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Fanzine e fumetti
Alcuni accenni di prassi sull’editoria fanzinara
fumettistica italiana

a cura di Gianluca Umiliacchi


1960 - Le origini

[copertina del n. 1 di Comics (1965) la prima testata fumettistica fanzinara italiana]Sono già trascorsi circa cinque decenni dagli esordi sulla scena nazionale di nuovi modi e mondi di fare e di pensare la comunicazione, un'inedita divulgazione edificata sull'impiego di produzioni stampate ad esclusiva opera di appassionati: le fanzine, ovvero fans magazine, rivista dei/per gli appassionati. Una prolifica produzione che ha, con i suoi quasi cinquanta anni di frenetica attività, contribuito notevolmente allo sviluppo e alla crescita grafica, artistica e narrativa del linguaggio socio-culturale, al punto di arrivare a dare la giusta dignità a prodotti troppo spesso sbeffeggiati, ricchi invece di enormi potenzialità comunicative, formative e artistiche.
Questa nuova era prende avvio all’inizio degli anni Sessanta, assumendo come data di partenza la più vecchia testata dell'editoria fanzinara nazionale, anni nei quali comincia ad affermarsi, a livello sociale, la cosiddetta paraletteratura (letteratura di consumo) tra le quali file si trova anche il fumetto, ed è in quel periodo che la produzione fanzinara italiana si avvia ad affrontare tale ambito. Nel 1965 vede la luce a Milano ad opera duo Alfredo Castelli e Paolo Sala, il primo numero di "Comics" bollettino del milanese Comics Club 104. Era l'inizio, ci si avviava gradualmente a riempire il vuoto e il silenzio, generati dalla diffidenza, che ancora circondava il fumetto italiano.
I fumetti, la quale produzione ufficiale veniva guardata con sospetto e gli stessi lettori confusi con adolescenti, semplici nostalgici o, peggio ancora, come ritardati (equivoci ricorrenti e mai del tutto chiariti), nel nostro paese erano considerati un prodotto per consumatori di un genere men che minore, marginale se non proprio deteriore e nocivo per la cultura sociale. Attraverso le fanzine, per la prima volta, questo mondo veniva proposto sotto una luce diversa, più attiva, dinamica e aperta: quella dei fanzinari. Il 1965 è, anche, per il fumetto ufficiale un anno di grande ripresa, infatti debutta a Milano “Linus” il mensile di fumetti impegnati, di Giovanni Gandini.
Andava formandosi, e lentamente cresceva, la voglia di esprimersi attraverso nuove impostazioni capaci di stravolgere il punto di vista stereotipato sul fumetto, facendo leva su un'eredità d'oltre oceano, pronta a fondare le sue radici nella nostra cultura. La fanzine di Castelli fu la capostipite di questo nuovo genere comunicativo nella stagione che stava cominciando. Risposte in relazione all’ambito non tardano a farsi sentire, da Genova nel 1967 un altro duo, Gianni Bono e Nino Bernazzali del Club Gli Amici del Fumetto, distribuiscono la testata fanzinara "Comic World". La strada è aperta, il percorso segnato.

La generazione seguente - 1970

[copertina de Il Fumetto (1971) la più longeva, oggi Fumetto, testata fumettistica fanzinara italiana]Visto gli effetti positivi e il valido riscontro di un pubblico, lentamente e titubanti altri appassionati si fanno avanti. Prende forma un ricambio generazionale, partendo con, nel 1970, il notiziario ciclostilato della romana ANAF che l'anno seguente con la testata "Il Fumetto" diverrà una delle più prestigiose e valide fanzine fumettistiche italiane tuttora attiva. Sono, comunque, sperimentazioni che all'inizio degli anni Settanta possiedono già una struttura ampia e in divenire, come testimoniano le innumerevoli testate che in quegli anni si moltiplicano nella configurazione sottosociale di quella comunità temporale. Da quel preciso momento si diffondono, sul territorio della comunicazione alternativa, le articolazioni di un nuovo linguaggio, saturo di ipotesi atipiche e affascinanti per i nuovi utenti. Questo è dovuto non solo all'evoluzione di una comunicazione, che vede fondersi il codice collettivo con la clandestinità ma, fondamentalmente, per la notevole produzione cartacea che scaturirà da questa neo-editoria.


Lo scenario socioculturale nazionale si trova, tacito, ad osservare la nascita di vari prodotti con un susseguirsi di testate che, in molti casi, hanno un attivo di pochi numeri per poi sprofondare nell'oblio. Fanno parte di questo 'mucchio selvaggio’, più grande di quanto lo si possa immaginare, testate come Ploff di Moscati, Cartoon, La voce del collezionista italiano, IF la seconda zine di G. Bono, Novilunio, La Bancarella di Schiaffino, Wanted Comics, Wow di F. Bona, Gulliver di Grillo, Exploit Comics, Cannibale di Tamburini, Il bollettino del Club Amici del fumetto, progenitore di Fumo di China, L'Urlo, Kiosko, e solo per citarne alcune tra le più note.
All’inizio di quel decennio, nel ‘72, viene pubblicato uno dei primi articoli dedicati al tema, firmato da Carlo Della Corte "Buon lavoro, fanzine!", sulla rivista ufficiale Eureka.
Fermenti sociali, fermenti fanzinari in agitazione.

Le nuove tecnologie - 1980

Negli anni '80 gradualmente si semplificano radicalmente le possibilità di produzione, sia per l'apporto della macchina per fotocopiare, più economica e alla portata di molti, sia per l’evento dei primi computer e relativi programmi d'impaginazione. Le nuove tecnologie, sommate alle proposte della notevole e valida produzione ufficiale, invogliano molti ragazzi di questa terza generazione a gettarsi nella realizzazione di nuove fanzine; anche loro hanno qualcosa da dire. Strip, La Striscia, Trumoon, Casablanca, Bianco e Nero, Collezionare, Linea Chiara, Lobotomia, Mangazine, Schizzo, Ballon, Popular Press, Comix, Nuvola Bianca, Il Perbenista, Il Soffione Bora(lu)cifero, Trafalgar, Simbad, Strip Tease, Cafè, Radar, Casba, Comic Book, Many Comics, Little Nemo, Gulp, Amazing Comics, e la lista potrebbe continuare all'infinito però, come di prassi, formata nella maggior parte dei casi di solo numeri zero o seguiti da una prematura fine; ma per una che cede il passo, un’altra entra in campo. Questa enorme e selvaggia proliferazione, in breve tempo, crea una situazione che tende, anche, ad evidenziare come il 'nuovo' linguaggio fumettistico, a differenza di quello degli anni '70, fatica a rinvenire una propria strada, un proprio normale percorso. In aiuto dei fanzinari arrivano, all'inizio degli anni '80, nuove riviste ad occupare il posto delle vecchie riprendendo a dar spazio, in alcuni casi anche notevole, a questa sempre più consolidata realtà recensendo e presentando al grande pubblico questi piccoli/grandi prodotti. Le fanzine stesse, come logica propria, continuano ad offrire spazio, chi più chi meno, per la promozione delle consorelle. In questa presa di posizione da parte delle riviste specializzate si evidenzia la spontanea partecipazione e collaborazione da parte dei 'nuovi' redattori, ex fanzinari; un'ampia schiera che, col passare degli anni, seguirà ad aumentare le file professionali dell’universo fumettistico ufficializzato.
Si tratta, comunque, della quiete prima della tempesta. Da li a poco si scatenerà l'ecatombe, una dietro all'altra le testate fumettistiche cedono il passo, scompaiono dagli scaffali una quantità spaventosa di riviste dedicate ai fumetti. È il periodo del totale declino e morte dei supereroi, e non solo. Le riviste contenitore scompaiono letteralmente, creando un drastico cambiamento di percorso che genera un vuoto incolmabile che ancora oggi, a distanza di tanti anni, fa sentire la sua presenza.

Verso il nuovo millennio - 1990

Nei primi anni '90 si riscontra una rilevante ripresa nella produzione dell’editoria fanzinara: Made In Usa, Glamazonia, City Lights, Flex, Fumettomania, Arena, Falzine, Mancolista, Flit, Cronaca Di Topolinia, Phumettoteca Fumetti & Media, Play Manga, Kamikaze, Underground, Jacovitti Magazine, Bubizine, Gazzetta Di Clerville (La), Fatece Largo, Matite Matte, Darkwood Monitor, Out, e si potrebbero elencare varie decine di testate…
In quel periodo il mercato fumettistico stesso si ridimensiona. Nell’ambito della produzione fanzinara, si generare un netto distacco delle tematiche affrontate, testate fanzinare dedicate al fumetto in generale, testate rivolte al fumetto americano e testate per il più sentito dei temi di quel periodo, il manga. È una vera marea di testate dedicate a quei personaggi che dallo schermo televisivo avevano, per ore e ore, fatto compagnia a questi nuovi fanzinari. In questo alacre contesto di cromatiche copertine le fanzine italiane si preparano a festeggiare, degnamente, i 100 anni del fumetto! Le vesti grafiche proseguono nel migliorarsi, a tal punto da poter arrivare ad essere concorrenziali con le migliori riviste di mercato. Non a caso, alcune di quelle testate muteranno in riviste ufficiali. Gli anni '90 vedranno molti ex fanzinari diventare professionisti del campo anche se non saranno spinti dallo stesso spirito di solidarietà dimostrato nella generazione precedente. Per la produzione dell’editoria fanzinara il periodo di quegli anni appare caratterizzato da un marcato sviluppo quantitativo ma, purtroppo, non sempre qualitativo. L'influenza del mezzo televisivo ha creato una lacerazione tra le precedenti generazioni di fanzinari e quest'ultima; cominciano a formarsi ed emergere profili diversi. Sono, anche, anni nei quali le tendenze sociali esortano nell'individuo la ricerca di notorietà, accentuano la nascita di individualismo, a discapito della ricerca comunicativa e, forse, anche per questo motivo si profila, sulla scena dell'editoria fanzinara fumettistica, la strana figura dello 'pseudofanzinaro'. È l'evoluzione graduale di una figura nuova: gli 'indipendenti' all'italiana. Può essere lecito affermare che questi non-fanzinari crescono dall'innata esigenza di rapido successo, dal desiderio di qualificazione immediata e relativo tornaconto economico. Li si può definire pseudoeditori, piccoli e autonomi, che possedendo il minimo capitale necessario per pubblicare una testata si inseriscono di diritto nel fiorente mercato fumettistico ufficiale con prodotti che non ricoprono, e non desiderano assolutamente ricoprire, le caratteristiche tipologiche delle fanzine, seppure obbligate a muoversi negli stessi ambiti.
Dopo un leggero calo di produzione, originato dall’arrivo della Rete, l’editoria fanzinara si avvia verso il nuovo millennio con un ‘contenitore’ colmo di testate!

Oggi? - 2000

Oggi, all'inizio del nuovo secolo, si osserva l'esplosione di una nuova realtà; le 'FanNet', fans Internet. Questa nuova storia, ma per i mezzi usati già vecchia, merita un approfondimento in altra sede perché la notevole mole di produzione nata, evoluta e scomparsa in Rete è talmente vasta che servirebbero uno spazio non indifferente per approfondirla. Infine, presa nel suo complesso, la produzione fanzinara fumettistica italiana in questi primi anni di nuovo secolo si può definire di marcata ascesa qualitativa e quantitativa, anche con gli ovvi sbandamenti al traino di mode e tendenze socio-culturali. Rancido, The Artist, Anomalie, Lamette, Fame!, Omonipodio… molti nomi, tantissime testate che passando indelebili fra la Rete, la stampante personale e la tipografia, riescono a giungere tra le mani di un maggior quantitativo di appassionati. Ecco perché la produzione fanzinara, in fondo, rimane quella che è naturale che sia: uno strumento essenziale d'informazione e di confronto sincero delle passioni e opinioni, nonché, espressione libera di esigenze della società civile. Ecco i motivi per i quali l'editoria fanzinara, sebbene clandestina, si configura dunque come un operato importante sia per il profilo comunicativo sociale, sia per gli intenti di raccogliere e sviluppare confronti, nonchè per l'attenzione portata sulle problematiche della specificità comunicativa.

Per questo, attraverso il codice di questa produzione bizzarra e, nel contempo, colta si può tentare una diversa lettura della comunicazione ufficiale: quel linguaggio semplice ed edulcorato che tradisce la preoccupante ipotesi dell'esistenza di un substrato atipico e indecifrabile. Una possibile e poco arbitraria definizione di quelle realtà sociali dalle quali, tipicamente, il cittadino medio prende le distanze di sicurezza, realtà accomunate nell'ambito clandestino dal quale riescono a prendere forma e voce. La produzione fanzinara italiana è un tema complesso sul quale sarebbe opportuno, nonché interessante, sviluppare una seria ricerca al fine di mettere a fuoco quella editoria sottosociale così longeva e, al tempo stesso, recente.
Qualora dovesse cessare questa produzione, contrassegnata da una linea di tendenza anticonformista sorda all'omologazione e alla standardizzazione delle formule e dei contenuti, inevitabilmente si ristringerebbero gli spazi della nostra libertà comunicativa.

a cura di Gianluca Umiliacchi
Archivio Fanzine Italiane
Associazione di Promozione Sociale
339 3085390 (G. Umiliacchi)
Casella Postale 23 - 48015 Cervia Pinarella RA

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