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RECENSIONE
LA NAVE FANTASMA

USA- AUSTRALIA 2002


Recensione di Sabina Marchesi

Nave fantasma
Titolo originale: Ghost ship

Nazione: Usa/Australia
Anno: 2002
Genere: Horror
Regia: Steve Beck
Cast: Gabriel Byrne, Julianna Margulies, Ron Eldard, Isaiah Washington, Gabriel Byrne, Francesca Rettondini

 

Curiosando in giro e andando a leggere le varie recensioni ho scoperto che per alcuni l'unica cosa buona di questo film è stata la locandina.
Questo significa che o la locandina è stratosferica, oppure il film è stato ritenuto scadente, insomma delle due l'una. Ora la locandina è molto suggestiva compreso l'efficacissimo slogan Paura dal Profondo, ma la pellicola pur ricalcando un genere già ampiamente sviluppato, più o meno in tutte le salse e le versioni, ha comunque i suoi meriti, e per lo più notevoli. Paragonata ad Alien o a Shining, ovviamente ritroviamo in essa la medesima classica situazione claustrofobica in cui i protagonisti sono alle prese con un mondo sconosciuto, intrappolati in un ambiente circoscritto senza alcuna via di scampo possibile. Ma in questo caso l'ambientazione è resa ancora più fascinosa dalle circostanze, in quanto non solo sono prigionieri all'interno di un transatlantico da cui non possono fuggire, ma tutto attorno a loro vi è il mare, il grande oceano sconfinato, ululante e selvaggio, quindi una trappola nella trappola, senza nessuna possibilità di riparo o di rifugio, completamente sperduti in mezzo al nulla. Dati questi presupposti poteva o doveva vernirne fuori un film epico, mentre invece l'impressione generale è quella di assistere a una partenza spumeggiante, che promette meraviglie, ma che poi si smonta nello sviluppo ricadendo banalmente nei soliti classici e scontatissimi clichè del genere horror. Vi sono tuttavia in questo film alcuni pregi veramente rari, forse non facili da cogliere a un primo esame, ma certamente validissimi e sorprendenti e che non ci devono stupire,vista anche la augusta, anzi augustissima paternità, e che bastano da soli a riscattare tutta la pellicola.
Ricalcato sulla storia leggendaria del Maria Celeste, un brigantino a due alberi partito da Charleston e diretto a Londra, misteriosamente scomparso dalla sua rotta senza lanciare nessun tipo di segnalazione o di richiesta di aiuto,che fu poi ritrovato due mesi dopo, galleggiante e in perfetto stato di navigazione davanti alle coste di Tripoli senza nessuno a bordo e senza nessuna traccia dei passeggeri e dell'equipaggio, ma col carico ancora intatto, il film ha un suo fascino particolare, a prescindere dal filone horror a cui appartiene, proprio perchè tratta dell'incredibile mistero di queste storie di mare che i naviganti e i marinai ben conoscono e che da secoli si ripetono praticamente identiche senza alcuna spiegazione logica o attendibile, storie che da sempre risvegliano in noi il fascino indiscusso del lato oscuro, il brivido di rivelazioni utlraterrene, la paura di confrontarsi con presenze sconosciute.
Partita nel 1962 per una sontuosa crociera verso l'America, l'Antonia Graza era una lussuossima nave orgoglio dell'intera flotta italiana, arredata con sfarzo e dotata di ogni tipo di comfort, completamente all'avanguardia per la sua epoca, finemente arredata e decorata, gli armatori italiani infatti, non potendo competere in velocità con i moderni translantici americani, tendevano a supplire a questa mancanza trasformando le loro navi in veri e propri alberghi di gran lusso, sfarzosi e lussureggianti, che solcavano gli oceani con la maestosità di imponenti e sontuosi palazzi galleggianti.
Il film tratta dell'incredibile e avventuroso ritrovamento del relitto di questa nave da parte di una squadra di recupero e nel realizzarlo molto risalto è stato dato nel film all'ambientazione, al punto che un intero transatlantico è stato ricostruito per poter girare le scene in maniera convincente, con l'ausilio e la consulenza di architetti navali, rispettando lo stile dell'epoca e prestando estrema attenzione ai dettagli delle cabine, del ponte di prua, dello sfarzoso salone da ballo, della sala macchine che è stata realmente allagata con delle pompe per le riprese finali, un vero transatlantico riprodotto ispirandosi all'Andrea Doria, traendo spunto dalle illustrazioni dell'epoca, a grandezza naturale, mostratoci come doveva essere all'apice del suo sfarzo, e poi opportunamente invecchiato per riprodurlo com'era al momento del suo incredibile ritrovamento, avvenuto quaranta anni dopo nel mare di Bering ad opera di una squadra di recupero marittima specializzata nel traino e nel salvataggio di relitti navali.
Quando l'equipaggio del rimorchiatore sale a bordo, sognando gloria imperitura e ricchissimi proventi per questo storico e fortunatissimo ritrovamento, trova tutto miracolosamente intatto, e nessuna traccia di avarie, guasti, o danni strutturali. Nell'assenza più totale di indizi circa la fuga o la sparizione dell'intero personale di bordo e di tutti i passeggeri, la squadra di recupero navale si sparpaglia per la perlustrazione dello scafo, mentre tutto attorno iniziano a verificarsi, sotto una pioggia scrosciante, strani avvenimenti, inspiegabili avvistamenti, misteriosi fruscii, sigarette appena accese che fumano nei posacenere, bicchieri pieni di liquore che si materializzano in mezzo alla polvere, musica che scaturisce dal salone delle feste, e poi persone che si materializzano dal nulla, fino a che sotto gli occhi sbalorditi e increduli dei visitatori si anima una vera e propria festa, una grande serata danzante.
E qui incontriamo un altro spunto interessante di questo film, i fantasmi che appaio infatti non sono spettri, ma persone: seducenti, intriganti, tridimensionali, incredibilmente caratterizzati da un senso di grazia e di bellezza, dotati, se così possiamo dire, di una vitalità impressionante. L'aspetto spaventevole sta forse proprio in questo effetto ricercato di contrasto tra l'atmosfera farraginosa ed oscura di un relitto rimasto abbandonato alle intemperie e ai marosi per oltre quaranta anni, e queste figure spettrali che si animano improvvisamente nelle loro divise candide, nei loro vestitini con le gale ed i fiocchetti, nei loro sinuosi abiti da sera da cafè chantant. A parte la diversa connotazione di genere, potremmo dire che , come nel Titanic, il translatico si rianima e si colora sotto gli sguardi perplessi e allucinati dei membri della squadra di recupero, regalandoci un'atmosfera magica, fino a rievocare in un flash-back il dramma iniziale in cui quasi tutti i passeggeri vengono trucidati in una scena da brivido vero, falciati a mezzo busto mentre ballano nel salone delle feste da un cavo metallico teso e poi rilasciato con tutta la violenza di un ingranaggio meccanico lungamente trattenuto. Unica superstite di questo eccidio una bambina, che essendo più bassa di tutti gli astanti, viene risparmiata dal passaggio mietitore di morte del cavo, e che si ritrova a sopravvivere ancora per poco, presto raggiunta anche lei dalla mano implacabile di una squadra di assassini accecati dal luccicio tentatore della stiva carica di lingotti d'oro massiccio: dunque tutti muoiono, eccettuati i pochi membri di questa banda di persone normalmente integerrime, trasformate in personaggi spietati e mefistofelici dal miraggio di una ricchezza facile, messa in maniera tanto tentatrice così a portata di mano da una forza maligna di origini sconosciute. Questi stessi membri della banda, che dovevano nei loro piani fuggire col carico d'oro, si trucidano poi l'un l'altro, colti da raptus omicida e travolti dalla forza maligna dell'ingordigia. La stessa cosa accadrà ai membri della squadra di recupero, che stranamente ancora trovano l'oro intatto, e che cadono nella stessa trappola, solo i puri di cuore si salveranno, dopo rocambolesche avventure che questa volta davvero ci riportano prepotentemente alle atmosfere di Alien, guidati dallo spirito fantasma della bambina, che cerca, a seconda delle interpretazioni, o vendetta o eterno riposo.
Il finale naturalmente ricade negli scontatissimi meccanismi del genere horror, e non mostra particolari guizzi di originalità. Tuttavia se guardiamo questo film con gli occhi di un marinaio, affascinato da sempre da misteri e sparizioni, da leggendarie avventure, da mondi misteriosi, che vive giorno dopo giorno con la speranza di incappare in un ritrovamento epocale, e di colpo vede materializzarsi davanti ai propri occhi come un miraggio, il relitto più incredibile della storia del mare, e arriva fino a toccarlo con mano, perdendosi nei suoi meandri e nei suoi arcani recessi, allora potremmo dire anche noi: "ho passato la vita in mare e ho visto cose che nessuno aveva mai visto, ma oggi, oggi ho visto qualcosa che non avevo visto mai, oggi credo di aver visto qualcosa che non è possibile che io abbia visto".
E se gustiamo questo film, non come un horror, ma come la celebrazione dello spirito indomito di un uomo di mare che non riesce a star fermo, che viaggia sempre da una parte all'altra del globo terracqueo, con in cuore quell'ardito e fiero spirito che nei secoli ha fatto degli uomini i più grandi esploratori e avventurieri, animati daldesiderio di spostare sempre più avanti le frontiere dell'universo conosciuto, nel tentativo di travalicare sbarramenti e confini, in totale solitudine e nella più completa precarietà, allora possiamo forse comprendere meglio la magia di un transantantico che rivive popolando di echi la nostra memoria, a perenne ricordo di tutte le tragedie avvenute in mare in nome delle esplorazioni e del progresso e in commerazione delle vittime che in quei naufragi sono perite.

 

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