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Alcune
strade portano più a un destino
che ad una destinazione
a cura di Sabina
Marchesi
Nato
in Francia agli albori della rivoluzione
industriale Jules Verne incarnò nei
suoi molteplici romanzi lo spirito intero
di un'epoca in cui ogni cosa sembrava possibile,
e così facendo anticipò molte
scoperte tecniche e scientifiche, che furono
poi confermate e perfezionate successivamente
alla pubblicazione delle sue opere.
Disegnatore, Aeronauta, Fotografo e famosissimo
Scrittore, le sue opere furono tradotte
in venticinque lingue diverse, raggiunse
fama, celebrità e sicurezza economica
con i suoi romanzi a carattere avventuroso,
di cui il più esemplificativo rimane
Il Giro del Mondo in Ottanta Giorni, del
1873, che conseguì immediatamente
uno straordinario e ineguagliato successo
internazionale, e non solo nella letteratura
per ragazzi, filone in cui viene spesso
erroneamente catalogato questo incredibile
e fertile scrittore.
I suoi libri rispecchiano tutti l'incrollabile
fede nel progresso tipica dei tempi incredibili
in cui egli visse, sogni futuristici, previsioni
e anticipazioni di scoperte scientifiche
e tecnologiche, e una rara conoscenza geografica
e naturalistica, al punto da creare con
le sue opere dei veri e propri miti letterari
rimasti unici e inimitabili in tutti i tempi.
Scioltezza espressiva e ironia nel narrare
fanno di questo autore un raro esempio di
capacità comunicativa, leggere i
suoi testi è un autentico piacere,
e ricordiamo tra le sue opere migliori Viaggio
al Centro della Terra del 1864, Ventimila
Leghe Sotto i Mari del 1873, il già
citato Giro del Mondo in Ottanta Giorni
del 1873, e il sorprendente Michele Strogoff
del 1876.
Sul finire della sua carriera letteraria
le sue opere tuttavia risultano meno leggere
e meno frizzanti, si appesantiscono, e anche
la fede incrollabile nella scienza e nelle
infinite capacità dell'uomo risulta
minata da un certo latente pessimismo, causato
in buona parte dalle sue vicissitudini personali,
che nulla tolgono però alla fertilità
e poliedricità della sua produzione.
I protagonisti dei suoi romanzi sono indomiti
avventurieri, imperturbabili gentiluomo,
eccentrici scienziati, le innovazioni scientifiche
presentate sono solo anticipazioni di reali
scoperte in procinto di realizzazione, gli
itinerari geografici sono fedelmente ricostruiti
e scientificamente documentati, facendo
della sua produzione un viaggio letterario
ed artistico, ma anche interiore, verso
la comprensione della vera dimensione umana,
tra popoli straordinari e selvaggi, lande
desolate, immensi ghiacciai o incontaminate
profondità marine.
Il più rappresentativo in assoluto
è il romanzo il Giro del Mondo in
Ottanta Giorni in cui si narra. con un tipo
di ironia sottilissima e scanzonata, le
bizzarre avventure di un nobile inglese
che decide per scommessa di tentare di compiere
il giro del mondo in ottanta giorni.
Phileas Fogg con perfetto stile britannico
decide di accettare una scommessa comodamente
seduto nel salottino del suo club e senza
porre tempo in mezzo parte per realizzare
l'impresa, impegnando il suo intero capitale,
cosa che non gli vieta di conservare per
tutto il viaggio quello spirito scanzonato
e flemmatico che è tipico dei gentleman
inglesi. E particolarmente interessante
e il tipico umorismo impiegato da Verne
nella caratterizzazione dei personaggi dove
le principali peculiarità della buona
società inglese vengono spiritosamente
raccontate e proposte da uno scrittore francese.
Non a caso Passepartout, il buon maggiordomo
di Fogg, è francese, e da questo
confronto nascono tutta una serie di squisitissime
scene che sono state rese molto bene dalla
famosa riduzione cinematografica interpretata
da David Niven, che imperturbabile e flemmatico
attraversa i continenti apparentemente incurante
dei ritardi, della possibilità di
perdere il suo patrimonio, sovranamente
indifferente di fronte ai contrattempi,
trovando perfino il tempo di salvare strada
facendo una giovane nobile indiana, che
poi sposerò una volta giunto in patria.
Numerosi imprevisti ostacolano il compimento
dell'avventura, a partire dal maggiordomo
che si ubriaca per finire con un agente
che sorveglia e segue la spedizione convinto
di aver riconosciuto in Fogg un malfamato
avventuriero e famoso ladro internazionale,
gli espedienti attuati da questo indesiderato
compagno di viaggio rallentano e ostacolano
i nostri eroi, ma alla fine nonostante il
prodigioso ritardo accumulato la scommessa
è vinta, in modo rocambolesco.
Dopo varie disavventure e contrattempi alla
fine Fogg affitta addirittura una nave intera
per giungere in tempo a destinazione, ma
ahimè arriva a Londra un solo giorno
dopo la data prevista. Flemmatico come sempre
accetta la sua sorte di buon grado, dedicandosi
alle normali attività di chi ritorna
da un viaggio, quando improvvisamente il
suo sguardo cade sul giornale, la data non
è quella che lui credeva, viaggiando
sempre verso Est ha guadagnato un giorno,
e perciò è effettivamente
rientrato a Londra nel termine previsto
dalla scommessa, ma attenzione, ormai gli
restano solo pochi minuti per giungere al
club in tempo, dove effettuerà il
suo ingresso trionfante proprio sull'ultimo
rintocco di mezzogiorno, materializzandosi
giusto in tempo per riscuotere il premio,
davanti ai soci allibiti che, orologio alla
mano, si preparavano a brindare alla sua
sconfitta.
Libro senza tempo che ci affascina e ci
rapisce, questo giro del mondo risulta godibilissimo
sia per le curatissime annotazioni geografiche,
sia per l'originalità dell'idea,
sia per la fantasiosa ironia che si scopre
nell'ascoltare un francese che descrive
vizi e virtù del popolo inglese,
e anche soprattutto per l'incredibile diario
di bordo che al suo interno è racchiuso
e che ci mostra come ogni viaggio debba
essere vissuto.
Paesaggi, personaggi, abitudini, usanze,
costumi, religioni, mezzi di trasporto cambiano
da paese in paese, da nazione a nazione,
da continente a continente, e il vero viaggiatore
è colui che sa riportare in patria
un pezzo di universo così come l'ha
conosciuto, serbandolo per sempre nella
sua memoria.
© Sabina Marchesi
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