Terza antologia del grande scrittore argentino Fernando sorrentino, con la quale si conclude la pubblicazione italiana dei suoi racconti, sempre ironici, sorprendenti ed inconfondibili.
"(...)- Le piacciono gli animali da casa? - gli chiesi. - Perché non si compra uno pterodattilo?
- Uno pterodattilo? - chiese a sua volta il vicino stupido.
- Che cos’è uno pterodattilo?
Io avevo previsto che non avrebbe saputo che cosa fosse uno pterodattilo: i vicini stupidi non sanno nulla di veterinaria. Gli spiegai, usando le mie insigni capacità di sintesi, quali erano le caratteristiche di uno pterodattilo.
- Io ne ho uno - aggiunsi.
- Non me lo potrebbe fare vedere, colonnello?
I vicini scemi sono soliti chiedere cose impossibili.
- Purtroppo, no… - i colonnelli non possono dare il loro consenso così facilmente. - Lo farei molto volentieri proprio perché è Lei a chiedermelo. Ma se qualcuno lo guarda, lo pterodattilo muore di paura sul colpo. Questa è proprio una delle sue caratteristiche più importanti: è per questo che sono così cari. Bisogna tenerlo in una cassa scura, preferibilmente di ebano ed è necessario allungargli il cibo attraverso una fessura, senza guardarlo (...)"
(UN VICINO STUPIDO, Fernando Sorrentino)
Fernando Sorrentino è nato a Buenos Aires l’8 novembre del 1942 ed è professore di lingua e letteratura. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo le raccolte di racconti: Imperios y servidumbres (1972), El mejor de los mundos posibles (1976), En defensa propia (1982), El rigor de las desdichas (1994), Existe un hombre que tiene la costumbre de pegarme con un paraguas en la cabeza (2005); Sette conversazioni con Borges, Mondadori (1999); ed il romanzo Sanitarios centenarios (1979).
Dalla prefazione:
Prologo all’edizione italiana
a cura di Francesca Ambrogetti
Conosco, e ammiro, Fernando Sorrentino da molti anni. Ci unisce tra l’altro, l’affetto e la nostalgia per l’indimenticabile comune amico che ci ha fatto conoscere, una sconfinata ammirazione per Jorge Luis Borges e una profonda avversione per la carne di coniglio che in un’occasione abbiamo, nostro malgrado, dovuto mangiare. Ma questa è un’altra storia che potrebbe far parte di un prossimo libro dell’autore.
Con i suoi racconti mi succedono due cose: non riesco a lasciarli prima della fine e non riesco a non sorridere (e qualche volta a ridere) leggendo alcuni passaggi. Di certo non è poco in un periodo in cui i motivi per stare allegri non sono poi tanti.
Di questa raccolta vorrei sottolineare:
Lo stile. Realismo e fantasia si avvicendano e a volte convivono nei racconti di Sorrentino. Il grottesco si incrocia spesso con l’assurdo in un intreccio che consente però di riconoscere persone e situazioni che abbiamo incrociato e anche, a volte, aspetti più o meno nascosti della nostra personalità. Lo sguardo dell’autore punta sempre e comunque allo stesso obiettivo: approfondire e capire meglio la condizione umana.
Le storie. Ogni racconto è diverso ma alcuni sono lo specchio di altri un po’ come le immagini di un caleidoscopio. I leit motiv sono numerosi, tra i quali il confronto sociale, il desiderio di giustizia e rivincita, il mondo animale come, ma non sempre, metáfora di quello umano e altri che si riveleranno al lettore dopo aver finito l’ultima pagina.
I personaggi. Sono reali e credibili ma visti sotto una lente d’ingrandimento o riflessi dalla superficie irregolare di uno specchio. A questo proposito ho letto tempo fa, non ricordo bene dove, la seguente definizione (...) - (continua)
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