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di pb
Il doppiogioco dell'agente letterario
di Claudia Leuci (da PB11)
Non lasciatevi ingannare, non
abbiamo intenzione di coinvolgervi nelle vischiose
e contorte trame di una spy story. Qui vogliamo
solo raccontarvi una storia i cui protagonisti
sono agenti letterari, autori e editori. E non
è necessariamente un giallo: il "doppio
gioco" del titolo è un'espressione
scherzosa e innocente che vogliamo usare per
riferirci al delicatissimo e prezioso ruolo
di mediazione che l'agente letterario svolge
a favore sia degli autori che degli editori:
la mediazione dell'agente letterario è
l'ingrediente fondamentale di questa storia,
dell'avventura di un dattiloscritto che dalla
polvere del fatidico cassetto dei sogni giunge
alla tanto sospirata pubblicazione.
La trama: un autore recapita
il dattiloscritto "transfugo" all'agente
letterario che lo prende in custodia, lo legge,
lo analizza, lo valuta sotto ogni aspetto, lo
corregge e lo migliora, se è il caso,
e se lo giudica valido e ben scritto comincia
a cercare l'editore giusto al quale proporlo.
Districandosi nella fitta selva di cataloghi,
collane, linee editoriali, servizi di promozione
e distribuzione delle più svariate case
editrici, finalmente individua quella davvero
ideale. Poi, a colpi di telefonate, fax, e-mail,
brandendo inoppugnabili schede di valutazione,
si fa strada nella redazione e corre a depositare
il testo sulla scrivania dell'editore prescelto.
Finalmente! Ma anche per l'editore, che così
trova su quella sua scrivania - zeppa di dattiloscritti
anonimi e tutti ancora da leggere - un testo
già valutato, perfezionato, e in più,
in linea con le sue scelte editoriali. Magari
proprio il testo che stava aspettando
L'agente ha svolto un lavoro di mediazione anche
a vantaggio dell'editore, i cui frutti non tardano
a maturare. Infatti, molto spesso, dopo necessarie
settimane d'attesa, l'annuncio dell'editore:
"Visto, si stampi!".
Il buon libro ha incontrato il
suo editore elettivo, e galeotto fu, è,
e sarà l'agente letterario.
C'è un che di romantico
in questa storia, è vero Ma non
dimentichiamo che quello dell'agente letterario
è un mestiere "difficile",
in cui non ci si può improvvisare.
L'agente letterario è
un operatore editoriale a tutto tondo, e il
suo ruolo strategico all'interno della filiera
dell'editoria, cioè di raccordo tra autori
e editori, necessita di un percorso di formazione
ad hoc e di una rigorosa pratica di aggiornamento
quotidiano sullo "stato dell'arte"
dell'editoria, le sue tradizioni, le dinamiche,
le nuove tendenze di genere.
L'agente letterario deve sviluppare
un'ottima capacità di lettura e valutazione
di ogni testo, non solo "in assoluto",
cioè sulla base della qualità
intrinseca della scrittura, ma anche in relazione
al contesto editoriale di riferimento, per metterne
in luce limiti e potenzialità rispetto
a modelli e tendenze, ma anche per definire
la strategia di promozione adeguata, che si
risolve - in parte - nella ricerca di quelle
case editrici dove il testo può avere
più chance di pubblicazione.
Questo è il lieto fine
possibile se l'agente in questione è
un professionista che mira a promuovere opere
valide presso editori veri. Un professionista
serio e competente e non quell'essere cinico
a cui ci hanno abituato le barzellette, che
specula sui sogni di autori sprovveduti con
la complicità di stampatori avidi e pseudo-editori.
Non sono né agenti né editori,
ma truffatori belli e buoni. Con personaggi
sì fatti la storia non può che
precipitare verso un finale tutt'altro che felice
e il "doppio gioco" del titolo è
sinonimo, purtroppo, di un'infida strategia
ai danni dell'autore.
Ecco la truffa ordita a regola
d'arte: l'agente doppiogiochista si conquista
la fiducia dell'autore prospettandogli servizi
gratuiti o a costi irrisori, premi letterari
di dubbia serietà in particolare,
le armi tradizionali della truffa sono le schede
di valutazione gratuitamente lusinghiere: contengono
lusinghe al narcisismo dell'autore, gratuite
non solo al portafoglio dell'autore, ma anche
alla favella dell'abile pseudo-agente, il quale
, è certo, non legge i dattiloscritti,
e comunque non li legge mai ai fini di una valutazione
seria e veritiera. Così lusingato, volentieri
l'autore si rivolge all'editore indicatogli
dall'agente truffaldino: un mero stampatore
che chiede una "esigua somma" nell'ordine
delle migliaia di euro come contributo per le
spese di stampa, promozione, distribuzione,
e, visto che c'è, anche per i servigi
dell'agente.
Se, invece, l'agente non fa capo
a un editore-stampatore, con il vecchio trucco
della scheda gratuita e lusinghiera persuade
l'autore - tutti gli autori che gli capitano
a tiro - a firmare un contratto di gestione
editoriale, che gli costa "solo" 800
euro all'anno: per questa cifra l'agente può
tirare per le lunghe la ricerca di un editore
disposto a pubblicare un testo che con buona
probabilità non è affatto né
un capolavoro né un umile testo degno
di nota.
Ma gli esempi e i racconti di
truffa si sprecano, perciò se qualcuno
di voi è alla ricerca di un agente letterario
serio e competente è bene che verifichi
prima alcuni requisiti di garanzia. Il primo,
imprescindibile, è il costo del servizio:
ogni agenzia letteraria è un'attività
commerciale che offre un adeguato sostegno a
autori e editori tramite i suoi servizi, che,
lungi da ogni mero scopo di lucro, hanno un
costo, a meno che non siano previste altre fonti
di guadagno...
Per evitare commistioni specifichiamo
subito che Il Segnalibro e poche altre Agenzie
in Italia si distinguono per criteri professionali:
vi invitiamo sul nostro sito a leggere il vademecum
di una vera agenzia e i suoi requisiti di garanzia
che potranno tornare utili nella vostra ricerca...
a lieto fine.
A cura di Claudia Leuci
dell'Agenzia letteraria "Il Segnalibro"
www.ilsegnalibro.it
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