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Fuggire
calarmi profondo schiavo
nell’autismo del cervello
da assaporare mio malgrado
osservando da lontano
dalla mia convalescenza
semplice e banale
Urgenza di emozioni
-di pensieri-
sempre inondate dal sole
cancellate dal mio ricordo
identico al mio narrare
nero e bianco
digradante in angoscia
tra la sera e la notte.
Nel mio spazio
-nel mio ruolo di cera-
come statua di pietra morta
mi accorgo improvviso
del putrefarsi delle mie mani
di tutti i miei atti
tra le oscure vie
della mia monotona pittura
del mio spazio infelice
senza sfondo
e sopraffatto dalla vita.
©
Heiko H. Caimi
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