Genesi
di una ucronia
Un'intervista di Claudio Palmieri
Giampietro
Stocco, autore di Nero Italiano pubblicato dai Fratelli
Frilli Editori e recensito nel numero 8 della nostra
rivista, in occasione della prossima uscita del suo
secondo romanzo intitolato "La Dea del Caos"
ha rilasciato un'intervista a Progetto Babele. Ecco
la chiacchierata che, per via telematica, Giampietro
ha fatto con Claudio Palmieri.
Caro
Giampietro, la prima domanda in un'intervista è,
forse, la più difficile per l'intervistatore:
serve a rompere il ghiaccio e rappresenta il suo biglietto
da visita. Purtroppo anche sforzandomi di evitare domande
banali e clichè abusati, riesco a partire solamente
(e malamente) con una domanda scontata: chi è
Giampietro Stocco?
Sono
un giornalista RAI, sono in azienda dal 1991, in seguito
a un concorso pubblico per praticante. Lavoro nella
sede regionale per la Liguria a Genova ormai dal 1998.
In precedenza sono stato ad Ancona e al GR2. Ancora
prima, ormai nella notte dei tempi - parliamo del 1986
- mi sono laureato in Scienze Politiche con una tesi
di argomento storico che mi ha portato a una specializzazione
internazionale, in Danimarca, fino all'89. Lì
ho imparato la lingua e ho anche insegnato italiano
per mantenermi. E' un po' dalle esperienze accademiche
in Italia e fuori che nasce l'interesse per la storia.
Poi, con la passione per la fantascienza, è nata
quella per la storia alternativa. Sono stato un lettore
furioso di P.K.Dick, di Turtledove e mi piacque molto
Fatherland di Harris. Lessi poi con curiosità,
qualcuno forse se lo ricorda, "Il cavallo di Federico",
uno stranissimo romanzo tra il fantastico e l'allostorico,
di Giorgio Ruffolo. Forse la passione vera per la storia
controfattuale nacque proprio su quelle pagine.
Io,
assieme ai lettori più assidui di PB che avranno
anche avuto modo di leggere la recensione del tuo libro
sul numero 8 della nostra rivista, ti ho conosciuto
grazie al tuo primo romanzo Nero Italiano pubblicato
con i tipi della Fratelli Frilli Editori. Quel libro
è un noir ambientato nell'Italia negli anni '70,
ma non in quella in cui tu ed io abbiamo vissuto, bensì
in un'Italia "diversa". Ti andrebbe di parlarcene
brevemente?
Chiariamo
subito una cosa. Oggi si parla molto di "noir".
Nero Italiano è e rimane, fondamentalmente, un
thriller di storia alternativa. E' stato inserito in
un certo tipo di narrativa pur coprendone solo uno spicchio.
In realtà il noir dovrebbe essere un giallo con
venature sociali. Difficile fare la stessa operazione
se si parla di una linea temporale alternativa, appunto,
e qui ti rispondo, a quella che nasce se si ipotizza
Mussolini che dà retta ai timori di Ciano e nel
'40, a dispetto dei legami con la Germania, non entra
in guerra. E' un'Italia che, sia pure a caro prezzo,
si tira fuori da un conflitto devastante, e attribuisce
al suo Duce - fino al '40 il consenso era alto - tutti
i meriti della cosa. Quindi il fascismo va avanti, diciamo
che si incancrenisce in una sorta di regime para-franchista,
perché Mussolini, anima del fascismo, muore nel
'44. E, sempre nella stessa linea temporale alternativa,
gli succede proprio Ciano, che addormenta il regime
cercando di trovare il consenso nel guanto di velluto.
Rimane, ovviamente, il pugno di ferro, la Milizia, l'OVRA,
la repressione degli (scarsi) oppositori e, più
avanti, dei nascenti moti studenteschi. Sì, perché
l'Italia di Ciano è periferia d'Europa - sia
pure con l'intatto impero coloniale, peraltro squassato
da una guerra sanguinosa stile Vietnam - ma assorbe
abbastanza dall'estero per vivere un '68 di riflesso,
appunto negli anni'70. E qui si pone al fascismo la
fatale alternativa: riformare o reprimere?
Tra
i personaggi principali di Nero Italiano ci sono Marco
Diletti e Maria De Carli. Il primo, un giornalista televisivo
come te, è il personaggio che guida la narrazione,
l'altra, un politico senza scrupoli di ideologia nazista,
è il personaggio che spinge gli eventi e la storia
d'Italia verso la svolta. Ti confesso che dei due mi
ha intrigato di più la De Carli e questo anche
perché mi ha fatto sorgere alcune domande: come
mai hai scelto una donna per questo ruolo di personaggio
negativo a tutto tondo? E ancora: in un regime fascista
una personalità femminile sarebbe realmente potuta
arrivare a quel livello nella scala gerarchica?
Andiamo
per ordine. Maria De Carli è donna, diciamo così,
solo per caso. Mi intrigava un personaggio così,
crudele a tutto tondo e assolutamente concentrato sull'obiettivo.
Ho immaginato una studentessa di incerte origini - in
Dea del Caos scopriremo alla fine chi è - che
cominci a frequentare i seminari di Julius Evola, che
cominci ad affascinare i suoi insegnanti per l'intelligenza
e l'aggressività, e alla fine ne esca perché
troppo estremista anche per loro. E' vero, De Carli
è una nazista, e certo è che è
dura immaginarla ai vertici di un regime maschilista
come il fascismo. A meno che, nella linea temporale
alternativa, il Duce non sia un Ciano rinunciatario,
abituato alle donne forti - sua moglie Edda Mussolini,
la suocera donna Rachele - uso insomma a dire di sì
a chi incarna una sorta di matriarcato. Appunto, come
Maria De Carli, che sfrutta la debolezza di Ciano e
la crisi del regime per scalare i gradini del potere.
Fino all'ultimo.
Di
questo tuo primo romanzo ho apprezzato particolarmente
la costruzione dell'intreccio, basata su una storia
d'Italia alternativa creata, però, con legami
a fatti realmente accaduti e personaggi realmente esistiti.
Sto pensando, ad esempio, alla presenza di Galeazzo
Ciano, duce succeduto a Benito Mussolini, al riferimento
agli avvenimenti ed alle atmosfere degli anni di piombo
ed alle influenze politiche di presenze internazionali
ingombranti come quella della Russia brezneviana. Da
quanto si trova in Nero Italiano traspare una tua passione
per la storia moderna. Mi sono sbagliato?
No,
hai ragione. Parlavamo proprio prima dei miei studi
storici. La storia moderna mi affascina molto. E averla
studiata dal punto di vista politico mi ha certamente
aiutato. In più ci sono le contraddizioni del
fascismo, che nasce come movimento trasversale, che
ospita anche afflati che chiameremmo oggi di sinistra.
Poi, con la deriva nazionalistica, le ambizioni di Mussolini,
il progetto autoritario di Vittorio Emanuele III - mi
riferisco alla Marcia su Roma - cambia ovviamente tutto.
Il fascismo diventa un regime autoritario e poi ancora,
con l'assassinio di Matteotti, un regime totalitario.
Sebbene qualcuno obietti, e non da oggi, che non si
trattasse di un totalitarismo alla nazista. Beh, se
il risultato non è stato raggiunto, credo si
debba alla struttura del fascismo e alla natura italiana.
Solo a quello, però, perché oltre alla
repressione politica e allo squadrismo dobbiamo aggiungere
le leggi razziali. Insomma, niente può sgravare
il fascismo dalle sue responsabilità storiche.
Tuttavia, qualche distinguo col nazismo, specie nella
prima fase, si può e si deve fare. Altrimenti
non si capiscono molti legami col comunismo e la comune
radice socialista.
C'è
una frase che dice uno dei personaggi di Nero Italiano
che mi ha colpito: "Raccontare ciò che accade
concorre a determinare ciò che sarà."
Credi che il mezzo giornalistico sia ancora oggi così
potente da poter determinare, nel bene e nel male, il
corso della storia?
Sempre
di più. Pensa a come vengono presentate le notizie
di cronaca. Pensa all'allarme sociale o, alternativamente,
alla sordina sociale che un certo modo di trattare una
notizia può significare. Non solo nella cronaca,
che certo è il genere giornalistico che più
intriga la gente comune. Pensa anche all'economia. Al
costume. Perché in Italia ci sarebbe uno scontro
così duro sulla concentrazione dei media, se
non fosse chiaro che controllarli significa controllare
le coscienze di chi legge i giornali e guarda la televisione?
Di me e di te, di tutti, insomma. Il mezzo è
sempre più il contenuto.
Ezra
Pound diceva che: "la letteratura da' notizie che
rimangono attuali". Tu sei un autore di romanzi,
ma sei anche giornalista, quindi in qualche modo, sei
un cronista due volte. Come concili le tue due attività
di scrittura?
A
caro prezzo. Non sempre ho il tempo che mi sarebbe necessario
per scrivere. Tuttavia spesso, quello che scrivo per
lavoro, è uno spunto per quello che scrivo per
passione. I ritratti della vita redazionale, ad esempio.
Ma anche quello che accade in giro. La realtà
è un serbatoio inesauribile per chi scrive un
romanzo.
Ogni
scrittore è prima di tutto un lettore e la mia
curiosità mi impone di porti una delle domande
canoniche da fare ad un autore: qualcosa ci hai gia'
anticipato, ma vorrei chiederti quali letture sono state
alla base della tua formazione?
Dicevamo
prima di Dick, Turtledove, Ruffolo e Harris. Ma in alcune
descrizioni mi ritrovo anche a "pescare" in
romanzi di fantascienza: il ciclo dei Vor della McMaster
Bujold, ad esempio, per certi ritratti di gerarchia
sociale. Ma anche qualche classico del passato. Ho amato
alla follia i francesi, da Hugo a Zola a Maupassant,
e anche Tolstoj. Certamente sono tutti fuori della mia
portata. Ma da lì ho preso il gusto dell'affresco
storico.
A
proposito di letture, torniamo per un attimo al tuo
primo romanzo; Nero Italiano è un romanzo di
fantapolitica che, anche ad un mediocre lettore di fantascienza
come me, fa venire in mente un riferimento ben preciso:
"La svastica sul sole" di P.K. Dick. In quel
libro si parla di un futuro alternativo per il pianeta
terra a seguito di un diverso epilogo del secondo conflitto
mondiale. Tu lo hai letto da appassionato di storia
o da appassionato di fantascienza?
L'ho
letto in entrambe le vesti, e a me sembra piuttosto
un romanzo misto di storia alternativa e satira sociale.
Un genere un po' "cross-over", come credo
Dick amasse fare. Ma in realtà, dalla fantapolitica
italiana a racconti più antichi, la storia alternativa
esisteva già come genere e credo che anche Dick
si sia ispirato a dei canoni già esistenti nella
letteratura angloamericana.
Potresti
essere più esplicito: a quali opere stai pensando?
Beh,
tanto per fare un nome, un certo Benjamin Disraeli,
che fu politico britannico di spicco, scrisse a sua
volta, ed eravam o nell'Ottocento, di storia alternativa:
"Of a History of Events Which Have Not Happened",
e lo stesso storico Trevelyan si baloccò con
l'ipotesi di un Napoleone vittorioso a Waterloo. E che
dire di G.K.Chesterton che negli anni '30 del '900 si
chiede "If Fon John of Austria had Married Mary
Queen of Scots". L'Italia non è da meno.
Nel 1813 Lorenzo Pignotti aveva scritto la sua Storia
della Toscana sino al Principato, ipotizzando Lorenzo
de'Medici vivo e vegeto dopo il 1492 e in grado di scrivere
una storia d'Europa tutta nuova. Chi vuole può
consultare la sterminata bibliografia messa a disposizione
sul web da Uchronia (http://www.uchronia.net/bib.cgi/oldest.html):
The Alternate History List e capire da dove parte l'esperienza
di Dick e di tanti altri.
Per
una rivista come PB tu rappresenti un autore emblematico.
Mi spiego meglio: sei arrivato relativamente tardi al
primo romanzo pubblicato su carta, sei stato uno scrittore
nella rete e il tuo nome si trova tra quelli degli autori
che scrivono in alcuni noti siti per e-writers. Ancora
adesso non hai abbandonato questo status "virtuale"
visto che i tuoi testi, tra gli altri anche i primi
capitoli della Dea del Caos, tuo secondo romanzo di
cui parleremo tra poco, continuano a comparire sulla
rete, sia sul tuo sito www.giampietrostocco.it che altrove.
Insomma, Giampietro, tu sei la prova provata che il
passaggio dimensionale da virtuale a reale, da entità
letteraria evanescente a vero scrittore, non è
pura fantascienza ma può davvero accadere. Potresti
raccontarci com'è stata la tua avventura da esordiente
scrittore?
Dipende
da quello che vuoi sapere Scherzo, ovviamente!
Non è semplice scrivere su carta. Chiunque può
mettersi su un sito e divulgare ai quattro venti la
propria vocazione letteraria, presunta o reale che dir
si voglia. Io ho avuto molta fortuna. Oggi pare che
non si possa fare un passo senza un agente, e io ho
trovato un editore per conto mio. Poi, per carità,
Marco Frilli ha avuto il merito di credere nel progetto
Nero Italiano e di dargli una veste, quella di noir,
che sebbene io non condivida, probabilmente è
stata il passaporto necessario per fare vendere il libro.
La storia alternativa non è popolarissima come
genere in Italia. E il giallo buca obiettivamente di
più. Di qui la soluzione scelta da Frilli, peraltro
da me avallata. Il bello comincia, come dice una canzone,
con il secondo lavoro. Dea del Caos è un romanzo
dovuto a tutti quelli che hanno gradito Nero Italiano.
E' un sequel, ma può essere letto come uno stand-alone.
Ho poi dell'altro, nel mio cassetto virtuale, e spero
di riuscire a interessare i lettori come è stato
per la mia prima esperienza.
A
proposito di esordienti, il panorama letterario italiano
negli ultimi anni ci ha proposto una serie di opere
di scrittori che hanno raggiunto un successo "tardivo"
e di autori che hanno esordito dopo aver superato i
quaranta (penso ad Avoledo, Faletti, Culicchia, Nove
per citare alcuni tra i casi più noti). Riflettevo
su questo guardando una vecchia copia del secondo romanzo
di Raymond Radiguet, "Il ballo del conte d'Orgel"
pubblicato da Mondadori; questo autore del primo novecento,
è morto a soli vent'anni eppure ci ha lasciato
due capolavori (l'altro suo romanzo è "Il
diavolo in corpo" ndr.). Mi sono allora chiesto
se arrivare alla scrittura in età matura sia
oggi divenuta, per varie ragioni, una "nuova"
tendenza nel nostro panorama letterario. Tu, che sei
un esempio calzante della mia teoria, cosa ne pensi?
Mah,
dipende da cosa si consideri per età matura.
Ci sono scrittori che da giovani hanno prodotto cose
mirabili, altri che, come quelli che tu citi e come
me, si sono affacciati tardi alla propria passione.
Credo che dipenda dalle scelte di vita. Ci sono ancora
oggi scrittori a tutto tondo che scelgono di fare la
fame pur di seguire il proprio fuoco, e altri che pensano
alla famiglia e magari fanno un altro lavoro, come nel
mio caso. Non so se si possa parlare di tendenza. Credo
che il mercato gradisca l'autore "della porta accanto".
Uno come me, o come Avoledo, ad esempio, che fa tutt'altro
nella vita, può divertire o appassionare con
la propria narrazione e dare l'idea che anche il lettore
possa, un giorno, partorire una storia che un editore
potrebbe pubblicare. E tu sai quanti potenziali scrittori
ci sono in Italia: milioni. Io ti dico per certo che
gli armadi delle case editrici pullulano di dattiloscritti
da esaminare. Insomma, in Italia non si leggerà
come in Francia, ma si scrive da matti. Quindi l'autore
"stagionato" è la dimostrazione che
tutti possono pubblicare. Ma è una mia teoria
Tra
le novità della tua attività di scrittore
ci sono la conferma di un esordio fortunato per Nero
Italiano, visto che Il Secolo XIX uscirà in Aprile
con in allegato una ristampa di questo tuo primo romanzo,
e la prossima uscita del tuo secondo lavoro: "La
Dea del caos" sempre per i tipi della Fratelli
Frilli Editori. Da quanto ho potuto leggere sulla rete,
accanto a Marco Diletti ne "La dea del caos"
ci sono altri personaggi di Nero Italiano che, sorprendendo
il lettore, fanno ritorno. Ti va di anticiparci qualcosa?
L'amo
l'ho lanciato più in su in questa intervista:
scopriremo qualcosa di clamoroso nel passato di Maria
De Carli
Dea
del Caos, come è stato per Nero Italiano, verrà
pubblicato dai Fratelli Frilli Editori una piccola casa
editrice ligure che pubblica anche molti testi politicamente
impegnati. La storia della letteratura ci insegna che
il rapporto tra scrittore ed editore e' un meccanismo
complicato e delicato, il quale può funzionare
meravigliosamente esaltando i talenti o incepparsi e
portare a incrinature insanabili. Puoi raccontarci la
tua esperienza?
Anche
qui, dipende da quello che vuoi sapere Continuo
a scherzare, sia ben chiaro. Beh, il rapporto fra Marco
Frilli e me è ottimo, anche se non sono mancati
gli scambi di opinione anche molto franchi. Marco ha
un fiuto pazzesco per la narrativa, e sa cogliere il
momento giusto per un tema da saggistica. Io sono uno
fedele al mio genere e piuttosto conservatore. La miscela
produce effetti piuttosto interessanti, e i romanzi
ne escono secondo me arricchiti. Ma al lettore l'ultima
parola
A
questo punto mi rimane da chiederti qualcosa sui tuoi
programmi futuri. Ora che "Dea del caos" ha
trovato un editore tu su cosa stai lavorando?
Su
due progetti, anche questi di storia alternativa. Il
primo si intitola Pacem Servabo e ipotizza un presente
che deriva da una linea temporale differente in cui
Napoleone, nel 1796, è rimasto ucciso nella Campagna
d'Italia. Risultato, rivoluzione francese sconfitta,
e dunque L'altro, Nuovo Mondo, ipotizza il viaggio
di Colombo verso le Americhe portare a una scoperta
drammatica e a un corso differente per gli eventi futuri.
Chi vuole, può già leggere qualcosa sul
web.
Possiamo
allora affermare che, anche per i tuoi progetti futuri,
rimarrai fedele al genere legato alla "storia alternativa"
o come tu stesso ci hai detto all'"Uchronia"?
È
comunque il genere che mi stimola di più. Ma
ultimamente ho fatto una scorribanda nel genere del
fantastico schietto. Il risultato è stato un
racconto breve, Anubis (www.giampietrostocco.it/anubis.html),
che è interessato al Foglio Letterario di Gordiano
Lupi.
Allora
vado a leggere Anubis, e in attesa di scoprire le nuove
vicende di Marco Diletti ne "La dea del Caos",
ti lascio con un augurio di "in bocca al lupo"
per questo tuo nuovo lavoro e, a nome della Redazione
di Progetto Babele, ti ringrazio per averci concesso
questa intervista.
Crepi
il lupo, e alla prossima!
Per
gentile concessione di Giampietro Stocco
A cura di Claudio Palmieri
Giampietro Stocco è nato a Roma il 13 agosto
1961. Si è laureato in Scienze Politiche, indirizzo
politico-internazionale. Dal 1987 al 1989 ha vissuto
in Danimarca, dove ha svolto studi storici presso
varie università e ha insegnato lingua e cultura
italiana presso alcuni istituti d'istruzione pubblici
e privati. Nello stesso periodo ha pubblicato articoli
e saggi storico-politici su varie riviste specializzate
danesi e italiane. Dal 1991 è giornalista R.A.I..
Ha lavorato nella sede regionale per le Marche di
Ancona, al GR2 e dal 1998 è alla sede regionale
per la Liguria di Genova. "Dea del Caos"
è il suo secondo romanzo. Nel 2003 ha pubblicato
il primo "Nero
Italiano", edito dai Fratelli Frilli Editori
di Genova.
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