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LE INTERVISTE
DI PB
Morena
Fanti intervista
NICOLA AMATO
Chi
è Nicola Amato?
Nicola
Amato, scrittore,
giornalista freelance, tecnologo della
comunicazione audiovisiva e multimediale,
laurea conseguita presso l'università
di Ferrara, ha anche una Laurea in Ingegneria
Informatica presso università di
Londra e ha frequentato una varietà
enorme di corsi che lo rendono un grande
esperto di sicurezza, reti, steganografia,
web e comunicazione audiovisiva e multimediale.
Si occupa di CIS (Communications and Information
Systems ) per conto della NATO. Nello
specifico, si occupa di reti informatiche,
sicurezza informatica, software applicativi,
attività di docenza per Web Content
Managers.
E' impegnato, inoltre, in attività
di docenza universitaria della materia
"Scritture Segrete" nel corso
di laurea in Scienze della Comunicazione
presso l'università Insubria di
Varese.
Autore di diversi manuali tecnici per
conto della NATO concernenti le reti informatiche,
topologia delle reti, tipologia delle
reti, sicurezza informatica, html, Web
Content Manager.
Autore dei saggi "Piero Angela"
(Iuculano editore) e "La steganografia
da Erodoto a Bin Laden" (Iuculano
editore), ha da poco pubblicato il romanzo
"Il clochard" (Il Melograno
editore).
Dalla steganografia alla vita di strada,
il passo è la scrittura
Una mente vivace e acuta, pronta a recepire
ogni nuovo messaggio e a lanciare input a chi
legge. Nicola Amato, brillante giornalista e
docente di materie dal nome astruso e quasi
fantascientifico, passa con grande disinvoltura
dai saggi agli articoli d'arte, proseguendo
per la comunicazione e la sicurezza nel web.
Ha scritto un bellissimo saggio su Piero Angela,
che Amato definisce "grande divulgatore
scientifico dal linguaggio accessibile a tutti".
E questa del linguaggio è forse la stessa
arma che anche lui usa nei suoi articoli: argomenti
all'apparenza ostici, trattati con semplicità
e resi comprensibili a chi legge, come nel suo
saggio La steganografia da Erodoto a Bin Laden.
E così diventa naturale per noi, dialogare
di steganografia e disquisire su testi segreti
e stegoanalisi. Da questi argomenti e da una
scrittura quasi scientifica, seppur accessibile
a tutti, Nicola Amato è approdato, infine,
al romanzo Il clochard (edizioni Il Melograno)
che tratta della vita di strada, dei barboni,
degli emarginati e proprio da questo suo romanzo
iniziamo a conoscerlo meglio.
Uno scrittore scrive spesso di cose che
conosce. Suppongo che lei non abbia esperienza
di vita di strada, come il protagonista del
suo romanzo, quel clochard che prima era un
manager di successo. Come è riuscito
a rendere così vero il suo personaggio
nel romanzo? Diciamo innanzi tutto che sin dalla fase
iniziale di elaborazione del romanzo in questione
ho voluto dare un'impronta di dura realtà,
senza lasciarlo fine a se stesso. Per raggiungere
quest'obiettivo ho alternato per diverso tempo
la stesura del libro a momenti d'incontro e
lunghi dialoghi con diversi clochard che di
solito affollano le stazioni ferroviarie delle
grosse città. E le garantisco che, al
di là delle varie motivazioni che li
hanno indotti ad abbracciare la vita di strada,
dentro quei corpi malridotti c'è una
carica indescrivibile di saggezza e umanità,
uno scrigno prezioso che ho cercato di aprire
delicatamente per poterne beneficiare. Tutto
ciò ha fatto sì che io mi immedesimassi
nel personaggio del romanzo trasferendo in lui,
in totale simbiosi, le emozioni vissute.
Parlare di vita di strada, povertà,
amicizia, esseri invisibili ai margini della
società, è un modo per farci riflettere
su dove stiamo andando e cosa stiamo perdendo
di vista? Esatto. E' proprio questa la modesta pretesa
del mio libro. La nostra società, troppo
presa dalla frenesia del raggiungimento di mete
correlate con i beni materiali, sicuri portatori
di felicità effimera, è diventata
sempre di più insensibile e sta pian
piano perdendo di vista i reali valori della
vita. Bisognerebbe invece avere la volontà
e la necessaria serenità per sdoganare
la felicità dal denaro. Insomma, è
vero che i soldi aiutano a vivere meglio, ma
non sono tutto nella vita e non devono rappresentare
assolutamente il filo conduttore della nostra
esistenza.
Prima di questo romanzo, ha scritto due
libri che hanno una veste molto diversa: uno
su Piero Angela e un altro che tratta di steganografia.
In che modo la scrittura di un romanzo si differenzia
dagli altri libri che hanno un'impronta più
'saggistica'? In genere, alla scrittura di un saggio
si arriva passando inevitabilmente attraverso
le fasi dell'acquisizione cognitiva dell'argomento
trattato e lo studio approfondito delle relative
fonti. Un romanzo, invece, è frutto quasi
esclusivo della propria fantasia e immaginazione
che devono essere trasferiti nell'arte della
scrittura attraverso le proprie emozioni e i
sentimenti.
Ha trovato più difficoltà
per pubblicare questo libro rispetto ai precedenti? No, anzi. In genere gli editori sono portati
maggiormente a pubblicare i romanzi piuttosto
che i saggi. Questo perché le statistiche
inerenti le vendite dei libri riferiscono che
in Italia si legge pochissimo e, quel poco che
i lettori leggono, preferiscono la narrativa
alla saggistica, considerata più pesante
ed impegnativa come lettura. Per quello che
riguarda invece il processo comunicativo che
conduce alla pubblicazione, ritengo che la scrittura
di un saggio sia più ostica rispetto
a quella di un romanzo. Non solo per quello
che concerne la difficoltà del pieno
apprendimento della materia che si vuole descrivere,
ma anche per il come questa viene proposta al
lettore. Infatti, mentre la narratività
di un romanzo è parte integrante del
suo processo comunicativo, il saper dosare invece
il giusto collante narrativo in un saggio, per
renderlo facilmente fruibile al lettore e riuscire
a trasmettergli i contenuti, è una dote
di difficile acquisizione.
L'idea del libro su Piero Angela è
nata da un suo articolo in cui lei condannava
la tanto discussa TV spazzatura. Qualcuno, leggendo
l'articolo, definì Piero Angela come
giusto oppositore di quel tipo di TV. Vi siete
poi incontrati di persona per realizzare un'intervista
che è a conclusione del libro. Com'è
stato incontrare Piero Angela? Piero Angela è un personaggio straordinario.
In privato parla con la stessa pacatezza di
toni e chiarezza di linguaggio esattamente come
si comporta a Superquark. È davvero un
genio della comunicazione e un mostro di efficacia
comunicativa. Come ho scritto nel libro, Piero
Angela ha avuto il merito e la capacità
di avvicinare due mondi che durante il corso
della storia si sono sempre cercati senza mai
avere la capacità, e forse la volontà,
di incontrarsi: il mondo della cultura e il
mondo fatto di gente comune. In conclusione
dell'intervista Piero Angela mi ha detto: "Cerco
di essere sempre dalla parte della gente per
quello che concerne il linguaggio e dalla parte
della scienza per i contenuti". E' questa
dunque la strada da seguire per chi vuole fare
della comunicazione seria ed efficace: tematiche
interessanti e complesse spiegate con un linguaggio
accessibile a tutti.
Leggendo del suo lavoro, e mi riferisco
allo specifico di sicurezza e linguaggio mediatico,
ci si potrebbe fare un'idea della sua mente
come molto razionale e del suo modo di relazionarsi
con la scrittura come molto pratico ed essenziale.
Poi arriva questo romanzo, su un tema tanto
diverso e complesso e ci si chiede come si concilia
con gli altri suoi interessi. Tutto sommato, ciò che funge da catalizzatore
per le mie attività è proprio
la comunicazione. Anche se devo affermare che
comunicare attraverso la scrittura è
indubbiamente l'atto comunicativo più
difficile da realizzare, e lo è ancor
di più quando si tratta di narrativa.
Infatti, mentre i linguaggi non verbali della
comunicazione che coadiuvano l'esposizione orale
sono rappresentati in genere dalla mimica facciale,
dagli atti prossemici e dalla gestualità,
la difficoltà maggiore del comunicare
attraverso la scrittura, invece, sta proprio
nella capacità di trasferire il significato
di tali linguaggi nelle parole scritte.
In un articolo lei ha scritto: "Capire
il terrorismo oggi, dunque, significa comprendere
come i principali movimenti terroristici utilizzano
Internet. Le notizie che leggiamo giornalmente
riportano sempre l'ultimo anello della catena
terroristica. Ossia un video su un sito, una
rivendicazione su un forum, un sito terroristico
che invia minacce. Non si entra però
mai nel merito dei vari dettagli su come, per
esempio, un comunicato arrivi materialmente
su Internet, come la presenza di un video o
comunicato venga promossa online." Queste,
credo di capire, sono le applicazioni 'pratiche'
della steganografia. Mi piacerebbe che ci spiegasse
meglio questo pensiero e cosa è la steganografia,
nome così pieno di mistero. Molto spesso, le analisi sul terrorismo
fatte dai media si soffermano quasi esclusivamente
sul fatto in se stesso senza cercare di comprendere
ciò che ha causato tale evento. E' come
se un medico analizzasse un paziente ed arrivasse
alla conclusione che è malato, senza
andare a fondo per scoprire cosa ha causato
la sua malattia e come un determinato virus
sia entrato nel suo corpo. Se così facesse,
il paziente, una volta guarito, si ammalerebbe
di nuovo dello stesso virus. Non basta quindi
limitarsi ad analizzare il contenuto di un video
terroristico, ma si rende altresì necessario
andare a fondo e cercare di scoprire chi ha
prodotto quel determinato video, chi lo ha messo
su Internet. In tutta questa situazione la steganografia
la fa da padrone. Si tratta concettualmente
di una tecnica elusiva della comunicazione,
di origini antichissime, che consente a due
individui di comunicare tra loro senza che una
terza persona si avveda del fatto che un qualsiasi
tipo di comunicazione sia avvenuta. Le tecniche
moderne di steganografia consentono, in pratica,
di nascondere un messaggio di testo all'interno
di un file digitale, quale può essere
un'immagine, semplicemente andando a sostituire
i bit del file di testo con i bit meno significativi
della codificazione dei vari pixel di un'immagine,
mi riferisco, per i neofiti, a quei piccolissimi
quadratini di cui una qualsiasi immagine è
formata. Il risultato è sorprendente
ed il messaggio segreto quasi impossibile da
estrapolare: l'immagine originale e quella in
cui è stato iniettato un file di testo
sono perfettamente identiche, sia in termini
di risoluzione grafica sia in termini di spazio
occupato sulla memoria di massa.
Questa immagine di Bin Laden che manda messaggi
nascosti in file sparsi nel web, mi affascina
e mi impaurisce nello stesso tempo. E' questo
il grande fascino del mistero di queste pratiche,
che agli occhi di tanti di noi, sembrano quasi
stregonesche? Si, è vero. E' proprio il fascino
dell'occulto e del segreto. Del resto, tutto
ciò che ci sembra inarrivabile, che non
riusciamo a scoprire o non sappiamo dare una
spiegazione si vela di mistero e per certi versi
siamo portati ad assimilare tali eventi ad una
sorta di stregoneria.
Lei ha tanti interessi e tante passioni,
così varie e molteplici. Quale sceglierebbe,
se potesse farlo, come attività prevalente?
Un bel giro di parole, per chiederle a quale
progetto si sta dedicando ora. Non c'è, in effetti, un'attività
che prevale su di un'altra. E' invece il complesso
delle attività comunicative a 360 gradi
che vorrei portare avanti. Il mio progetto futuro,
quindi, non è altro che proseguire nel
lungo percorso che ho intrapreso. Tra i miei
progetti in atto ci terrei a segnalare l'inizio
della stesura del mio prossimo libro, un romanzo
pieno di mistero ambientato nel Seicento, in
piena Inquisizione, e le attività in
ambito comunicazione connesse col mio nuovo
incarico di responsabile delle relazioni pubbliche
dell'Associazione Servizi Culturali, organizzazione
NON PROFIT che ha come scopo primario quello
di promuovere e diffondere la letteratura italiana
esordiente ed emergente, con dei progetti, inoltre,
volti a sostenere Enti ed Associazioni benefiche.
Per gentile concessione
di Morena Fanti
e Nicola Amato
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