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L’Egmont è un dramma storico costruito con dovizia di particolari. L’ ambientazione nei Paesi Bassi è ben disegnata e ricostruita. Goethe, con maestria di fine ed arguto letterato, offre al lettore sì lo spaccato di un popolo oppresso, ma ben impressionato dalle conquiste imperialistiche di Carlo V. Un nuovo padrone alquanto ingombrante , sia a causa del suo carisma , sia per la sua innegabile intelligenza politica, con la quale ha mantenuto le autonomie mercantili e ha consentito che l'amministrazione fosse affidata alla nobiltà locale. Con Filippo II però gli equilibri cambiano sostanzialmente. Egli preferisce rinchiudersi nei suoi palazzi di Madrid e dirigere il suo vasto impero delegando compiti delicati a suoi ministri e funzionari di assoluta fiducia e Il duca d'Alba all’interno dell’economia di questo dramma ne è il più palese esempio. Nel frattempo è anche peggiorata la situazione finanziaria della Spagna e dei possedimenti a lei satelliti. Per questa ragione il successore di Carlo V si vede inevitabilmente costretto a tassare le attività mercantili dei Paesi Bassi, mortificando in questo modo la vitalità di un intero popolo. E’ rivolta! L'eco del malumore giunge nelle piazze, che Goethe anima opportunamente di personaggi che potremmo col senno di poi tranquillamente definire piccolo e medio borghesi. Tutti questi attori rappresentano le diverse matrici che compongono il tessuto sociale dei Paesi Bassi: dalla matrice economica, che rivendica l'autonomia amministrativa a quella religiosa, che vuole recuperare una propria indipendenza dalla Chiesa di Roma, rea di nascondere al suo interno una spiacevole corruzione...per poi giungere alla matrice politica, che grida a gran voce la sua insofferenza nei confronti del dispotismo imperiale. La cornice storica di questo dramma è dunque ricostruita fedelmente da Goethe, ma ciò nonostante nell’intreccio vi sono alcune lacune da evidenziare. La nostra analisi può partire tranquillamente da Egmont,il protagonista. Secondo la versione di Goethe, questo eroe romantico apprende da Orange la notizia dell’imminente arrivo del duca d'Alba, designato dalle alte sfere a sostituire la Reggente, giudicata troppo permissiva. In verità nella versione ufficiale Egmont è stato inviato dalla nobiltà fiamminga presso Filippo II per ottenere ampia garanzia di un governo più liberale, ma la risposta del sovrano è stata di totale chiusura con la conseguenza della nomina dello stesso duca d’Alba. L'Egmont di Goethe, inoltre, attribuisce interamente la colpa della durissima repressione solo al duca, il quale sarebbe andato ben oltre alle direttive generali dettate da Filippo II. Tutto ciò lo avrebbe fatto solamente per eccesso di solerzia e soprattutto per questione di prestigio personale. La storia dice , invece, che il duca d'Alba, di certo ambizioso e zelante, obbedisce solamente ad ordini precisi di Filippo II. Nel dramma compare la figura di Chiaretta. E’ personaggio di candida freschezza e audacia, maturato nella fantasia dell'autore, dopo la triste rottura con l’amata Lili Schonemann. Per Chiaretta nesuno ha tentato di fatto di liberare Egmont e l’ esecuzione dell’uomo è maturata repentinamente senza il rispetto di alcun meccanismo di autodifesa,la tragedia si è consumata nell’arco di una sola notte di carcere. Mai i fatti dicono altro... non ci sono stati eventuali e comprovate azioni di interessamento da parte della Reggente; al contrario documenti attestano il disperato tentativo della moglie di Egmont , Sabina di Baviera, di prodigarsi per la salvezza del marito. Lunga è stata infatti la sua attività in favore di Egmont, ha lottato per un anno ,tanto è durata la prigionia dell’amato consorte. Invano si è prostrata al cospetto di quasi tutti principi germanici, ha perfino giocato la carta dell’imperatore Massimiliano II. Come si può dunque spiegare tutte queste lacune storiche? Non si può pensare che una personalità del calibro di Goethe non abbia potuto accedere alla documentazione originale di tale vicenda, o peggio ancora che abbia giocato di superficialità e pressapochismo. E’ legittimo dunque pensare che un autore- letterato è chiamato nel dramma storico non a riscrivere eventi mediante verità comprovata; ma egli ha l’obbligo morale di riportare alla superficie quello che la storia non si sofferma a raccontare: i moti dell'animo, i sentimenti,le paure e le certezze dei protagonisti della vicenda.
A cura di Marcello Caccialanza
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