Il feroce e abissale boato della terra natia squarciò la staticità della notte
e si fece messaggero di morte nella sua granitica cinicità.
Mute preghiere diradavano la densa nube di polvere
che torva sovrastava cumuli di macerie,
tombe di caduche speranze,
facendosi largo tra i volti cerei di spettatori inetti.
Grida di madri affrante stridevano nell’aria come violini mal accordati,
mentre instancabili braccia di uomini affannosamente scavavano
tra i resti di case abbattute,
cercando respiri e voci.
La luna nella sua brutale vanità vivacizzava quel funereo scenario e
una fredda sacralità ristagnava tra i bruni monti intorno.
Fu di nuovo silenzio
e il cielo,
egoisticamente arrossì.