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I Chiari di Lina
di Tiziana Masucci
Pubblicato su SITO
Anno
2009 -
Edizioni Sabinae
Prezzo €
15,00 -
149 pp.
ISBN
9788896105221
Una recensione
di
Rebecca Alinari
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I CHIARI DI LINA: una biografia dirompente
“Lina mostra una particolare ammirazione per una regista del passato, Leni Reifenstall, Cor cavolo Hitler avrebbe avuto tanta popolarità se non ci fosse stata lei a girare quei films…era proprio gagliarda con la macchina da presa. Poi, pensando a quell’orrore che è stato il Nazismo, si affretta ad aggiungere: Ma a li mortacci sua!. Questo è quello che si legge sulla quarta di copertina della nuova e spumeggiante biografia- I Chiari di Lina (Edizioni Sabinae)- scritta da Tiziana Masucci. Talento ironico allo stato puro! Credo che Lina Wertmuller debba esserne orgogliosa. Ricordiamo che la Wertmuller è stata prima regista donna ad essere stata insignita di quattro nominations all’Oscar nel 1975 per il suo film Pasqualino sette bellezze, una pagina importante della storia del cinema italiano a cui la frizzante scrittrice Tiziana Masucci dedica, giustamente, un capitolo del libro: santa a New York, scomunicata a Roma, in cui racconta il successo planetario della Gianburrasca cineasta con tanto di corredo di articoli del tempo (una chicca per gli appassionati) e si sofferma sul sempre, ahìnoi, attuale motto degli italiani del Nemp propheta in patria; di quanto l’Italia sia un Paese senza memoria, o meglio, di quanto questa memoria si riaccenda sempre post-mortem. Non ci dimentichiamo che negli ultimi anni di vita Federico Fellini, ora tanto osannato e iper-celebrato, elemosinava ai produttori attenzione per realizzare un film, quel film che nessuno gli ha fatto fare. Fellini muore dimenticato, come Pasolini, come Rossellini, come…beh, la lista è lunga. Salvo, poi, essere, ripescati da un certo filone di critica on fashion che rilancia il nome, ne rivaluta l’operato soprattutto se viene apprezzato all’estero, è come se scattasse un meccanismo di appartenenza o di simil patriottismo del made in Italy per cui Fellini, a tutt’oggi, è un prodotto di cui vantarsi, peccato che sia scomparso con l’amaro in bocca e rifiutato dal “mercato”. Ma, polemiche a parte, torniamo a questa biografia di Lina Wertmuller che mette d’accordo sia i suoi estimatori che i suoi detrattori. E’ un libro graffiante, sottile e godibilissimo che sonda nella profondità e, forse nelle debolezze, di un personaggio che sembra inossidabile ma si scopre avere perfino debolezze. Tenere ma debolezze. In fondo chi non le ha! Questo libro se fosse stato pubblicato negli States sarebbe diventato una sit-com, un occhio divertente e, a tratti, sferzante, sul mondo delle paillettes che incontra e, spesso si scontra con la realtà. Si potrebbe pensare al meraviglioso film Driving Mrs Daisy o anche al Diavolo veste Prada ma il sapore di questo libro è più sarcastico, a tratti sarcastico, e non ha niente del melò imposto da un certo tipo di esigenze di vendita, sicuramente si capisce che l’autrice è una “tosta” e sa tener testa alla regista che è altrettanto “tosta”. Divertente anche il confronto-scontro non solo tra due diverse generazioni ma tra background: intellettuale la giovane e brava sceneggiatrice con la passione per l’Inghilterra e per Totò; pragmatica e caciarona la vegliarda regista con la sua proverbiale schiettezza. I chiari di Lina ha il sapore del diario, del resoconto, della cronaca, perfino del monito. Piacevole, esilarante in alcuni punti, grottesco in altri. La Masucci ha una arguzia che segna, uno stile che potrebbe riaprire quelle finestre, troppo chiuse, su una narrativa ormai ammuffita. Ho letto che è di formazione anglofona, infatti dal suo stile si evince, nell’eleganza della battuta, nel fluire del discorso. Insomma, leggi questa biografia e ti sembra di vedere le scene susseguirsi, di viverle, di esserne protagonista. Finalmente, la pagina si vede e il cinema si legge.
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