Il #comingoutday è appena trascorso. Anche per questo motivo scelgo di segnalare, a chi non l’avesse ancora letta, la “lettera a suo padre” di Carlo Giuseppe Gabardini, edito da Mondadori all’interno della collana Strade Blu. Ho avuto il piacere d’intervistare Carlo Gabardini nel mese di Luglio 2016 al Teatro Strehler di Milano, in occasione del Festival Mix, insieme alla blogger di spicco Laura Mango (anche lei in libreria dal prossimo novembre con l’editore 001). Il volto e la penna di Gabardini sono già noti a molti per la sua interpretazione di Olmo nella serie TV Cameracafé, di cui è stato anche autore.
Pieno di speranza com’è, il titolo del suo libro non può che sedurre: “Fossi in te io insisterei”. Ricorda un po’ quel “Si può fare” che dà il nome alla trasmissione radiofonica che Carlo Giuseppe (così lo chiamava suo padre) conduce ogni domenica su Radio 24 con Alessio Maurizi.
L’esortazione “io insisterei” compare per la prima volta a p.59, e subito diventa chiaro che qui non si tratta solo dell’autore. “Fossi in te io insisterei” è ciò che tutti abbiamo sempre sognato (o sogniamo ancora) di sentirci dire.
L’urgenza di scrivere questo libro, anzi questa lettera “sulla vita ancora da vivere”, nasce in Gabardini non solo dalla scomparsa del padre integerrimo, ma dalla necessità di realizzare la propria felicità. La scrittura di Gabardini è immediata, cristallina, divertente anche nei passi più commoventi, e afferma la sua abilità innata di autore televisivo. Grazie al confronto con la figura del padre, Carlo Giuseppe ci porta per mano attraverso un percorso di crescita, spesso difficile e snervante perché affermarsi è difficile e snervante, ma senza dubbio altrettanto gratificante. Alla fine è chiaro che la vita è un dichiararsi continuo: mi piace il mare, odio il mais nell’insalata, amo una donna splendida, non sopporto la competizione e la prepotenza... C’è chi avverte la necessità di annunciarlo a gran voce, chi preferisce fare rivelazioni bisbigliate, chi lasciar intendere qualcosa, e chi scrivere lettere. Lo sanno tutti, o quantomeno tutti intuiscono che non esiste un modo giusto o sbagliato. Perché alla fine non si tratta di dire quello che ci piace o no. Si tratta solo di essere. Del diritto di essere. Questa di Carlo Giuseppe è solo una parte della sua storia. Una bella storia.