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Piccioni, acqua alta, gondole e gondolieri, turisti a piazza san Marco e sul ponte di Rialto: può Venezia sopravvivere agli stereotipi per i quali è conosciuta in tutto il mondo? Sì, giurano in molti: Venezia va ben oltre questi stereotipi. Venezia è una città viva, moderna, che non teme il futuro. Solo che ci vogliono occhi e bocche diverse dal solito per osservarla e raccontarla.
Nasce proprio così Venezia non sta affondando (Marsilio, pp. 184, € 17,50), una raccolta di dieci racconti e sei cortometraggi realizzati dai giovani artisti di Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione voluto da Benetton. L’intento è quello di raccontare in maniera originale una città piena di contraddizioni e incatenata ai suoi cliché. Alcuni autori riescono bene nell’impresa, facendo parlare la gente comune, i veneziani, e raccontando le loro storie ordinarie in una città straordinaria. Ecco cosa si dicono una turista e un veneziano quando danno luogo a un improbabile dialogo: “Sei contento di vivere qui? – Sì… - Non c’è niente che ti manca? La macchina, la gente… - No. Anzi, una cosa. – E sarebbe? – Non potrò mai vedere questa città per la prima volta. – Ti garantisco che è meraviglioso.”
Di incredibile tenerezza è il racconto “Kitty”, che offre una visione inedita della città attraverso gli occhi innocenti di una gattina.
Tra i racconti non mancano, poi, visioni apocalittiche, come quando Venezia diventa la ghiacciata (non solo metaforicamente) e super kitsch residenza di Babbo Natale, oppure quando brucia insieme ai turisti e al suo “Sindaco Barbuto” e viene sommersa dagli idranti nel tentativo di estinguere l’incendio. Venezia come Atlantide, insomma; Venezia che brucia come la Fenice ma che, invece di risorgere, alla fine affonda.
Tra le sventure di questa città non manca neppure la peste, diffusa in laguna da uno svedese psicopatico e idealista con evidenti tendenze al suicidio, in continua lotta col proprio alter ego conformista che ha dato un taglio a sogni e utopie.
La morte aleggia anche in altri racconti e, oltre allo svedese sparatosi alla tempia e finito in acqua, altri cadaveri galleggiano per i canali veneziani, come quello del vecchio Francesco o del quarantenne Mario. Muoiono anche Maddalena, nel suo vecchio appartamento, e una serie di personaggi che finiscono tutti dentro a un pozzo.
Nel complesso, i vari racconti rivelano una grande diversità stilistica tra gli autori, che cercano di sfruttare i luoghi (comuni) su cui è fondata Venezia per produrre effetti ora comici, ora tragici, ora provocatori. Qualche storia non convince affatto, mentre qualche altro autore accetta con coraggio il confronto con scrittori e artisti che hanno già immortalato questa città in romanzi e dipinti celebri in tutto il mondo.
Tra i cortometraggi, spicca quello di Ben Tseng (Honk Kong), che ha saputo raccontare la drammaticità di certi eventi con efficacia e ironia.
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