Josef Teodor Konrad Korzeniowski nacque nel 1857 nel villaggio di Berdyciv, odierna Ucraina, all’epoca sotto la dominazione della Russia zarista.
Era comunque polacco, e lo rimase sempre, perché polacco era il padre, polacca la madre e polacco da sempre quel territorio dove lui stesso vide la luce.
Se la sua famiglia non fosse stata così fervidamente polacca la sua vota non avrebbe preso la piega che poi prese. Tutto nasce dal padre, Apollo Korzeniowski, appassionato letterato e soprattutto fervente patriota. Fu quella passione, quel fuoco interiore che passava attraverso le lettere ( fu poeta, scrittore e traduttore di Shakespeare, Victor Hugo e Charles Dickens) e soprattutto la patria che fecero innamorare di lui la madre Evelina. Ma fu quella stessa passione che dopo il paradiso gli fece conoscere l’inferno. Per aver aiutato ad organizzare ciò che sarebbe diventata la Rivolta di Gennaio del 1863-1864 fu arrestato dalla polizia zarista ed esiliato in Siberia con tutta la famiglia.
Dopo due anni le autorità permisero loro di trasferirsi a Kiev ma l’irreparabile ormai covava sotto la cenere. Il freddo e la tristi condizioni di vita avevano fatto ammalare Evelina, che morì di tubercolosi nel 1865. Apollo, le sopravvisse sempre più depresso solo per quattro anni.
Quello che il mondo conobbe poi come Joseph Conrad a dodici anni era già un orfano.
Il resto della sua adolescenza lo visse a Cracovia con il fratello della madre, che lo curò con amore e dedizione, continuando l’amore per le lettere che gli aveva instillato il padre e l’esercizio della lingua francese, amore anch’esso ispiratogli dal padre. Rimase con lui fino al 1874, fino ai suoi diciassette anni poi superò la sua prima linea retta, con un colpo secco e senza più guardarsi indietro. La sua prima vita era finita, aveva oltrepassato la sua personalissima linea d’ombra cioè il passaggio dall’adolescenza alla maturità, come scrisse più tardi in un uno dei suoi libri più celebri.
La Russia lo stava cercando per il servizio militare. Josef mai al mondo avrebbe potuto servire quell’impero che così crudelmente gli aveva sottratto la patria, la madre ed il padre
Con una lettera di raccomandazione scrittagli dallo zio in tasca fuggì a Marsiglia dove voleva che si realizzasse il suo sogno: diventare un marinaio.
Ora, come può un bambino che in vita sua ha visto solo neve, concepire e sviluppare un sogno così ardito e folle come quello di vivere sul mare è mistero che neanche lo stesso Conrad riuscì mai a spiegare. Dice nella sua “ Una cronaca personale”, una autobiografia che apparve in sette numeri sulla English Review quando ormai era un celebre scrittore e peraltro mai completata per divergenze con l’editore della rivista: “ Perché mai, infatti, figlio di una terra che uomini come quelli hanno rivoltato con i loro aratri e asperso con il loro sangue, dovetti io intraprendere e seguire una vita di carne salata e gallette sui vasti mari? Anche con la disposizione più benigna la domanda sembra senza risposta”
Comincia così, su un brigantino francese diretto verso la Martinica, la sua seconda vita, quella sul mare.
Ci rimase per 20 anni, dal 1874 al 1894, durante i quali ricoprì sulle navi tutti gli incarichi diventando col tempo terzo ufficiale, poi secondo, poi primo ufficiale e infine capitano per quattordici mesi. Cambiando nel frattempo navi e lingua.
Entrato nel 21° anno di età la legge francese vietata di impiegare stranieri che avessero superato quell’età. Se voleva perseverare nella vita di mare, e lo voleva ardentemente fare, c’era solo un luogo in cui potesse andare : l’Inghilterra. La marina mercantile inglese, diversamente francese, non muoveva obiezioni all’impiego di stranieri.
Non fu per amore quindi che scelse Inghilterra ma per necessità. Non voleva abbandonare il mare, il suo compagno più caro.
Così si esprime lo stesso Conrad in “ Lo specchio del mare”:” Qui parla l’uomo di alberi e di vele, per il quale il mare non è un elemento navigabile, ma un compagno intimo”
Così divenne Joseph Conrad ma in realtà solo sui documenti ufficiali. Nel suo cuore, bianco e rosso come i colori della sua bandiera, quella polacca, lui continuò per sempre a chiamarsi Josef Teodoro Konrad Korzeniowski.
Nei 20 anni di mare, quella della sua maturità, ebbe una vita avventurosa. Fu coinvolto in commercio di armi e cospirazioni politiche, amò con disperazione, visse per alcuni mesi a Parigi una vita da bohemien, tentò addirittura il suicidio per debiti di gioco, che poi lo zio, sempre lui, nume tutelare ripianò. E soprattutto navigò, in Estremo Oriente, a Sumatra, Singapore, Borneo, nell’Oceano Indiano, nel Pacifico del Sud. Fece naufragio e trascorse dodici giorni su una scialuppa di salvataggio.
Faceva insomma il pieno di vita che poi avrebbe riversato nei suoi libri.
Nel 1984 infatti, altra linea retta, un ‘altra linea da oltrepassare. Unʼaltra vita da iniziare dimenticando di netto e per sempre quella precedente. Un colpo netto e via, come lama di rasoio.
Nel 1894, all’età di trentasei anni, Conrad decide di lasciare per sempre il mare per diventare scrittore di libri. Si sposa ( 1896) con una giovane inglese, Jessie George, che gli darà due figli, Borys e John.
Inizia la sua terza vita. Diventa un gentiluomo di campagna: del mare, delle sue avventure, della sua vita passata non parlerà mai più. Ne scriverà tanto, tutti i suoi libri sono pieno dei suoi ricordi mare, ma in famiglia ne farà più cenno. Come se appartenessero ad un mondo lontano e diverso, ad un altro uomo, che non aveva nulla in comune con la mogli e i figli.
Fu in fondo una terza vita felice. Scriveva nel suo studio, il suo sancta sanctorum dove era assolutamente proibito entrare a tutti tranne che alla moglie, esperta dattilografa che aveva il compito di mettere in bella copia le sue creazioni. Qualche cena con gli amici, qualche passeggiata con la macchina di cui fu un entusiasta appassionato, il che, se volete, può apparire strano; il motore, che odiava sulle navi e quindi sul mare, lo seduceva sulle automobili e quindi sulla terra. Una terza vita di tranquillo borghese, amante della tranquillità e dell’ozio familiare; giocava con i figli, si preoccupava per la loro salute. Lui che aveva affrontato il mare in tempesta diventava inquieto e si agitava per un nonnulla, la febbre dei suoi ragazzi, una caduta della moglie.
Perché abbia deciso di diventare uno scrittore nella sua terza vita, così da un momento all’altro, rimane avvolto nello stesso mistero che avvolge il perché abbia voluto diventare marinaio nella sua seconda. Ma sicuramente c’entra in qualche modo il ricordo di Apollo, e dentro di sé quel suo diventare scrittore non può che non essere un omaggio al padre così amato e così sofferente. Un sentirlo vicino a sé nella scrittura.
Perché abbia deciso di farlo in inglese, la sua terza lingua dopo il polacco e il francese, anche qui non c’è risposta.
Joseph Conrad morì il 1924 per un attacco di cuore. Morì come Joseph Conrad ma sulla tomba volle che ci fosse scritto Jozef Teodor Konrad Korzeniowski. Ritornava alle origini, si ricongiungeva alla sua patria, a sua madre, a suo padre.
La sua vita furono due linee e un cerchio. Per ritornare dove tutto aveva avuto inizio.