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Signore e signori, preparatevi a un viaggio fantastico e per lunghi tratti persino fantasmagorico! Un viaggio poetico se si vuole, ma di quella poesia che solo un Salgàri è capace di evocare e infondere. Non c’è neppure bisogno che vi muniate di carte nautiche: di quelle è già fornito il comandante, nonché unico membro d’equipaggio, del Chaetodon Vagabundus. Il solitario giramondo è il protagonista di questo romanzo. No, non è del tutto esatto: vero protagonista è il mare; insieme a un’Africa dal carattere onirico, quell’Africa così ricca di angoli paradisiaci che purtroppo alla maggioranza di noi sono per lo più sconosciuti, a dispetto della vicinanza con il nostro continente.
Allora: fermiamoci un momentino a recuperare il respiro e rimettiamoci in sintonia con il ritmo narrativo di Sciortino, rapido e confortevole come quasi l’intera navigazione (che dura poco più di duecento, meravigliose pagine).
Bisogna superare indenni la lettura del Capitolo I, assuefarsi dapprima ai vari e (parlo in nome di tutti i nomadi metropolitani!) certamente difficili termini marinareschi per iniziare l‘avventura vera e propria. Il Capitolo I simboleggia uno scoglio che si erge lì, proprio davanti alla prua, come un ostacolo che (lo si intuisce già fin dai primi capoversi) non tutti riusciranno ad aggirare. Eh, già: bisogna essere degli esperti navigatori... un po‘ come nella vita... per avere l’onore di accompagnare Sciortino fin sulle coste arabe e poi ancora più a fondo, nella terra che è la culla dei sogni più reconditi e inconfessati dell’umanità. Superato suddetto scoglio, si può procedere a gonfie vele. Tenetevi saldi: insieme attraverseremo il Mar Rosso, il Golfo Persico, l’Oceano Indiano e il Pacifico.
Nel Lungo viaggio, oltre a Salgàri (si può benissimo immaginare che cosa avrebbe potuto produrre l’Emilio nazionale se fosse vissuto ai nostri giorni!) si riscontrano reminiscenze omeriche (ma l’Ulisse di Sciortino non ha attinenze con quello di Joyce, per fortuna: certo, anche lui è un uomo in qualche modo sradicato, se si eccettua forse l‘evidente italianità, ma, essendo al servizio della “Ditta“, può spaziare al di fuori della scialba cornice di una città), una buona porzione di Ariosto, logicamente Le mille e una notte e, dal punto di vista linguistico (il gergo! insieme ad alcuni arcaicismi), qualcosina dell’Umberto Eco de L’isola del giorno prima e del Baudolino.
A questo punto, resta soltanto da augurare: buon viaggio!
L‘AUTORE
Francesco Sciortino è nato a Palermo. Laureato in legge a Napoli, disertò l’attività legale tradizionale nella sua famiglia per intraprendere carriera diplomatica. Ciò gli ha permesso di fare il giramondo: Africa, Medio Oriente, Asia... In seguito ha ricoperto la carica di Console Generale d‘Italia a San Francisco, U.S.A.
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