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Fiore di vetro
di Stefano Massetani
Pubblicato su SITO


Giovane Holden Edizioni
Prezzo € 12,00- 64pp.
ISBN 9788863962123

Una recensione di Davide Cariola
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 Fiore di vetro

Come l’amore imperfetto è il sentimento univoco, tendente ad idealizzare fino all’idolatria l’oggetto della propria passione, in Fiore di vetro c’è la conseguente presa di coscienza, spesso tardiva e talvolta tragica, dell’impossibilità di ricevere una quantità, anche minima, di amore da parte di chi ha assorbito completamente il nostro vivere quotidiano. (estratto da Fiore di vetro)

L’amarezza traspare da queste parole che riescono a concedere un piccolo assaggio di ciò che poi si potrà trovare all’interno della raccolta poetica. Evidentemente, l’amore è al centro di ognuno dei componimenti presentati dall’autore; non si tratta però di un sentimento trasportato dalle più gradevoli sensazioni di gioia, serenità e appagamento, sensazioni che solitamente vengono veicolate da un rapporto sano tra due persone. In questa circostanza salta all’occhio un amore imperfetto che accompagnato da tante sfaccettature differenti.

Il dolore provocato da una situazione che pare sul ciglio di un baratro profondissimo dal quale è impossibile risalire: 

Perché nel tuo sfaccendare compulsivo, / il tuo sguardo non incrocia mai il mio? / Osservo di nascosto i tuoi occhi, / e li vedo portare ancora tracce di quel mare, tempestoso e lontano, / spettatore di mille naufragi del mio orgoglio, / dove ancora resisto, / aggrappato al relitto di un amore che a stento galleggia ancora. (estratto da Fiore di vetro)

Come in molti altri casi, la persona che più si è prodigata per mantenere vivo il rapporto è anche la stessa che più subisce le conseguenze dell’abbandono e della conseguente speranza di un ritorno dell’amata. Componimenti come Ti aspetterò, Le parole non dette, Vuoto a perdere, manifestano in maniera evidente il senso della mancanza, dell’attesa che tale sensazione possa svanire perché provoca profonde ferite che l’occhio non vede, ma che è il cuore a percepire.

Sono giorni tristi quelli in cui mi rendo conto / di essere stato un vuoto a perdere. / Un contenitore d’amore, / usato e schiacciato tra le tue mani, / per poi esser gettato via, senza pietà, / nell’arida discarica del tuo cuore. (estratto da Fiore di vetro)

Inevitabilmente, l’assenza della donna amata e desiderata fa affiorare tutta una serie di immagini, ricordi di attimi felici o, semplicemente, di momenti trascorsi assieme, quando ancora l’amore sembrava almeno un’illusione. E, a questo proposito, principali colpevoli di queste reminiscenze sono i sogni e i ricordi che tappezzano i componimenti e creano le metafore più suggestive.

Tra le varie figure proposte spiccano quelle legate da una parte al tema marino e dall’altra alla strada. Nel primo caso possiamo dire che si tratta di parole e attimi che rimandano indubbiamente a ricordi radicati nella mente, ma, al tempo stesso, forse vogliono comunicare un messaggio malinconico: il mare che, per colpa delle sue onde, spazza via il ricordo della donna amata, simboleggiato dall’orma lasciata sulla sabbia, dalla materia che dovrebbe in qualche modo congelare un rapporto che, tuttavia, è stato travolto da un mare inclemente. Per quanto concerne la strada, l’autore è in cerca della propria, del percorso più rapido per rialzarsi, per riappropriarsi della propria anima, benché la speranza sia legata indissolubilmente a un ricongiungimento con la donna amata, un’altra possibilità, un bivio che possa riportare le loro strade, ora distinte, su un’unica retta.

Continuo a stento il mio viaggio, / fermandomi a dissetarmi in specchi d’acqua pura, / tentando di scacciare la sete d’averti persa. (estratto da Fiore di vetro)

In più di un’occasione il malessere dovuto all’abbandono si sprigiona grazie al pianto. All’interno dei versi, il tema viene trattato a più riprese, finché l’autore giunge al punto in cui non ha più lacrime da versare; reso apparentemente immune al dolore provato, la sua rigenerazione parte proprio dalla consapevolezza che, ad un certo punto, bisogna sapersi lasciare alle spalle ciò che più danneggia l’anima e il cuore per poter provare a ripartire.

Non piango più, / perché ormai mi sono reso immune, da quel tuo infido veleno, / che mi hai iniettato poco a poco, / e che ha rischiato di uccidermi l’anima. / Non piango più, / col cuore stretto da uno spago in una valigia di cartone. / Sordo al canto delle tue sirene, / lascio alle spalle un mondo che più non mi appartiene. (estratto da Fiore di vetro)

Per concludere, la silloge poetica presenta il tema dell’amore nel suo lato più malinconico e pessimista. Qui non troverete riferimenti all’amore che sboccia, ma alla sua deriva e ai sentimenti che questa comporta nella persona che, nonostante tutto, è ancora innamorata. Attraverso componimenti ben ideati, puntellati qua e là da immagini evocative, l’autore apre il suo cuore al lettore e lo accompagna lungo l’arduo e irto percorso che lo conduce all’inferno e, faticosamente, lo fa passare oltre, sino a una nuova vita da scoprire.


Una recensione di Davide Cariola



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