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Gonna succinta, calze a rete e corpetto attillato: ogni sera la snella e accattivante figura di Emily appariva dall'oscurità del bosco e, illuminata dalla luce accecante di un lampione, si sistemava al posto sul marciapiede. Ogni sera si rinnovava lo stesso immancabile rito: attendere pochi minuti il primo cliente desideroso di spendere "bene" il proprio denaro, poi partire sulla bella macchina tra gli sguardi colmi di odio delle altre. Dopo un po' l'affascinante ragazza riprendeva il posto sul marciapiede, in attesa di un altro uomo disposto a comprare il suo "amore", fino a quando aveva il denaro necessario. Emily era una delle poche prostitute che potevano mettersi sul marciapiede senza affidarsi alla protezione di nessuno; in realtà i protettori delle altre avrebbero potuto cacciarla senza difficoltà, ma non lo facevano. C'era una chiara parvenza di mistero negli occhi della ragazza, un mistero negativo e malvagio; quasi una sensazione di pericolo emanata dalla sua pelle, da quei suoi grandi occhi neri, oscuri e tenebrosi. Nessuno aveva il coraggio di allontanarla con la violenza; nessuno le rivolgeva nemmeno la parola. Così, tra gli guardi in parte incuriositi e in parte colmi di invidia, Emily svolgeva la sua attività senza correre alcun rischio, l'essenziale era avere il proprio spazio nella lotta per la sopravvivenza. Anche quella sera il copione per Emily fu lo stesso, un rito che si riproponeva immancabilmente. "Posso sapere quanto costa la tua prestazione" era un ragazzo biondo dall'aria spavalda, vestito di tutto punto come chi sta per andare in un locale notturno, con un macchina sportiva color grigio fumo. Emily non era solita concedersi con facilità ai suoi clienti e tanto meno volle dare a quel bel signorino l'impressione di essere in attesa di denaro. "Amore, non è che hai speso tutti i soldi per il tuo giocattolino (e indicava con l'indice la bella decappottabile) e per quei vestitini da prima comunione, così adesso vieni qui a farmi perdere tempo?" Ma quel bel tipo non aveva voglia di aspettare, sapeva il valore del suo denaro e non aveva bisogno di pregare troppo per poterlo spendere. "Ascolta, bella, se ti interessa un cliente che ha voglia di gettare via due soldi salta su, se no ce ne sono altre come te." A quel punto Emily capì che stava perdendo una buona occasione e una prostituta astuta, come lei si riteneva di essere, non può mai perdere l'occasione per fare soldi; è la lotta per la sopravvivenza. "Va bene, non ti scaldare; sono cinquanta euro e, per quello che valgo, ti puoi dire pure fortunato." Il giovane fu ancora una volta deciso e spavaldo: "Non farmi più aspettare".
Emily conduceva i suoi clienti in uno spazio al centro del bosco. Vi si accedeva attraverso un intricato sistema di stradine in terra battuta, che nessuno sarebbe stato in grado di percorrere senza essere ben pratico del posto. Solitamente i clienti chiedevano il perché di questo complesso giro e la risposta della prostituta era sempre la stessa: "Non vuoi stare tranquillo? Mica ti interessa la compagnia dei poliziotti in certi momenti?" E queste poche parole bastavano a quei giovani presuntuosi per allontanare ogni timore. Avvenne lo stesso anche con quel tipo di poche parole, che non ebbe alcuna esitazione ad affrontare il labirinto della foresta, fino a giungere a quel largo spazio che si ergeva leggermente in alto rispetto al terreno, come un altare; l'altare dell'amore o della morte. Al centro dell'altare lui sistemò la sua macchina, mentre lei iniziava un nuovo rito. "Allora?" chiese il giovane. "Adesso inizio a spogliarmi; non ti preoccupare, non hai speso il tuo denaro inutilmente." "Sai vado di fretta, ho un appuntamento importante con degli amici, non te la prendere se ti sollecito." "Figurati; è la prima volta che frequenti una prostituta?" La risposta del giovane aveva un tono ancora più presuntuoso e canzonatorio. "No di certo, anzi; ne ho viste, non ti preoccupare. Non mi mancano né i soldi né gli attributi per concedermi questi....svaghi". "E allora dovresti sapere che di solito è la donna a mettere fretta; nel tuo caso, quindi, mi eviti una necessità non poco fastidiosa." Nel mentre che parlavano Emily si era alzata la gonna, abbassata il corpetto e sistemata per l'atto sessuale; il suo corpo delicato e flessuoso, illuminato dalla luce della luna, aveva assunto un colore marmoreo. La prostituta appariva come una statua antica, immobile nella sua bellezza, scolpita per rendere eterno il meraviglioso momento del piacere. Quel giovane spavaldo consumò in modo completo, fino all'ultima sensazione, il suo momento di piacere, felicità che provò in modo talmente intenso, da rimanere per alcuni minuti dopo l'atto sessuale immobile sopra di lei, pienamente appagato dei suoi sentimenti. "Parli come una donna matura, eppure sei ancora giovane, ho notato fin da subito questo controsenso in te; la tua voce emana una saggezza inconsueta." Quella sera, quel giovane presuntuoso e maleducato, involontariamente stava facilitando ad Emily l'attuazione del suo ultimo rito, il più importante; quel giovane stava per capire che dal bosco vivo non sarebbe più uscito. La donna era rimasta con il volto girato, appoggiato allo schienale del sedile per tutto il tempo dell'amore, senza che la luce potesse illuminarlo. "Purtroppo i vampiri non hanno età." Ormai non c'era più sarcasmo nel tono della voce di Emily, che si voltò mostrando i suoi spaventosi canini e conficcandoli nella gola della sua vittima. Il giovane, come ogni altro uomo che si era trovato nella sua situazione, non poteva fare niente tale era la forza della vampira, le cui magre braccia, se volevano, poteva stringere come arti meccanici. Provò a divincolarsi mentre era ancora su di lei, ma fu inutile; dopo pochi secondi la vita iniziò ad abbandonare il suo corpo. Con un forte tremito i suoi arti si fermarono e sul suo viso il pallore cadaverico estinse il colore del carnato, fino alla cessazione di ogni attività vitale. Ancora una volta Emily aveva dovuto uccidere per sopravvivere; adesso non restava che seppellire il cadavere, portare lontano l'auto dove nessuno avrebbe potuto capire che quella sera la vittima era stata sul viale delle prostitute, e tornare sul marciapiede, volando con le ali del pipistrello. Non era sufficiente, infatti, tutto quel sangue bevuto per placare la sua enorme sete; Emily era una vampira troppo forte e potente per accontentarsi di una sola razione. Per sopravvivere doveva ogni sera bere a volontà, quella era la dannazione a cui il diavolo l'aveva costretta.
Il diavolo a lei si era manifestato una triste sera d'inverno, quando il cielo nuvoloso aiuta la notte a scendere e il vento, rincasando dopo una lunga e impietosa giornata di lavoro, per la stanchezza ti penetra nelle ossa, togliendoti ogni energia. Una di quelle sere in cui non desideri altro che raggiungere la porta di casa, entrare e abbandonarti nel letto. Una di quelle sere che non crederesti mai ti stia accadendo qualcosa capace di cambiarti la vita. Eppure per Emily tutto ciò fu possibile. Allora abitava in un paese distante dal bosco e dall'albergo dove durante il giorno, non potendo sopportare la luce del sole, dormiva dopo una notte di prostituzione. Un paese tranquillo e sufficientemente evoluto da presentare alcuni dei confort tipici della vita di città: il posto di lavoro non distante dall'abitazione, vari ristoranti e negozi per ogni esigenza e il supermarket più economico per fare quel poco di spesa indispensabile. La ragazza stava tornando proprio dal Pennimarket per rincasare, quando notò una luce soffusa in un vicolo cieco, una di quelle stradine dove di sera non aveva mai il coraggio di avventurarsi nessuno. Quella luce la incuriosiva stranamente; da essa sembrava provenire quasi una sorta di calore leggermente percepibile, che invitava le membra. D'altronde quel vicolo così oscuro e nascosto illuminato sembrava perdere il suo aspetto tenebroso, diventare suggestivo per il bel gioco di luci ed ombre che si creava. Emily non capì mai perché decise di avventurarsi malgrado continuasse a provare una grande paura; mosse le gambe quasi per istinto, inconsapevole di decretare la sua condanna. In quel vicolo si era fermato per avere un po' di ristoro un vampiro che veniva dalla lontana Transilvania, discendente dei grandi non morti che avevano servito Dracula, giunto in un posto tanto lontano dalla sua patria per partecipare a diffondere ovunque la stirpe dei vampiri reali. Quando vide Emily si soffermò ad ammirarla colpito dalla sua bellezza. La ragazza, alta e formosa, dagli occhi celesti e i capelli biondi e lunghi, appariva al vampiro come una sorta di manifestazione delle divinità e quindi del bene sulla terra; non c'era niente nel suo corpo che rompesse la perfezione delle forme, l'equilibrio delle membra così raro da trovare tra gli esseri viventi. Emily meritava veramente di entrare a far parte della stirpe più nobile dei vampiri. "Vieni cara, non vuoi sederti accanto a me per scaldarti? Non devi avere paura." La voce del vampiro era calda e invitante; i suoi occhi neri avevano una parvenza di mistero, il giusto attributo che rende alcuni uomini affascinanti per le donne. Il suo corpo si piegava con grazia sul terreno, benché fosse seduto scomodamente sull'asfalto, mentre i suoi capelli neri e i baffi corti incorniciavano perfettamente un volto di uomo maturo. Intorno al vicolo era il buio; dalle poche abitazioni non provenivano alcune luci, quello era realmente un luogo dimenticato da tutti. Emily non seppe resistere al fascino di quell'uomo e, solo perché certa di non essere vista, decise di avvicinarsi. "Starò qui con te solo per pochi minuti, solo per farti un po' di compagnia; penso che tu abbia fatto un viaggio lungo, perché non vai in un albergo?" "Fra un po' ci andrò, adesso voglio stare qui a riposare, in compagni di te." La ragazza si sedette disinvolta accanto al suo corteggiatore; capiva che ormai c'era qualcosa di strano nel suo comportamento, ma non sapeva bene cosa; era come se rispondesse ad uno stimolo più forte della sua volontà, che la rendeva come inebetita. Ammirava, però, soddisfatta il suo ospite. Lui guardava Emily dritto negli occhi con il suo sguardo penetrante, capace di andare in profondità, fino all'inconscio e a governarlo, a comandare l'inammissibile. Lei porse il suo collo come una vittima sacrificale che non ha la forza di opporsi, addirittura con una dolcezza identica a quella di chi sta per prepararsi ad un bacio. Ma il bacio che ricevette, il morso del vecchio e potente vampiro, servì solo a condannarla inesorabilmente ad un'eternità di dolore e di perdizione; da quel momento per Emily iniziava una vita nuova, fatta della ricerca costante per la sopravvivenza, possibile solo attraverso il sangue, ormai per lei simbolo negativo di una vita di orrore. Il vampiro volò sotto forma di pipistrello subito dopo il suo crimine, mentre la ragazza si risvegliò solo al mattino da un lungo sonno comatoso e, senza una ragione, già cosciente della sua nuova condizione.
Quando sarebbe finito il dolore di Emily? Quando avrebbe potuto mettere fine a tutto l'orrore di cui proprio lei, per necessità di sopravvivenza, era l'artefice? Anche la ragazza se lo chiedeva, ma (e come avrebbe potuto essere diversamente) non era assolutamente in grado di trovare una risposta alla domanda. Intanto era iniziato un'altra notte fatta di paura, rabbia e bisogno di uccidere per sopravvivere; un'altra vittima, o meglio un altro uomo senza pudore, era sotto il morso feroce della vampira, che quella sera sentiva in modo particolare di avere bisogno di energie. Si sentiva debole e sapeva che le altre prostitute non le avrebbero perdonato alcuna mancanza; doveva continuare ad essere forte se non voleva perdere il suo diritto ad esistere. C'era senz'altro un controsenso tra questa spinta alla sopravvivenza e il desiderio di mettere fine all'orrore di una vita votata al male; ad Emily non sfuggiva tale paradosso e giurava nel suo animo sofferto che avrebbe posto volentieri fine alla sua esistenza, se solo ne avesse avuto la forza. Ma le mancava il coraggio; forse uno stimolo primordiale alla vita era più forte della ragione, l'unica caratteristica umana che in parte a lei rimaneva. "Fermarti vampira, smetti di offendere Dio con la tua crudeltà." Questa voce altisonante, che giungeva dalla profondità del bosco, fermò la bestia mentre stava per sacrificare la sua vittima; quest'ultima approfittò dello smarrimento del carnefice per fuggire correndo nell'oscurità. Emily era rimasta per pochi attimi sbalordita perché qualcuno o qualcosa l'aveva scoperta, ma poi, come ebbe fatto mente locale, si girò subito gridando: "Chi sei? Fatti vedere se ne hai il coraggio." Ma la donna che aveva fermato con il suo ammonimento la vampira era già dietro il mostro, posta a pochi metri dalla macchina su cui a momenti si stava per compiere l'omicidio. "Sappi che non ti temo, devo fermare il tuo bagno di sangue, malvagia prostituta del demonio." La donna si ergeva al centro dello bosco con le gambe divaricate; la sua figura era dritta e imponente, tanto da sembrare rigida come una statua, e stendeva davanti a sé le braccia stringendo tra le mani una croce che, illuminata dalla limpida luce della luna, sembrava dorata. Vestiva una gonna color panna, che scendeva sotto il ginocchio, e una camicetta bianca. La sua chioma alla luce del satellite risplendeva di un biondo quasi accecante. Emily guardò la sua antagonista sempre più stupita, poi disse: "Chi sei? Come osi disturbarmi; non puoi sapere quale essere potente ti trovi davanti?" "Te l'ho detto, non ho paura di te; sono un angelo sceso dal paradiso per mettere fino all'orrore di cui sei l'artefice, ma non ti preoccupare: grazie a me finalmente ti libererai dalla tua dannazione." "Cosa vuoi saperne tu delle miei sofferenze, pazza incosciente; cosa pensi che stessi per fare?" La donna angelo sorrise con sarcasmo: "Vuoi che non conosca il tuo male, uccidere per succhiare la vita degli uomini, ingiustamente e crudelmente." Il tono di voce della vampira allora si attenuò; ormai aveva capito di avere un nemico valoroso davanti a sé e si apprestava allo scontro. "Forse in quello che dici c'è qualcosa di vero; forse il mio è solo un egoismo malvagio, ma hai mai pensato a cosa si prova nel sentirsi bruciare la gola e non poter porre fino al dolore semplicemente con dell'acqua, come fanno gli uomini, ma avere bisogno di sangue." "Dio è l'unico vera fonte che può togliere ogni sete, ma tu l'hai dimenticato." Emily non ascoltò nemmeno quanto aveva detto la donna angelo, le cui parole sembravano frasi fatte, dette tanto per non voler capire: "Hai mai provato a sentirti morire perché ti abbandonano le energie e non poter salvare la tua vita comprando semplicemente del cibo o anche, al limite, chiedendo l'elemosina?" "Ma tu non hai mai chiesto aiuto a Dio nel tuo calvario, è questo che è imperdonabile." La vampira non ascoltò neanche stavolta le parole della sua antagonista; si era sempre più avvicinata a lei, ma prima di raggiungerla volle dire un'ultima cosa: "Hai mai provato a sentirti crescere nel corpo una forza incontrollabile, a temere questo potere che ti è stato donato dal diavolo e pensare che nemmeno Dio può aiutarti a controllarlo?" Emily era a pochi metri dalla donna angelo, prima di aggredirla volle avvertirla del pericolo che stava correndo: "Sei molto coraggiosa, come Cristo ti stai sacrificando per loro quando loro nemmeno considerano la tua sofferenza. Stai attenta con quella croce; dopo un po' di tempo si inizia a non temere tali oggetti." La vampira si avvinghiò al collo della donna angelo, saltando su di lei con uno scatto improvviso. La vittima non ebbe nemmeno il tempo di ribellarsi all'aggressione; si ritrovò costretta a terra dalla forza di quell'essere i cuoi occhi, che adesso la guardavano mentre si sentiva strozzare, trasmettevano un odio profondo e incontrollabile. In quell'espressione c'era tutto il risentimento di chi aveva da sempre vissuto con dolore una punizione inflitta solo per ironia della sorte, solo perché una sera, senza rendersene conto, aveva provato un sentimento intenso per uno sconosciuto. "Prima ti ucciderò e poi berrò il tuo sangue per estinguere la mia eterna sete." La vampira, mentre ormai la vittima aveva abbandonato sul suolo la sua croce dorata, aveva aperto la bocca e mostrato i canini acuminati in un ghigno demoniaco; era pronta a completare il suo assassinio, ma d'un tratto gli tornò alla mente quanto aveva detto poco prima: "Come Cristo ti stai sacrificando per loro, quando loro non considerano nemmeno il tuo dolore." Dentro di Emily quelle parole adesso risuonavano come un ammonimento, quello che stava provando era davvero pietà? Lasciò la sua vittima appena in tempo prima che soffocasse, poi si alzò e girandosi dal lato opposto alla donna angelo ripeté a voce alta quella frase: "Sì, ti stai sacrificando per loro, ma loro nemmeno considerano il tuo dolore." L'esitazione gli fu fatale: appena l'antagonista riprese fiato, impugnò la sua croce e, estraendo il lato più lungo, sfoderò un pugnale con cui uccise la vampira, poi bevve avidamente il suo sangue, fino a trasformarsi a sua volta in un essere demoniaco. Al cadavere che giaceva ai suoi piedi disse: "Stupida, come hai potuto pensare che fossi veramente un angelo; forse gli angeli nemmeno esistono. Da molto tempo osservavo la tua vita e volevo sostituirmi a te, per avere potere e bellezza." La lotta per la sopravvivenza per Emily era finita; era bastato un attimo di distrazione, la buona volontà di provare di nuovo, dopo tanti anni, un sentimento positivo, per condurre la vampira alla morte. La sera adesso c'è una nuova prostituta sul marciapiede al limite del bosco.
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Giampaolo Giampaoli
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