In Styria, pur senza essere in alcun modo ricchi, abitiamo in un castello, o schloss. Una piccola rendita, in quella parte del mondo, consente di fare grandi cose. Otto o novecento sterline all’anno permettono di fare meraviglie. In patria, probabilmente, non sarebbero state sufficienti neppure a farci considerare benestanti. Mio padre è inglese, ed io porto un nome inglese, sebbene non abbia mai visto l’Inghilterra. Ma qui, in questo posto solitario e primitivo, dove tutto è così meravigliosamente a buon mercato, non so veramente in quale modo altro denaro potrebbe materialmente garantirci ulteriori comodità, o lussi.
Mio padre era nell’esercito austriaco, dopo essersi ritirato, sommando il suo patrimonio personale alla pensione, comprò questa residenza feudale e la piccola proprietà sulla quale si trova, un vero affare.
Niente può essere più pittoresco e solitario. Il castello si leva su una leggera altura nel mezzo di una foresta. La strada, antica e stretta, passa davanti al ponte levatoio, che non ho mai visto alzato in tutta la mia vita, ed al fossato, sostenuto da una palizzata, solcato da moltitudini di cigni e sulla cui superficie galleggiano bianche flotte di ninfee.
(Carmilla 1871 – Joseph Sheridan Le Fanu. Incipit.)
Carmilla non è, in realtà, un testo molto letto, pur essendo molto citato. Qualche volta a sproposito. Si tratta di un racconto lungo appartenente al genere “gotico”, pubblicato in più parti tra il 1871 ed il 1872 sulla rivista The Dark Blue e appartenente (marginalmente) al ciclo del Dottor Hesselius. Il racconto, incentrato sulla figura di una giovane, Laura, perseguitata da una vampira chiamata, appunto Carmilla, precede di ventisei anni il “Dracula” di Stoker che ne fu fortemente influenzato.
Laura vive col padre, un vedovo inglese in pensione che ha servito presso il governo Austriaco, in un castello in Styria. All’età di sei anni ha una visione: una donna bellissima entra nella sua camera da letto e la morde sul petto. Non vi sono segni di morsi ed il tutto viene dimenticato, come un semplice incubo. Dodici anni dopo, Laura ed il padre attendono l’arrivo di un amico di famiglia, il generale Spielsdorf. Dovrebbe presentarsi con la nipote, coetanea di Laura, manda invece un messaggio nel quale annuncia che la nipote è morta in circostanze misteriose, circostanze a proposito delle quali desidera comunque discutere con l’amico a tempo debito. Nel frattempo, un’altra ospite arriva, inattesa, al castello. Una carrozza, infatti, rompe una ruota sulla strada vicino al maniero. Ne scendono due donne, una giovane e la madre. Il nome della ragazza è Carmilla. Lei e Laura si riconoscono immediatamente: Carmilla è la donna vista nel sogno. La madre, con una serie di complicate scuse, chiede di lasciare la figlia al castello, con l’impegno che non le venga fatta alcuna domanda relativa alla sua famiglia o alle sue origini. Tornerà a prenderla non appena le sarà possibile, il padre di Laura, contento di avere qualcuno che possa fa compagnia alla figlia, accetta, nonostante le insolite circostanze. Carmilla inizia ben presto a dare segni di stranezza, dorme quasi tutto il giorno, al passaggio di un funerale sembra terrorizzata dalla croce, fa strani discorsi e velate allusioni romantiche nei confronti di Laura…
E ci fermiamo qui, per non rovinare la sorpresa a chi deciderà di leggere il racconto.
Sottolineiamo, invece, le influenze sul lavoro di Stoker. Innanzitutto, l’ambientazione in Styria, oggi nella parte centrale dell’Austria, vicino alla città di Graz. Probabilmente suggerita a Le Fanu dalla lettura di testi quali: Dissertations sur les apparitions des anges, des demons et des esprits, et sur les revenants et vampires de Bohemie, Moravie et Silesie pubblicato da Dom Augustin Calmet nel 1746 e tradotto in inglese nel 1759, The book of Were-wolves del Reverendo Sabine Baring-Gould (1863) o Schloss Hainfeld, or a winter in Styria (1836) del Capitano Basil Hall, testi che figurano anche tra le fonti di Dracula. Del resto, prima di trasferire tutta la storia in Transilvania, anche Stoker aveva scelto la Styria come ambientazione (come risulta sia dalle annotazioni ritrovate sui suoi taccuini che dalla trama de L’ospite di Dracula, testo generalmente pubblicato come racconto a parte, in realtà primo capitolo del libro, rimosso dall’edizione finale, probabilmente su richiesta dell’editore).
La figura di Laura sembra direttamente ispirata alle descrizioni di Basil Hall, mentre Carmilla è forse debitrice anche dei resoconti sulla sanguinaria Elizabeth Bathory (1560-1614); la folle nobildonna ungherse accusata e condannata per aver ucciso decine di ragazze allo scopo di bagnarsi nel loro sangue e mantenersi così giovane.
L’elemento più originale di Carmilla (ed anche il più sorprendente, se si considera il contesto vittoriano in cui la storia è stata sviluppata) è il rapporto, carico di tensione sessuale (sottintesa, suggerita, insinuata – certo– ma assolutamente tangibile!) che si instaura tra lei e la ritrosa Laura.
E’ un tema ripreso in Dracula, chiaramente, ma ricondotto ad una più facilmente gestibile dinamica uomo-donna e sviluppato in un altro contesto storico.
[A volte, dopo un’ora di apatia, la mia strana e bella compagna prendeva la mia mano e la teneva con forza, ripetendo quel gesto ancora ed ancora; arrossendo dolcemente, fissando il mio viso con occhi languidi e brucianti, e respirando così velocemente che il suo abito si alzava ed abbassava al ritmo del suo respiro accelerato. Era come l’ardore di un amante; mi imbarazzava; era odioso eppure irresistibile; e con uno sguardo di sfida mi attirava a lei, e le sue labbra roventi mi coprivano le guance di baci; e sussurrava quasi singhiozzando: “Tu sei mia, tu sarai mia e tu ed io siamo una cosa sola per sempre.”] (Carmilla, Capitolo 4)
Tutte le vittime di Carmilla sono donne, ma solo con alcune sviluppa un legame sentimentale. Ha abitudini notturne (come Dracula e diversamente da Varney) ma non le è impossibile esporsi alla luce del giorno. E’ dotata di una bellezza ultraterrena e possiede (ancora, come Dracula) il potere di mutare forma ed attraversare pareti solide. Mentre Dracula può trasformarsi in un grosso cane, l’alter ego di Carmilla è un mostruoso gatto nero. Anche Carmilla dorme in un sarcofago.
Entrambe le storie sono scritte in prima persona, in quella di Stoker – di più ampio respiro - si consente al lettore di partecipare alla scoperta del mistero. La descrizione di Laura è singolarmente simile a quella di Lucy in Dracula, entrambe sono sonnambule, entrambe hanno grandi occhi, guance rosate, labbra carnose e figure snelle e languide. Il Dr.Abraham Van Helsing è l’equivalente del Barone Vordenburg di Le Fanu, entrambi rappresentano “l’aiutante” (ovvero il mago, il vecchio saggio della favolistica classica) la cui conoscenza del mistero e stabilità mentale consentono la risoluzione della storia.
Carmilla ha ispirato legioni di vampire più o meno lesbiche, più o meno irresistibili, in letteratura e nel cinema. La stessa Anna Rice, autrice della famosa serie The Vampire Chronicles (1976-2003) si è dichiarata debitrice dell’opera di Le Fanu.
Al cinema, ricordiamo: Vampyr (1932 Germania), diretto dal danese Carl Theodor Dreyer. In questo caso, tutti i riferimenti sessuali sono rimossi dalla sceneggiatura ma, nei crediti, viene citato espressamente In a Glass Darkly, la raccolta dei casi del dottor Hesselius di cui fa parte anche Carmilla.
La sessualità di Carmilla torna invece, prepotentemente in Et Mourir de Plaisir (1960 Francia/Italia) diretto da Roger Vadim, altri tempi, altri luoghi . La seducente vampira compare anche nel classico della Hammer La Cripta e l´Incubo (1964 Italia/Spagna) diretto da Thomas Miller e interpetato da Christopher Lee.
Un capitolo a parte, merita il personaggio, già citato, del Dottor Hesselius.
Hesselius, che in Carmilla non compare direttamente ma solo come narratore della vicenda, è un medico “metafisico” tedesco, inventato dalla fantasia di Le Fanu. Durante la sua carriera professionale è stato testimone di fatti ai limiti della ragione umana che ha cercato di affrontare con metodo scientifico, raccolto e catalogato, chiedendo che i suoi appunti venissero pubblicati solo molti anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1818. E’ anche autore di un non meglio definito pseudobiblia sulla medicina metafisica, dove mette in luce i legami tra la medicina e lo spiritismo.
Hesselius è il primo investigatore del fantastico e sta ai vari John Silence (di Algernoon Blackwood), Carnacki (di W.H.Hodgson) e all’antiquario (di M.R.James) come il Dupin di Poe sta a Sherlock Holmes; anche se, a differenza dei suoi eredi, non interviene mai direttamente negli eventi che racconta e commenta.
Compare in cinque racconti pubblicati tra il 1851 ed il 1872: Tè verde, The familiar (1847), Il giudice Harbottle, La stanza al Dragone Volante e Carmilla, poi raccolti nell’antologia In a Glass Darkly (1872), pubblicata per la prima volta integralmente in italiano nel 2011 da Miraviglia (Reggio Emilia) con il titolo (un po’ triste, ma capisco bene la difficoltà di tradurre l’intraducibile) di Un oscuro scrutare.