Il quartiere Zawiszòw è un labirinto di palazzoni spogli, uguali, segnati da lunghi e anonimi passaggi di tempo. Dai cortili di terra battuta una manciata di strade vanno a morire poco più in là su cumuli di sabbia e rovi. Al pianterreno di uno dei palazzi un'edicola, una bottega di alimentari, un pub e un drugstore aperto fino a tardi. E' l'ultimo avamposto della città. Un mondo a parte, un dormitorio senza veglia, autosufficiente e disconnesso da ogni cosa.
Stanno allargando la strada principale perchè presto dovranno passarci molti camion. Camion che vengono da lontano.
A Zawiszòw abitano uomini che non hanno visto la capitale e non sono mai stati al mare, uomini che avevano poco e che ora non hanno quasi nulla, non più contadini e non ancora operai, e le loro donne, sedute sulle panchine mentre i figli giocano tra le erbacce e le altalene, affacciate dove prima c'erano i campi e dove ora le ruspe stanno spianando il terreno per le fabbriche. Qualcuno sta venendo a portare lavoro perchè qui c'è abbondanza di manodopera da comprare con niente.
Tomasz è seduto su un muretto, in fondo ad un piazzale incendiato di sole. Non ha ancora vent'anni. Il mese scorso ha finito la scuola e ha superato l'esame con il minimo dei voti. E' intelligente ma non si applica, dicono. Aspetta gli amici e intanto guarda le ruspe andare avanti e indietro come giganti di pianura e sollevare onde di polvere all'orizzonte. Pensa che sarebbe bello pilotarne una. Tomasz aspetta, nell'arsura dell'ultima estate.
da "Decadence Lounge. Viaggio nei nonluoghi del nostro tempo" (Zona, 2010)
https://www.editricezona.it/decadence.htm