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UNA
INTERVISTA DI SALVO ZAPPULLA
Intervista
a: TEA RANNO
Cenere di Tea Ranno libro
dell'anno italiano
La
scrittrice Tea Ranno, siciliana che vive a Roma,
laureata in giurisprudenza, si aggiudica il
premio Mangialibri 2007. Questo singolare premio
organizzato da una delle più anticonformiste
riviste italiane sul web, dedicato al mondo
dei libri e dei fumetti, avviene su Second Life,
il sito internet popolato da quasi dieci milioni
di persone. David Frati, direttore di Mangialibri,
ritiene che il premio sia diventato qualcosa
di totalmente nuovo rispetto agli altri premi
letterari perché ha spirito popolare
e vuole coinvolgere i milioni di lettori che
frequentano internet. Cenere, edito
da E/O, è un romanzo di grande spessore,
ambientato nel Seicento, nel periodo della Santa
Inquisizione, già arrivato finalista
al premio Italo Calvino 2005 e al premio Giuseppe
Berto 2006, colpisce per la grande capacita
dell'autrice di scavare nell'animo dei suoi
personaggi, la minuziosità nel rilevarne
le sfumature del carattere, il contrasto tra
padroni e servi della gleba, e anche per il
linguaggio potente, perfettamente in sintonia
con l'epoca in cui è ambientato. Tea
Ranno ha dalla sua la forza prorompente della
scrittura, che non è preziosità
estetica o barocchismo fine a se stesso ma elaborazione,
identità stilistica, virtuosismo, il
linguaggio proprio degli scrittori di razza.
Personaggi, storia e ambientazione si armonizzano
come note di un'orchestra il cui ritmo incalzante
coinvolge il lettore e lo rende partecipe delle
vicende drammaticamente umane contenute nel
romanzo.
Ho incontrato Tea a Siracusa, in occasione della
conferenza organizzata dalla Emanuele
Romeo Editore dedicata alla scrittura
al femminile: Scrivere donna, dove
era ospite d'onore insieme a Silvana La Spina
e a Giovanna Giordano. Quale occasione migliore
per scambiare quattro chiacchiere.
Tea, pare che Cenere sia destinato
a non passare mai inosservato dalle giurie che
lo visionano, prima finalista al Calvino, poi
al Giuseppe Berto e ora vincitore del Mangialibri.
Gran bella soddisfazione, no? Sì, bellissima. La cosa che mi fa
più piacere è che a sceglierlo
e a votarlo sono sempre i lettori, dai quali,
peraltro, continuo a ricevere grandi apprezzamenti.
Che Mangialibri labbia considerato miglior
libro dellanno non mi sembra cosa
da poco.
So che è di prossima uscita, sempre
con le edizioni E/O, il nuovo romanzo in cui
il protagonista è un giudice che torna
in Sicilia dopo essere stato lontano per anni.
Come mai hai deciso di passare dal romanzo storico
a uno contemporaneo, forse di argomento più
attuale? Intanto perché quella che uscirà
a settembre è una storia nata prima di
Cenere, scritta sullonda di una fortissima
emozione e impregnata di nostalgia. In realtà
non ho deciso di passare dal romanzo storico
a quello contemporaneo perché mi sono
sempre occupata di attualità: la narrazione
atipica, rispetto alle mie tematiche, è
proprio Cenere, romanzo nato senza alcuna predeterminazione
dopo aver letto La strega e il capitano
di Sciascia. Era lontanissima da me, infatti,
lidea di raccontare una vicenda ambientata
nel Seicento che avesse a protagonisti inquisitori,
presunte streghe e oscurantismo.
Questa nuova è una storia sulla Sicilia,
sulle scelte che si fanno da ragazzi e che spesso
si rivelano sbagliate, tali da scatenare il
rimpianto quando si vorrebbe che la bobina del
tempo si riavvolgesse e si tornasse a quegli
anni, quel tempo in cui tutto era straordinariamente
leggero, facile da vivere. E anche, in
trasparenza, il racconto di anni difficili,
il periodo nero del piombo e delle stragi, giorni
che portano con sé il disincanto, la
pesantezza di scelte che riguardano la democrazia
e un certo modo di fare politica.
Cos'è per te la scrittura? E raccontare. E un canto di
sirena. E ipnotizzare e lasciarsi ipnotizzare
dal ritmo, dallarmonia, dal suono delle
parole che acquistano corpo e sostanza e intramano
sulla pagina vicende minime o straordinarie,
tali, comunque, da non lasciare indifferenti,
da operare in chi legge una trasformazione.
Ma scrivere è soprattutto impegno, lavoro
di lima e di cesello, è ricchezza di
vocabolario, sfida a inchiodare il senso di
ciò che si vuole dire con lunica
parola che sia in grado di farlo.
Ormai vivi a Roma da parecchi anni, che rapporti
hai mantenuto con la Sicilia? Di grande nostalgia. Appena posso vengo
giù. Lesserne lontana, però,
mi permette di acquisire quella giusta distanza
per guardarla con obiettività: rendermi
conto dei pregi, non nasconderne i difetti.
Cosa può fare un'intellettuale per
risvegliare le coscienze dei siciliani? Le coste
delle tue zone (Melilli e Priolo) sono tra le
più degradate e ci mancava poco che trivellassero
il Val di Noto, patrimonio dell'umanità,
alla ricerca del petrolio. Bisogna parlare, raccontare, ipotizzare
i possibili disastri. Solo se si mettono gli
altri in condizione di sapere, è possibile
un cambiamento. Uno scrittore, però,
è spesso come Cassandra: riesce a vedere
tra le maglie del futuro e a inorridirne, ma
quando cerca di rendere gli altri partecipi
delle sue visioni ecco che non viene creduto,
anzi, è tacciato di eccesso di
fantasia, di tendenza alla drammatizzazione,
e le sue parole che comunque inquietano
vengono relegate nelle zone atrofiche
della coscienza, anche di quella collettiva.
Per gentile concessione di
Salvo Zappulla e Tea Ranno
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