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La Biblioteca dei sogni
di Giuliano Giachino ( 2014) |
Copertina di Valeria Francese (per gent.concessione), elab.grafica Marco R. Capelli
pg. 222 - A5 (13,5X21) BROSSURATO Prezzo copia stampata: 8.31 euro
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Dallo Scudo di Anghor alla musica dei Pao, l'antologia definitiva di uno dei rappresentanti più originali dalla fantascienza italiana.
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Giuliano Giachino è nato a Torino nel 1943 e si è laureato in Medicina nel 1968, specializzandosi in nefrologia. Appassionato di letteratura del fantastico sin dal 1958, ha iniziato a scrivere nel 1975 con una produzione rappresentata da racconti, articoli, conferenze, saggi e recensioni, apparsa su fanzines, riviste, quotidiani, antologie e su internet. Iscritto alla World Science Fiction Italia, per quasi trent’anni(1976-2004) è stato uno dei più assidui frequentatori delle convention annuali.
Dalla prefazione:
Prefazione
A cura di Marco R. Capelli
Ora, se mi chiedessero così, senza preavviso: “Chi è Giuliano Giachino?”, la prima risposta che mi verrebbe in mente sarebbe: un gentiluomo. Un gentiluomo della scrittura (e non solo), un gentiluomo di altri tempi; di quelli che – in gioventù, prima di ritirarsi in una loro personale Isla Escondida – sono stati un po' pirati e, come tali, conoscono bene i rovesci della fortuna. E li sopportano con pazienza, senza perdere dignità, senza scomporsi più di tanto. Senza interrogarsi troppo sul “perché”.
La scrittura di Giachino è appunto questo: la scrittura di un gentiluomo. Colta, raffinata, meticolosa senza perdere freschezza, malinconica senza autocommiserazione e sempre coerente con se stessa. Anche laddove le trame (di assoluta originalità) ci portano nel regno della fantascienza più classica – e penso a racconti come Lo Scudo di Anghor, grandioso affresco di esogeologia degno di un Asimov al meglio della forma – o in quello sfumato e nebbioso delle leggende popolari di cui Giachino è appassionato cultore (un titolo: Enrosadira).
In realtà, è molto difficile classificare questa antologia, sorta di compendio che raccoglie diverse decadi di attività. Così come è difficile – e forse non necessario - classificare Giuliano Giachino come scrittore.
Certo, predilige il racconto, ma lo utilizza come una leva per aprire porte su mondi che si scorgono – oltre la soglia - vasti ed articolati, vivi e brulicanti come un dipinto fiammingo, inquietanti e colmi di riferimenti e citazioni che a loro volta rimandano ad altre suggestioni.
Eppure, tutto questo non appesantisce la narrazione, che resta vivace ed appassionante, sia perché l'elemento fantastico si mantiene preponderante e tradisce un piacere profondo per l'affabulazione e l'invenzione, sia perché citazioni e riferimenti non costituiscono una struttura superimposta, posticcia, ma sono espressione di conoscenze acquisite, lungament
(...) - (continua)
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