò in tutto il mondo. Orosio mette in evidenza che anche se le catastrofi del suo secolo sono state molto gravi, tuttavia esse non sono state più gravi e opprimenti di quelle del passato anche se gli uomini del passato non avevano il conforto di conoscere la vera religione ossia la religione cristiana. Orosio afferma che negli ultimi tempi, quando comparirà l’Anti Cristo e verrà pronunciato il Giudizio Finale, l’angoscia che dovranno sopportare gli uomini sarà più grande di quella di tutte le altre epoche storiche. In particolar modo Orosio afferma che i dolori del genere umano lungi dal negare la presenza di Dio, la rendono chiara nella maniera più assoluta.
Orosio vuole ribadire a chiare lettere che Dio governa gli avvenimenti della storia umana dal momento che egli è il Signore della creazione e Creatore dell’uomo. Pertanto, ogni potenza politica che governa le altre Nazioni deriva il suo potere in ultima analisi da Dio , dal momento che è meglio per gli uomini che un Unico Regno predomini nelle varie epoche storiche. Orosio prende in considerazione quattro regni che dominarono in tempi successivi nei quattro punti cardinali del mondo. I quattro regni in questione citati da Orosio sono l’impero Babilonese, quello Macedone, quello Africano e infine quello romano sostenendo che essi riuscirono a dominare gli altri regni perché questa era la volontà di Dio. Orosio afferma quindi che Dio ha diretto il corso degli eventi storici in modo tale da assicurare a questi quattro imperi il domino in tempi diversi ed in aree geografiche differenti. Orosio sottolinea il significato della coincidenza temporale del governo di Cesare Augusto e della nascita di Gesù Cristo elaborando ciò che poi sarebbe divenuto il monoteismo politico degli apologisti cristiani.
Orosio afferma che, quando l’Impero Romano ebbe esteso il suo dominio su tre continenti, Dio fece in modo di trasmettere tutto il potere ad un unico imperatore cosicché tutto il mondo conosciuto fu unificato dal diritto romano e dalla ”Pax Romana“. Orosio mette in evidenza che questa fu la condizione politica preliminare per l’illimitata diffusione del Vangelo ovvero, per Orosio, il regno di Augusto fu la preparazione per il futuro avvento di Gesù sulla terra preannunciato da molti segni e prodigi. Orosio cerca anche, in queato modo, di rispondere all’affermazione dei pagani del suo tempo che osservavano come il presente, ovvero l’epoca cristiana in cui il culto degli dei pagani era stato abbandonato, fosse afflitto da calamità prima mai sperimentate mentre Roma al tempo delle persecuzioni contro i cristiani, aveva raggiunto l’apogeo della sua potenza. Il filosofo cristiano risponde ai pagani dicendo che la tradizione storica dimostra come le devastazioni della guerra, gli incendi delle città e tutte le altre miserie e calamità che costituiscono la storia, vi sono sempre state anche al tempo del dominio del paganesimo.
Secondo Orosio bisogna superare la naturale tendenza degli esseri umani a considerare i mali presenti più gravi di quelli del passato cercando di attribuire alle catastrofi del passato la stessa importanza che attribuiamo a una calamità da noi vissuta nel presente. Il filosofo cristiano osserva, a sostegno della sua tesi, che per quanto le disgrazie attuali possono essere non più gravi di quelle del passato esse appaiono tuttavia agli uomini molto più sgradevoli di quelle sofferte dagli altri uomini nei tempi passati. Gli uomini tendono a mitizzare il passato che viene deformato nel ricordo al punto da ricordare solo i fatti gloriosi dimenticando (o sminuendo) il dolore causato da questi fatti.
Per dirla in altro modo, il nostro autore afferma a chiare lettere che quando i pagani dicevano che Roma provava il sapore della vittoria e continui trionfi, si deve far loro osservare che, se Roma vinceva, tutto il resto del mondo era vinto e in catene. Orosio, nella sua qualità di apologista cristiano insisteva sul relativo miglioramento della condizione degli uomini nell’epoca cristiana facendo riferimento al fatto che nuovo mondo poteva contare su qualcosa che il mondo pagano non aveva mai avuto ovvero la grazia di Cristo. Il filosofo cristiano cita alcuni esempi per dimostrare che il passato non era affatto migliore del presente. Molto conosciuto è l’esempio in cui viene chiamato in causa Alessandro Magno: Orosio mette in evidenza che molti esaltano in maniera esagerata le imprese di Alessandro Magno, il quale conquistò gran parte del mondo conosciuto allora guadagnandosi infinite lodi per il suo valore militare. Il filosofo cristiano fa però notare che è sbagliato lodare i tempi di Alessandro Magno dal momento che le conquiste del condottiero macedone causarono infinite rovine e molte calamità nel mondo allora conosciuto.
Orosio, oltre ad opporsi fermamente alla mitizzazione dei tempi passati, afferma che nulla è meno cristiano di attendersi la felicità terrena nel mondo materiale. Il filosofo è consapevole che la presenza del dolore rappresenta un elemento essenziale nell’economia del mondo cosicché il vero cristiano deve cercare consolazione non negli eventi storici ma nella fede incondizionata. Orosio legge gli eventi storici alla luce della storia della salvezza fino all'affermazione - che può sembrare paradossale ai nostri occhi - che perfino le terribili invasioni barbariche del suo tempo possono essere utili se consentono l’opportunità di rendere noto il Vangelo tra i pagani. Per un cristiano fortemente credente come Orosio, la storia profana è priva di un vero significato: essa è al massimo un riflesso frammentario della sua sostanza soprastorica ossia il divenire della storia della salvezza determinata da Dio che utilizza gli eventi storici per il suo progetto di salvezza dell’ Umanità.
Per Orosio, senza la fede non è possibile mettere in correlazione gli eventi della storia del mondo con gli eventi della storia della salvezza.
E' con questa ottica che Orosio traccia una storia del genere umano che va dalla creazione sino al tempo a lui contemporaneo. (periodo da lui calcolcato in 5.618 anni).
La sua filosofia della storia è, quindi, una teologia della storia attraverso la quale vuole rappresentare le passioni e le punizioni dell’uomo peccatore che si è attirato contro i giusti giudizi di Dio che non può fare a meno di punire i gravi peccati degli uomini anche se nella sua infinita misericordia non tralascia mai di ordinare il corso degli eventi storici a l’unico scopo di ricondurre l’ uomo al suo creatore. Orosio è consapevole che proprio a causa della miseria che affligge gli uomini deve necessariamente accadere che qualsiasi cosa venga costruita dalle mani degli esseri umani nel corso del tempo deve necessariamente decadere e trovare la sua fine.
G.P. in collaborazione con Prof. Ermelinda Calabria
Paolo Orosio (in latino: Paulus Orosius; Braga, 380 circa – 420 circa) è stato un presbitero, storico e apologeta romano. Discepolo e collaboratore di Agostino d'Ippona, su invito di questi redasse gli Historiarum adversus paganos libri septem ("Sette libri delle storie contro i pagani") che dovevano servire da complemento storiografico a La città di Dio (De civitate Dei) del suo maestro. (Fonte Wikipedia)