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L'arte ne La Tempesta di Shakespeare e in Prospero's Books di Greenaway
di Francesca Laragione
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L'arte ne La Tempesta di Shakespeare e in Prospero's Books di Greenaway

Il seguente articolo tratta dell'arte in The Tempest di W. Shakespeare e in Prospero's Books di P. Greenaway, in cui occupa un ruolo centrale. Ho notato che le accezioni del termine "arte", così come lo definisce  Oxford English Dictionary sono presenti nel film e nel testo shakespeariano. Infatti, in Prospero's Books risulta la presenza di: teatro, musica, danza, masque, disegno, pittura, architetture, scultura, magia, scienza, cinema e collezione di libri. In Prospero's Books e in The Tempest Ariel rappresenta la metafora della musica, ma è anche la personificazione dell'arte e dell'immaginazione[1], aiutante di Prospero, magia teatrale e cinematografica. Inoltre, Ariel, in quanto spirito d'aria, corrisponde alla definizione di teatro presente in Midsummer Night's Dream: "airy nothing" (Midsummer Night's Dream V, 1, 16). Ho cercato di rispondere alla domanda che cos'è l'arte, attraverso il saggio di Jacobson[2]. Sono giunta a ritenere che sia letteratura, poesia, musica, disegno, insomma, ogni abilità umana caratterizzata da genio e creatività, capace si suscitare dei sentimenti. Poi ho cercato di capire cos'è l'arte per Greenaway, arrivando a definirla come uno specchio che riflette il passato e la tradizione.

In The Tempest (1611) di W. Shakespeare e nella sua riscrittura e lettura postmoderna, Prospero's Books (1991) di Greenaway, l'arte occupa un posto cardinale. L'Oxford English Dictionary definisce l'arte[3] come abilità, lavoro umano in contrapposizione alla natura, artificio, una delle materie del trivium; scienza; apprendimento; abilità nella poesia, musica, danza, teatro, oratoria e composizione letteraria. Infatti, nel film di Greenaway l'arte è presente sotto tutti questi aspetti: c'è il teatro, la pantomima, la musica di Nyman, i balletti di Caliban e degli abitanti dell'isola, la creazione di un'opera durante il film.

La danza è il mezzo espressivo di Caliban; come afferma H. Cickering[4] e C. Corti[5], essa è il simbolo della perfezione e dell'armonia cosmica, in quanto nel periodo elisabettiano aveva una valenza politica, perché si credeva nell'analogia tra l'armonia delle sfere e quella terrestre. La danza, centrale nel testo shakespeariano, ritorna così anche nel film.

Secondo l'O. E. D. l'arte è il prodotto della bellezza in forme visibili; questa è l'accezione odierna del termine, comparsa dal 1880, nel senso più ampio inteso come disegno, pittura, incisione, scultura e architettura. Nel film anche questa accezione è presente, poiché appaiono bozzetti, schizzi e disegni (come nei libri di The Vasalius Anatomy Birth, The Book of Love e The Book of Earth), che si ricollegano al tema delle arti figurali; ad esempio, quando Ariel traccia sul tavolo un cerchio magico con un compasso, chiara citazione del Crono di The Ancient of Days di William Blake. Nel realizzare i disegni Greenaway ha guardato a quelli italiani dal Trecento al Seicento, a Leonardo da Vinci (di cui utilizza dei disegni), Botticelli, Perugino, Raffello, Michelangelo, Bandinelli e Mantegna.

In Prospero's Books è presente anche la scultura, perché nella scena della congiura di Caliban, Trinculo e Stephano, l'isolano assume alcune posizioni che ricordano le sculture classiche, come il Discobolo di Mirone (480-460 a. C. circa) e il Mercurio di Giambologna (figura6-7-8); infatti, nell'ultimo esempio segnalato, Caliban si inarca in un movimento a spirale, si avvita e si tende. E come non ricordare il ruolo principale che occupa l'architettura. Nell'isola sono ben visibili i giardini dell'Alhambra, pezzi della cattedrale di Reims, gli obelischi, scale tortuose alla Piranesi, la Piramide di Cestio e le rovine di terme romane. Dunque, come afferma Bogani, "insieme alla pittura, l'architettura domina l'universo visuale del film"[6] e Piranesi è l'ispiratore delle architetture dei palazzi dell'isola, soprattutto  del palazzo delle acque, ma anche di altre scene; ad esempio:

 

la "povera cella" di Prospero è un minaccioso palazzo frutto di un collage tra un capriccio fantastico di Piranesi, il Gruppo di scale (1743), con alcune delle più classiche architetture romane, tra cui la piramide di Caio Cestio e la Villa Adriana, entrambe oggetto di studio nelle incisioni piranesiane. Ma vi sono altri momenti nei quali si avverte fortemente l'influsso di Piranesi: quando convince Trinculo e Stefano a tramare contro Prospero,in un luogo tetro e notturno che assembla i motivi funerali di tante stampe, come Urne, cippi e vasi cinerari di marmo di Villa Corsini o iscrizioni dei liberti e dei servi della famiglia di Augusto; Miranda raggiunge Ferdinando, ridotto in stato di servitù da Prospero, che sta accatastando ceppi di legno nell'enorme stalla, ricostruita secondo le Vedute degli avanzi delle camere sepolcrali della famiglia di Augusto. [7]

 

Nella scena in cui Caliban immagina la morte di Prospero, compare un monumento funebre con lapide che richiama La tomba a Tholos di Atreo (XIV sec. a. C.) e la Porta dei Leoni (1250 a. C.) a Micene (fig. 10-11-12-13-14), mentre si sente il suono di una campana a morto, la fantasia di Caliban si fonde con il pianto del Re di Napoli per la presunta morte del figlio.

Inoltre, il film è pieno di citazioni pittoriche; come hanno notato G. Bogani[8] e D. De Gaetano[9]. In esso appaiono vari elementi della storia del'umanità:

Autunni del Rinascimento, homines ludentes, frammenti di una umanità bestiale rischiarati da bagliori di tutte le civiltà, dal Rinascimento al Barocco al Neoclassico, fondato nel film la sua pinacoteca personale, citando Bellini, Georges de la Tour, Piranesi e Bronzino, il Michelangelo della Laurenziana, Botticelli, Giorgione, Tiziano, Mantegna, Veronese, Rembrandt; fondendo ballets mécaniques  e giardini resnasiani, graphic art, collage elettronico; immaginandosi, come Leonardo - cui Shakespeare probabilmente pensava scrivendo La tempesta - Artista totale.[10]

 

Inoltre c'è anche una corrispondenza tra la figura femminile, che balla mentre scorrono i titoli di testa e la Menade danzante (IV sec. a. C.) di Skopas, tra Miranda addormentata e la fanciulla dell'Incubo (1781) di Füssli (174-1825).

Se poi pensiamo che l'O. E. D. e il Dizionario della lingua italiana De Mauro[11] definiscono arte come la pratica della scienza, della magia e del sortilegio, possiamo osservare un riscontro nel dramma e nel film; infatti, Prospero conferisce alla sua magia l'appellativo di arte (quella teatrale), che nel film si trasforma nella magia del cinema. L'arte è legata anche al significato di perseguire un'abilità gratificante, che produce cose belle; ed è qui che affiora il senso più elevato del termine. Come abbiamo già notato, essa è un prodotto artificiale, frutto della manipolazione umana, che si contrappone al concetto di natura inteso come ciò che è poco condizionato o modificato dall'intervento dell'uomo. Tale contrapposizione è presente anche nel testo shakespeariano, poiché Prospero è la personificazione dell'artificiosità e dell'arte, invece Caliban rappresenta lo stato della Natura. Nel termine stesso di arte è insita, dunque, già la valenza di cosa artefatta, falsa, innaturale, frutto di astuzia ed inganno; nel film, come nel testo di Shakespeare, la magia assume questo significato.

Arte è definita anche la musica e tutto ciò che è composto con intento artistico. E qui bisogna notare che già nell'opera teatrale di W. Shakespeare la musica, con le canzoni di Ariel ha un ruolo essenziale; infatti essa è ricca di musiche: Come unto these yellow sands (I, 2, 376-387), Full fathom five thy father lies (I, 2, 397-405), Honour, Riches marriage-blessing (IV, 1,106-117) e Where the bee sucks there suck I (V, 1, 88-94). La musica di The Tempest, definita "dolce, meravigliosa, strana, incantatrice"[12], è resa in modo incantevole dalla colonna sonora composta da Micheal Nyman, che è costitutiva dello stile del film. Al pari dell'intero testo cinematografico, essa richiama altre musiche (barocche e romantiche, in particolar modo Mahler, Schonberg e Tchaikovsky); è, dunque, anch'essa una parodia e una riscrittura con lo scopo di far notare e riconoscere allo spettatore le diversità, provando soddisfazione nell'individuarle. Come ha notato Linda Hutcheon in A Theory of Parody[13], la parodia è una ripetizione con distanza ironica, in cui si possono riscontrare delle differenze tra il testo di partenza e il testo d'arrivo.

M. Neil  osserva che: "in The Tempest  reasserts the primacy of their ears"[14]. Infatti, il linguaggio di Shakespesre è attento alle indicazioni acustiche, che sono espresse nelle didascalie attraverso i rifermenti al mondo dei suoni e della musica, come: "A tempestuous noise of thunder and lightning heard" (I, 1) o ancora "A noise of hunters heard" (IV, 1, 254). Nella prima parte del film si può notare che si da maggiore rilevanza ai suoni (i tuoni della tempesta) e alla musica. La musica di Ariel si contrappone a quella di Caliban, perché mentre la prima è solenne e armoniosa, la seconda è cacofonica e frenetica e questo è in piena consonanza col testo di Shakespeare. Del resto, nel saggio "Per una lettura iconografica della Tempesta" C. Corti afferma che la musica dell'isolano è legata al caos ed è realizzata con tamburi e strumenti a fiato, che sono riconducibili alla figura di Dioniso, mentre la musica di Ariel è prodotta dal liuto, che è legata alla sfera Apollinea e all'armonia, perciò è eufonica.

Nel significato di arte l'O. E. D. include anche gli hobby e le collezioni; dunque, anche la biblioteca di Prospero, dove sono raccolti i venticinque libri che comprendono tutto lo scibile umano.

In Prospero's Books e in The Tempest la metafora dell'arte è Ariel. Infatti, secondo W. S. Johnson lo spirito rappresenta: "a personification of fancy, of art"[15], "celestial spirit sublunar"[16], "a primarly element"[17]. Ancora, Johnson ritiene che nella figura di Ariel Shakespeare combina: "philosopher's attractive formulation with a folk's tales palpable humanity"[18]; perciò, egli lo considera come la personificazione della magia del Bardo. Negli studi riguardanti la genesi di Ariel, molti critici hanno avuto modo di ricondurre la sua figura ad una: "derivation of the winsome spirit's name or with his similitude to one [...] of the six [...] demons"[19]. Secondo Johnson, l'uso del nome Ariel deriva dalla "medieval Jewish demonology, in which Ariel is a spirit of water"[20]; mentre per E. Malone deriva da Isaia XXIX[21]; per Coleridge e E. Strachey esso è simile agli spiriti di aria ("in the likeness of an air-inhabitanting spirit"[22]).

Come scrive S. de Filippis, "Ariel è il primo attore della compagnia"[23] di Prospero, sempre pronto ad eseguire i suoi comandi; infatti, la sua prima battuta ("To answer thy best pleasure; be't to fly,/ To swim, to dive into the fire, to ride/ On the curl'd clouds, to thy strong bidding task/ Ariel and all his quality", The Tempest, I, 2, 190-193) sembra un'auto-presentazione del suo ruolo di attore. Ariel assume anche la "funzione di suggeritore di battute"[24] (III, 2, 43), di "deus ex-machina"[25] e di "scenografo e coreografo"[26]. Tuttavia, collabora anche "alla regia e alla composizione del testo"[27]; nel film di Greenaway ciò corrisponde alle scene in cui si vede Ariel seduto a scrivere parte dell'opera di Prospero. Alla fine, lo spirito scrive anche parte del ruolo stesso di Prospero, quando nell'ultimo atto lo invita a riconciliarsi con il fratello (V, 1, 17-19). S. de Filippis sostiene che Ariel è la proiezione dell'arte di Prospero, "un pensiero oggettivato, che si concretizza sulla scena per diventare strumento di svelamento del segno teatrale"[28].

Lo spirito di The Tempest fa pensare anche al personaggio-coro di John Gower nel Pericles (1607), perché negli intermezzi fa delle "conversazioni"[29] sul teatro per sottolinearne la natura "fittizia"[30]; Ariel, in quanto spirito d'aria, corrisponde alla definizione di teatro presente in Midsummer Night's Dream: "airy nothing" (Midsummer Night's Dream V, 1, 16). Inoltre, sebbene sia Prospero a realizzare la tempesta, Ariel- come Tom in Re Lear (King Lear,  I,  2, 195-215)- ne prende parte, ma egli ricorda anche "Mefistofele"[31], come afferma C. Carretti.

Possiamo, dunque, affermare che se in Shakespeare Ariel è la metafora della magia del teatro, in Greenaway rappresenta la magia del cinema con i suoi effetti speciali, tuttavia in entrambi rappresenta il concetto di arte tipico dei periodi in cui i testi sono stati realizzati.

Ma che cos'è l'arte? O meglio che cosa  è che fa di un messaggio verbale un'opera d'arte?[32] Come sostiene R. Jacobson, "la poetica [...] si occupa della funzione poetica non solo in poesia, [...] ma anche all'infuori della poesia"[33]; dunque, non è circoscritta all'arte del linguaggio, ma a tutte le forme d'arte; basti pensare "che è possibile trasporre Wuthering Heights in un film, trasferire leggende medievali in affreschi e miniature"[34] o, come nel nostro caso, trasporre The Tempest in un film. Infatti, "ogni tentativo di ridurre la sfera della funzione poetica alla poesia [...] sarebbe soltanto una ipersemplificazione ingannevole"[35]. Come dice il professore Keating (Robin Williams) ai suoi studenti nel film Dead Poets Society (1989) di Peter Weir, l'arte è ciò che ci fa sentire vivi:

We don't read and write poetry because it's cute. We read and write poetry because we are members of the human race and the human race is filled with passion, and medicine, law, business, engineering are a noble pursuit and necessary to sustain life; but poetry, beauty, romance, love, these are what we stay alive for.[36]

 

L'arte è letteratura, poesia, musica, pittura, insomma tutte le altre attività umane caratterizzate da genialità-creatività, che suscitano dei sentimenti; ma, come diceva Oscar Wilde, "The artist is the creator of beautiful things"[37] e "All art is quite useless"[38].

Cos'è l'arte per Greenaway? "L'arte è la congiunzione di un enciclopedia e di uno specchio che rivela il mondo, enigmatico, e quello spazio equivoco di riflessi dove finisce ed incomincia un'indefinibile serie di ripetizioni, evocazioni, moltiplicazioni, rigenerazioni"[39]. Per Greenaway l'arte è dunque rappresentata dallo specchio, "simbolo dell'Alterità, dell'inconscio, dei sogni, degli incubi, della copula, del teatro"[40]; esso evoca anche situazioni magiche che affondano le radici nel folclore e nella tradizione favolistica. Per concludere, la sua arte "riesuma l'eredità del passato, la memoria, la tradizione, riportandole a nuova vita"[41].

 


[1] W. S. Johnson, "The Genesis of Ariel" in Shakespeare Quarterly, vol. 2, n. 3, Jul., 1951, p. 205.

[2] R. Jacobson, Saggi di linguistica generale, Milano, Feltrinelli, 1985.

[3] L'O. E. D. online definisce arte "Art (a. OF. art: L. artem, prob. f. ar- to fit. The OF. nom. sing. ars: L. ars, and pl. ars: L. artes, were also in early Eng. use, but without distinction of case.)

[4] H. Chickering, "Hearing Ariel's Songs" in Journal of Medieval and Renaissance Studies, 24, 1994, I, pp. 131-172.

[5] C. Corti, "Per una lettura iconografica della Tempesta" in L. Di Michele, (a cura di), Shakespeare. Una Tempesta dopo l'altra, Napoli, Liguori Editore, 2005.

[6] G. Bogani, Peter Greenaway, Roma, Il Castoro, 1995, p. 116.

[7] Ibidem.

[8] Cfr. G. Bogani, Peter Greenaway, Roma, Il Castoro, 1995.

[9] Cfr. D. De Gaetano, Il cinema di Peter Greenaway, Torino, Lindau Cinema, 1995.

[10] G. Bogani, op.cit., p.111.

[11] Il dizionario della lingua italiana De Mauro definisce arte come "pratica dell'alchimia; magia, sortilegio".

[12] R. Ziosi, "The Tempest e la tradizione musicale" in M. Tempera (a cura di), The Tempest dal testo alla scena, Bologna, Clueb editrice, 1989, p. 111.

[13] L. Hutcheon, A Theory of Parody, Urbana and Chicago, University of Illinois Press, 2000.

[14] M. Neill, "Noises, Sounds, and sweet airs": The Burden of Shakespeare's Tempest ", Shakespeare Quarterly, vol. 59, n. 1, Spring, 2008, p. 37.

[15] W. S. Johnson, "The Genesis of Ariel" in Shakespeare Quarterly, vol. 2, n. 3, Jul., 1951, p. 205.

[16] Idem, p. 207.

[17] Idem, p. 210.

[18] Ibidem.

[19] R. R. Reed, "The Probable Origin of Ariel" in Shakespeare Quarterly, vol. 11, n. 1, winter, 1960, p.61.

[20] W. S. Johnson, op. cit., p. 206.

[21] R. R. Reed, op. cit., p. 206. Ariel è un nome molto usato nella Bibbia, come possiamo notare è presente in Isaia 29, Ezechiele 43, Edra 8, 1 Cronache 11, Numeri 26 e Church Fathers: Letter 108 (Jerome).

[22] Idem, p. 206.

[23] S. de Filippis, "The Tempest, ovvero una conversazione sul teatro"  in L. Di Michele (a cura di),  Shakespeare... op. cit., p. 50.

[24] Idem, p. 51.

[25] Ibidem.

[26]Ibidem.

[27] Ibidem.

[28] Ibidem.

[29] Idem, p. 52.

[30] Ibidem.

[31] C. Caretti, "L'arte di Ariele" in M. Tempera (a cura di), Shakespeare...op. cit., p. 143.

[32] Cfr. R. Jacobson, Saggi di linguistica generale, Milano, Feltrinelli, 1985.

[33] Idem, p. 191.

[34] Idem, p. 182.

[35] Idem, p. 190.

[36] https://www.peterweircave.com/dps/script.html

[37] O. Wilde, The Picture of Dorian Gray, Oxford, New York, Oxford University Press, 1981, p. XXIII.

[38] Ibidem.

[39] C. B. Mancini, "Visioni neobarocche" in L. Di Michele (a cura di), Tragiche risonanze shakespeariane, Napoli, Liguori, 2001, p. 291.

[40] Ibidem.

[41] Idem, p. 292.

A cura di Francesca Laragione



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