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Una Luna tonda, pallida, splendeva intensamente, rischiarando un cielo blu scuro, senza stelle e rifrangendosi in infiniti spicchi luminosi sulle onde leggermente increspate del mare che, roboante, si infrangeva sulla spiaggia. Era estate e sulla battigia due ragazze camminavano fianco a fianco, tenendosi per mano, accarezzate da una leggera brezza che le portava l’odore salmastro delle alghe trasportate sul bagnasciuga dai marosi. Erano appena uscite dallo stabilimento balneare “Il Castello” e andavano incontro al bosco di pini marittimi che circondava il complesso. Si chiamavano Tiziana ed Ilenia e si conoscevano già da qualche mese, dalle vacanze passate assieme ad Hurghada, la cittadina turistica adagiata sulle rive del Mar Rosso. Le due ragazze erano diverse fra loro come il Sole dalla Luna, il giorno dalla notte. Tiziana era un tipo esuberante, nel carattere come nel fisico: alta, lunghi capelli castani scuri appena mossi, aveva grandi occhi marroni e profondi; la tipica bellezza mediterranea dalle forme generose ma toniche. Ilenia, a parte la statura, era tutto l’opposto. Figlia della Luna, aveva capelli di media lunghezza ricci e biondi, occhi azzurri, una carnagione chiara e forme longilinee; sembrava venisse dalle steppe dell’est Europa. Assieme ad un gruppo di amici di Ilenia, tre ragazzi ed una ragazza, avevano trascorso la serata nella discoteca all’aperto dello stabilimento balneare divertendosi moltissimo. “Ti piace il posto? – le aveva chiesto Tiziana, che sapeva sempre tutto su feste e luoghi dove spassarsela. “Sì, tanto. Ha un non so che di magico che mi conquista – aveva risposto Ilenia, guardandosi attorno. “E a voi? – aveva domandato ai ragazzi, che senza esitazione avevano confermato l’impressione della loro amica. “Il Castello” era uno stabilimento balneare alla moda che assomigliava ad un maniero rinascimentale. L’edifico principale aveva finestre a forma di bifore, due torri alte e slanciate, mura merlate ed un portone d’ingresso con ponte levatoio, ma ovviamente le analogie erano puramente esteriori. Una volta entrati, i visitatori si trovavano di fronte a saloni arredati in modo elegante, in stile minimal ed ad un servizio ai tavoli del ristorante e al bancone del bar veloce e di classe. La cucina, squisitamente marinara, aveva conquistato il favore di numerosi critici gastronomici, anche se la comitiva aveva preferito contenersi: le ragazze avevano giusto spiluccato qualcosa, per non ingrassare, ed i ragazzi avevano fatto altrettanto, solo un paio di drink, per non far dimagrire il portafoglio. Ai piedi del maniero c’erano tre piscine, di cui una riservata ai clienti vip, cintate da due file di cabine in muratura, alcune dei veri e propri appartamenti; oltre la piscina privé si apriva la spiaggia attrezzata con lounge bar, dove prestanti bagnini, bagnine e personale dai modi gentili e solerti erano lì pronti ed esaudire le richieste dei clienti paganti. Tiziana e Ilenia avevano lasciato gli amici per fare una passeggiata al chiaro di luna e trovare nel bosco un po’ d’intimità. “Dopo tanta confusione un po’ di pace non guasta - aveva sentenziato Tiziana rivolta all’amica, che aveva annuito. “Bella festa – aveva aggiunto Ilenia – ma ora avverto il desiderio di stare un attimo in disparte.” Ora i corpi delle due ragazze quasi si toccavano e non appena s’inoltrarono nel bosco, scomparendo alla vista di potenziali quanto inopportuni osservatori, si abbracciarono e avvinte continuarono a camminare fino a raggiungere un grande pino. Ilenia si appoggiò con le spalle all’albero ed invitò Tiziana ad abbracciarla ancora. Ora erano viso contro viso, labbra contro labbra. Si accarezzarono e si baciarono più volte, poi Tiziana scoprì il collo di Ilenia, che presa dall’eccitazione del momento la lasciò fare e lei ne approfittò per affondare i suoi canini nella carne dell’amica, della vittima. Ilenia tentò una reazione, tentò di divincolarsi ma le era impossibile, pressata da Tiziana che la teneva ferma e schiacciata contro l’albero. Urlò ma la sua voce uscì flebile e poco dopo le forze l’abbandonarono. Scivolò a terra appena trattenuta dall’assalitrice, che pareva decisa a prosciugarla fino all’ultima goccia ma accadde qualcosa che Tiziana non aveva previsto. Arrivarono gli amici di Ilenia. “Bastarda maledetta – le inveì contro il ragazzo con la barba ed il pizzetto. - Questa volta non ci sfuggi.” “Se solo ti avessimo riconosciuta prima...” – aggiunse la ragazza, con una smorfia amara. Tiziana rise in modo lugubre e volgare, mettendo in mostra i suoi canini e la bocca sporca di sangue, sangue che colava sul mento, le inzuppava la maglietta. “E’ troppo tardi! E se non ve ne andate farete la stessa fine” – li avvertì. “Non credo proprio” – rispose il ragazzo con i capelli lunghi – “Noi siamo della Lega Vampirica! Guarda...” Tirarono fuori dei crocifissi d’oro e Tiziana, spaventata, tentò di scappare, ma i tre la circondarono, tagliandole qualsiasi via di fuga. Poi i ragazzi la immobilizzarono utilizzando delle corde di rami di biancospino e lei, tremante, non riuscì ad opporsi. Infine, apparvero un paletto di frassino ed un martello. A quella visione ebbe un sussulto, ma nessuno dei presenti si impietosì. “E’ giunta l’ora” – affermò solenne la ragazza – “che tu dorma per sempre.” Il martello si alzò, brillava sotto la luce della Luna e poi scese con forza sul paletto, che entrò nel petto di Tiziana, più e più volte fino a conficcarsi nel suo cuore immobile. Nel frattempo uno dei ragazzi si era avvicinato all’amica con l’intenzione di soccorrerla. “Ilenia, Ilenia mi senti? Come stai?”
* * *
Ilenia respirava seppure debolmente. “Ilenia, Ilenia riesci ad alzarti?” E lei riaprì gli occhi. Era seduta all’aperto su una poltrona collocata in un angolo buio della terrazza panoramica. Davanti a lei c’erano tutti, Tiziana ed i suoi tre amici. “Stai bene Ilenia? - le chiese la ragazza. Lei sorrise debolmente. “Non sapete come sono contenta di vedervi. Ho fatto un incubo, un sogno terribile.” “Che cosa hai sognato?” La ragazza scosse la testa. “Lasciamo perdere...” – rispose. “Raccontami cosa hai sognato. Sono un po' strega ed un po' psicologa, lo sai.”. Ilenia la guardò negli occhi e un sorriso le comparve negli angoli delle labbra sottili e smorte. “Va bene. Noi due sole, però. Vieni, facciamo due passi.” La Luna splendeva intensamente, rischiarando un cielo blu scuro, senza stelle, rifrangendosi in infiniti spicchi luminosi sulle onde leggermente increspate del mare, che roboante si infrangeva sulla spiaggia. Era estate e sulla battigia le due ragazze camminavano fianco a fianco, tenendosi per mano, accarezzate da una leggera brezza che le portava l’odore salmastro delle alghe trasportate sul bagnasciuga dai marosi. Ilenia sembrava ancora sconvolta e di tanto in tanto appoggiava la testa sulle spalle dell’amica, che era ben felice di sostenerla, di averla così vicina. “Allora non mi dici nulla?” - le domandò Tiziana “Prima arriviamo nel bosco, laggiù ti racconterò ogni cosa.” “Va bene. Potrai appoggiare la tua testa sul mio petto e confessarmi ogni cosa.” - sussurrò l'amica. “Lo spero proprio...” – rispose e con la lingua accarezzò i canini, per avere conferma, se mai ci fosse stato bisogno, che fossero lunghi e aguzzi quanto bastava.
©
Andrea Coco
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