LE
INTERVISTE DI PROGETTO BABELE
Un'intervista di Sabina Marchesi con Cinzia Tani
E'
con grande piacere che presentiamo ai nostri lettori
Cinzia Tani, giornalista, scrittrice e docente di "Storia
Sociale del Delitto". Una specializzazione inquietante
ed affascinante quanto i libri che scrive...
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Giornalista, direttore responsabile di riviste, scrittrice,
autrice e conduttrice di programmi radiofonici e televisivi,
in quale veste si sente di più sé stessa? Cerco
di non tradirmi mai, qualsiasi cosa faccia. Sono cresciuta
con la passione per la parola scritta. Accanita lettrice
tutta la vita e scrittrice in erba a otto anni con una
commedia teatrale per parenti e amici ("Ladri,
polizia e principesse"). Pensavo di mantenermi
con il lavoro di giornalista e poter così scrivere
i miei libri. Ho cominciato a collaborare alla Rai chiamata
dal Prof. Walter Pedullà che allora era consigliere
di amministrazione della Rai e anche professore di Letteratura
Italiana Moderna e Contemporanea, materia nella quale
mi sono laureata con una tesi su Pavese traduttore di
scrittori americani. Sono stata autrice di programmi
culturali e poi Giovanni Minoli mi ha voluta a condurre
lo spazio esterno di Mixer Cultura. Cercava una scrittrice
che avesse dimestichezza con il mezzo televisivo. Si
trattava di una trasmissione sui libri e accettai volentieri.
Da allora ho sempre fatto programmi culturali, anche
se di nicchia. Per questo non sento di aver tradito
la mia vocazione letteraria, che rimane la mia vera
e grande passione.
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Dal suo esordio ad oggi la cronaca nera sembra rappresentare
per lei un soggetto decisamente preferenziale, i motivi
di questa scelta? Non
ho mai avuto una vera passione per la cronaca nera fino
a quando non ho avuto l'idea di scrivere Assassine.
Il mio desiderio era quello di trattare un tema quasi
mai affrontato in Italia: il racconto degli omicidi
commessi dalle donne. La maggior parte degli studiosi
del fenomeno e dei criminologi erano uomini ed è
sempre stato difficile per loro ammettere l'esistenza
del crimine femminile. L'omicidio femminile veniva considerato
un'aberrazione, qualcosa di cui non parlare, da trascurare.
La donna era colei che dava la vita non l'essere che
la toglieva. O almeno così doveva essere considerata.
Per questo ho cominciato a interessarmi all'omicidio
femminile, come fenomeno marginale ma importantissimo
nell'ambito del delitto. Ho fatto ricerche, acquistato
libri, trovato atti di processi, scelto le storie. Ho
iniziato un percorso. Da allora sono diventata un'esperta,
una storica del delitto. Ho continuato a raccogliere
materiale e a scrivere libri su altri fenomeni legati
al delitto, le coppie, i serial killer, gli omicidi
passionali. Oggi la cronaca nera mi interessa davvero,
perché la capisco, perché ho gli strumenti
per leggerla.
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A mezza strada tra la ricostruzione storica, il genere
noir e il reportage giornalistico i suoi ultimi libri
hanno decisamente incontrato il favore del pubblico,
come se lo spiega? Proprio
per questo. Perché non sono soltanto storie raccapriccianti.
Sono storie vere, raccontate con uno stile tra il giornalismo
e la narrativa. Ma anche perché quello che mi
interessa approfondire è il percorso dell'assassino.
La sua infanzia, la famiglia, gli incontri, l'amore.
I meccanismi che scatenano la furia omicida. Le reazioni
psicologiche. Permetto ai miei lettori di entrare nella
mente dell'omicida e credo che questo abbia un fascino
misterioso.
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Altri prima di lei hanno tentato la strada della cronaca,
e della ricostruzione di eventi storici e non, socialmente
legati al quotidiano, da Corrado Augias con la sua serie
I Segreti di Londra, Parigi e New York, e Dacia Maraini,
con il suo Isolina, romanzo ispirato a un fatto di cronaca
realmente accaduto. Ci sono ovviamente differenze tra
il suo modo di approcciare queste realtà e le
esperienze di altri scrittori, quali sono? Proprio
la chiave psicologica che a me interessa. Spiegare come
una persona "normale" possa arrivare a compiere
un atto estremo come l'omicidio. Non uso uno stile ironico
o grottesco come spesso capita ai narratori italiani
di fatti di cronaca nera. Ho letto tanti libri su questi
argomenti, francesi, americani, inglesi, spagnoli, italiani.
Ebbene,
gli italiani hanno un gusto dissacratorio nel raccontare
eventi così terribili. Forse è la voglia
di sdrammatizzare, di prendere le distanze. A me non
piace questo sistema e non lo uso. Io voglio entrare
nella drammaticità di esistenze perdute, voglio
capire e aiutare i lettori a capire.
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Nel suo ultimo libro si parla di omicidi per amore,
lei crede davvero che si possa amare così tanto
da uccidere, a volte, sé stessi o l'amato bene? Si
tratta di delitti diversi, psicologicamente più
drammatici perché chi uccide ama la sua vittima,
la ama anche mentre la uccide. Anche se spesso viene
ucciso l'oggetto del bisogno e non dell'amore. E se
di amore si tratta è un amore malsano, estremo,
egoistico fatto di possesso e gelosia ossessiva, fino
alla follia. E' la rabbia dopo un tradimento, la depressione
dopo un abbandono che spingono ad uccidere. Un amore
crudele è un amore malato, estremo, esasperato.
Uccidono persone spinte da sentimenti incontrollabili.
Domina non l'amore per l'altro ma il bisogno dell'altro,
il desiderio di possesso totale, di controllo. La drammaticità
di questi omicidi sta nel fatto che chi li compie oltre
all'orrore di aver ucciso ha il terribile rimpianto
della persona che ha ucciso ecco perché la maggior
parte di questi omicidi si conclude con il suicidio
dell'assassino.(...)
Cinzia
Tani, per gentile concessione
Intervista a cura di Sabina Marchesi Sabina@caltanet.it
Cinzia Tani nasce come giornalista profondamente
convinta che si possa parlare di argomenti "seri"
con una certa vivacità, senza mai annoiare
il lettore. Si può considerare praticamente
una studiosa dei fatti di cronaca e delle conseguenze
che questi hanno sulla nosta società al pari
di
scienzati, psicologi, criminologi e studiosi del comportamento
umano, al punto da essere titolare di un corso universitario
sulla "Storia sociale del delitto".
Giornalista e scrittrice, autrice e conduttrice di
programmi televisivi e radiofonici, pubblica nel 1987
il suo primo romanzo "Sognando California",
che vince il Premio Scanno, e il saggio-satira "Premiopoli".
Nel 1991 è la volta del romanzo "I mesi
blu", che vince il Premio Orient Express e il
Premio Presidenza del Consiglio.
Tra il 1991 e il 1995, firma come autrice e conduttrice
numerosi programmi tv e pubblica alcuni racconti e
il saggio "Fantastica Mente: paure e manie degli
italiani", nonchè "Dalla Russia alla
Russia", una biografia della principessa Irene
Galitzine. Collaboratrice di numerose riviste femminili,
direttore responsabile di Elite e Firma, dal 1998
ad oggi, ha pubblicato: con Mondadori, Assassine (Quattro
secoli di delitti al femminile), Coppie assassine
(Uccidere in due per odio o per amore, per denaro
o perversione) e Nero di Londra (Venti storie di sangue,
amore e mistero), e, insieme con Luigi De Maio, "Come
vivere FantasticaMente
con cento paure" e a seguire sempre con Luigi
De Maio "Amori al bivio".Nel 2002 ha debuttato
come autrice di fumetti per Lancio Story riducendo
in sceneggiatura storie tratte dai suoi "Assassine",
"Coppie Assassine" e "Nero di Londra"
nella serie "True crime Stories".
Cinzia Tani insegna scrittura creativa in corsi privati
e tiene regolarmente il suo corso di "Storia
sociale del delitto" presso la facoltà
di Sociologia all'Università la Sapienza di
Roma. A settembre 2004 è apparso sugli scaffali
delle librerie "Amori crudeli" (Mondadori),
a fine 2005 è uscito "L'insonne".
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