Uno degli errori più frequenti che si possono commettere parlando di vampiri e vampirismo è quello di credere che essi originino con il famoso romanzo di Bram Stoker, in realtà la mitologia, da quella greca a quella romana, ha sempre riservato uno spazio a tali fenomeni. Con il linguaggio di oggi giorno, potremmo definire il vampiro come colui che ritorna in vita dopo la morte come essere assetato di sangue, capace di assoggettarci e di piegare la nostra volontà alle sue intenzioni. Ma andiamo con ordine, seguiamo la cronologia della storia. Per i babilonesi, i vampiri erano gli Ekimmu, mentre nella tradizione ebraica abbiamo numerose fonti che li legano al culto della dea Lilith. Dal mito greco al folklore contadino medievale, il vampiro, assieme al licantropo, era una delle creature più temute della notte, in grado di rapire nel sonno e prosciugare il sangue della vittima. In tutte le tradizioni, esso, è identificato come un mutaforma, in grado di divenire pipistrello, proprio come chi è affetto da licantropia da uomo si trasforma in lupo[2]. Durante l’epoca greca e romana, molti testi ci parlano di Strigi o Strigoi. Nella tradizione romana le strigi, che oggi chiameremmo vampiri, si presentavano al capezzale dei morenti per succhiare il loro sangue. Pare, inoltre, che l’arrivo delle strigi fosse accompagnato da lamenti e da lacrime, suppliche mormorate a fior di labbra, con la speranza che il morente potesse dormire e non subire l’agonia e il dolore causato delle strigi. Il sangue qui è metafora dell’anima, del soffio vitale, esse venivano proprio a portar via quell’ultimo soffio di vita[3]. Nella tradizione greca uno strix (στρίγξ), si riferiva a entità notturne che bramavano sangue umani, con specifica predilizione per quello dei neonati. Dal punto di vista filologico, tale termine è legato al verbo rumeno a striga, che significa "urlare". Il romeno, essendo infatti una lingua neolatina, ha mantenuto il termine “strigoi” invariato. In tale caso con questo termine ci si riferisce a spiriti turbati che si dice siano risorti dalla tomba, tornati in vita dalla morte. A questi viene attribuita la capacità di trasformarsi in un animale, diventare invisibile e ottenere vitalità dal sangue delle loro vittime. La vita e la vitalità di tali creature notturne è sempre collegata al dissetarsi e nutrirsi del sangue di giovani vittime, con questo gesto si toglie vita alla vita per darla alla morte. Nella storia il primo vampiro di cui si ha testimonianza storica fu l’istriano Jure Grando Alilović (1579-1656). Nei documenti d’archivio fu indicato come strigoi, štrigon o štrigun. Si suppone che Grando abbia terrorizzato il suo ex villaggio sedici anni dopo la sua morte. Alla fine fu decapitato dal prete locale e dagli abitanti del villaggio. Scrisse di lui lo scienziato Johann Weikhard von Valvasor in La gloria del ducato di Carniola[4]. Jules Verne usò il termine "striature" nel capitolo II del suo romanzo Il castello dei Carpazi, pubblicato nel 1892, per indicare una donna-uccello che succhia il sangue dei bambini. Ancora le “strighe” sono menzionate da Dimitrie Cantemir, celebre statista moldavo, in Descriptio Moldaviae. Egli le menziona per dire che sono delle creature proprie della mitologia moldava e transilvana. Di nuovo in un articolo del 1865 dedicato al folklore della Transilvania, Wilhelm Schmidt descrive gli strigoi come creature notturne che predavano i bambini e li privavano del loro sangue. Dunque, possiamo definire il vampiro come il ladro di vite per eccellenza, o meglio ladro di vita, poiché egli per restare in vita e vivere per l’eternità è costretto a nutrirsi del sangue di giovani fanciulli e fanciulle. Il suo mito ha subito una turbolenta evoluzione nel corso della storia, all’inizio era un’entità quasi impalpabile, invisibile, che tutti temevano, ma che nessuno aveva mai visto, poi divenne palpabile, fisica e onnipresente, questo grazie anche alla letteratura e al grande Bram Stoker che ha reso tale creatura realmente immortale.
[1] Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo.
[2] M. D. Cammarota, I vampiri: arte, cinema, folklore, letteratura, teatro, storia & altro, Roma, Fanucci, 1984, p. 23.
[3] B. Perić, Vampir, translated into Slovene by Iztok Osojnik, Zbirka Beri globalno, Ljubljana (Tuma) 2007.
[4] B. Perić, Vampir, Biblioteka 21, Zagreb (Naklada Ljevak) 2006.