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In una notte antica
il trionfo fantasioso
della tua rosa
e l’augurio delle tue mani,
sulle mie corde imperlate
di suoni, sospirosa,
nella calda brezza vincemmo
le ore, lottando fino
al fresco mattino.
Solo il vento
ed una asciutta pioggia, narrano
adesso una tacita ingenuità.
La marina
L’algida carezza adesso
trova la pace; nel cielo
gualcito di pioggia
rigano l’azzurro le rondini.
La marina trilla di voci,
e dal teatro di case e tetti
saltano gli sguardi, filando
ora silenziosi sogni, ora
vibranti carezze.
I colori si staccano
dai muri assolati
per lasciarsi dondolare
sul filo bianco delle onde.
Libeccio a Patti
Digrignando
denti di spuma salmastra
passi
sulle chiglie di barche
silenziose, attese
ad un colpo di remo.
Dietro i vetri dell’inverno
occhi di bimbi
sognano
alte strida di gabbiani
in volo.
Risveglio
Sospira ancora l’azzurro della notte
dalle tue palpebre socchiuse,
segnalando ai miei occhi aperti
i simboli cardinali della tua presenza.
Minuscola conchiglia di celeste nebulosa,
riccio scombinato di castagna,
il tuo respiro fende ancora
la coltre d’inverno minaccioso.
Ho fra le mani l’odore
dei tuoi capelli addormentati;
ma ora è tempo, e la clessidra
dalla goccia sabbiosa
ride da sopra la siepe, e il tuo
risveglio già gorgheggia al sole.
Dedica
Uno strappo di cielo
sono i tuoi occhi
e le stelle socchiudono
le palpebre azzurre
e ti ammirano.
La tua voce
è la brezza che tocca
con mano d’amore
le guance del mio spazio.
La notte i tuoi seni
riposano intatti
sul cuscino del cielo.
Ti ammiriamo sospesi
io e il mio occhio, tremanti, in terra.
©
Salvo Ferlazzo
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