La rivolta
Gli operai nella mia cucina stanno sfasciando
tutto. Nuovi armadietti, sebbene
mi piacessero quelli vecchi, lo stile rustico,
il bordo appuntito che ho dipinto
due tipi di blu. Mi nascondo nella stanza da letto,
le pareti tremando mentre controllano
il peso e rompono legno che si stacca con scricchiolii
e rumori, i chiodi umani nella loro perseveranza.
Fuori, fa caldo, i manifestanti
in movimento. Li devo menzionare,
il loro coraggio. Solo ieri
ho trovato una foto su un vecchio giornale,
di me e gli studenti che io avevo esortato
a marciare sulla strada al villaggio.
Forse era per Mumia, il titolo
è disperso, e non ricordo la causa
esattamente, o tutto quello che stavamo gridando.
Ma ora, penso come niente
cede senza rottura,
senza una forma di danno a quello vecchio,
il martello di artiglio nelle mani dell’operaio,
il chiodo senza potere mentre si avvicina.
La battaglia per la dignità va avanti con le furie
di notti e giorni, quelli senzatetto unendosi
alla campagna, quelli in pensione come me accovacciati,
facendo appunti, i testimoni di come ci deve essere
dissenso, e rumore, il pavimento stesso messo su,
il piede del poliziotto nel mezzo di un calcio, messo in giù.
Revolt
The workmen in my kitchen are
tearing things apart. New cabinets,
though I loved the old, country-style
ones, the scalloped trim I painted two
shades of blue. I hide out in the bedroom,
the walls shaking as they pound and
break wood that comes away with creaks
and groans, nails human in their holding.
Outside, it’s a hot one, protesters
on the move. I feel compelled to mention
them, their bravery. Only yesterday
I came across a picture in the paper,
of myself and students I’d encouraged
to march down a street in the Village.
It might have been for Mumia; the headline’s
gone, and I don’t remember the cause
exactly, or what we were yelling.
But I’m thinking now, how
nothing gives way without breakage,
without some form of damage to the old,
the claw hammer in the hands of
the workman, the nail powerless as
he approaches. The battle for dignity rages
in the nights and days, the homeless joining
the campaign, the retired like me hunkered
down, taking notes, witnessing how there must
be dissent, and noise, the very floor coming up,
the policeman’s foot in mid-kick, coming down.
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Tintura
Scrivi che c’è solo un grado sotto zero
dove sei in Africa, tanto freddo
ti rannicchiasti con un impala.
Stamattina, le radici grigie dei capelli
crescendo, hai dovuto scegliere fra un salone
di bellezza dei bianchi o uno dei neri,
decidendo alla fine sul meno caro dei due.
Il giornale, Botswana Gazette, di oggi
racconta di una donna imprudente uccisa
da un leone. Ma la tua guida sorride e dice
che sei sicura a meno che tu non abbia
un attacco di panico e non corra. Penso
che se tu incontrassi un leone, guarderebbe
fisso, confuso dai tuoi capelli rossi fiammanti.
Insieme caccereste un impala,
abbagliandovi, uno affamato, una infreddolita.
The Dye Job
You write, it’s only thirty degrees
where you are in Africa, so chilly
you’d snuggle up with an impala.
This morning, grey roots coming in,
you had to choose between a white
salon and a black, finally deciding
upon the cheaper of the two. Today’s
Botswana Gazette tells of a careless
woman killed by a lion. But your guide
smiles and says you are safe, as long
as you don’t panic and run. I think
if you met a lion, it would just stare,
puzzled by your red hair. Together
you’d both go after an impala, awed
by each other, one hungry, one cold.
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Unico figlio per Colors
Mi hai fatto vedere il bambino quando
aveva tre anni, rosso e magro,
una tua goccia d’acqua. Alcuni anni dopo,
quando aveva solo tredici anni, ti sei preoccupato
che facesse il suo primo lavoro,
un lavoro sporco, alla fine, rimasto con la pistola
pesante nella sua tasca, a ritornare
in qualche modo dal largo.
Ora, un nonno, descrivi
come la polizia l’ha trovato
sull’autostrada, la testa da una parte,
una gamba dall’altra,
che non avevi il permesso di avvicinarti
ai suoi resti martoriati, i corpi di quelli
che lo hanno chiamato, andiamo,
sparsi come le dita
di tante braccia, la sua faccia non più
la goccia d’acqua di nessuna cosa.
Only Son for Colors
You showed me the boy, when
he was three, red and skinny, your
spitting image. Years later, when
he was only thirteen, you worried
that he’d done his first job, some
dirty work that left him, the gun
heavy in his pocket, to get back
however he could, from down by
the sea. Now a grandfather,
you describe how the police
found him, out on the highway,
head one way, leg another, how
they wouldn’t let you near the
folded wreckage, the bodies of
those who had called him, Come
go, spread like the fingers ofso
many arms, his face no longer
the spitting image of anything.
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Hai un visitatore per Dawn
Chiedo di te e l’addetto
mi porta in salotto. Sei
la persona più giovane là. L’immagine
sul nuovo televisore è chiara, ma
nessuno guarda.
Mi siedo accanto a te e prendo le tue mani.
Il minuto che le lascio andare, ti metti a lavarti.
L’infermiera mi ricorda che
non ci vedi. E perfino se tu potessi,
non mi riconosceresti.
C’era una volta quando facevamo l’amore,
io sussurro, come un’ultima risorsa.
You Have A Visitor for Dawn
I ask for you, and the attendant
leads me into the lounge. You are
the youngest person there. The picture
on the new tv is clear, but
no one is watching.
I sit next to you and take your hands.
The minute I let go, you start washing.
The nurse reminds me that
you can’t see. And even if you could,
you wouldn’t know me.
We made love once, I whisper,
as a kind of last resort.
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C’era una volta, Carenage
Mi piacque quanto facile fosse andarci
in autobus da City Gate, e quanto
al ritorno, tu ricordassi i dettagli
come gli alberi in fiori di fronte
alla stazione di polizia, la ragazza
nel bikini arancione. Quelle carine sempre
escono con i ragazzacci, osservasti. E ora dici
che non ricordi gli uccelli marini camminando
nello stesso posto dove pranzammo, dove
quel tipo con il suo cervello spappolato
nella foto sui giornali ha rovinato
il lungomare per tutti, il sangue
fra gli assi di legno, il mare arrivando,
laggiù l’isola di naufragi a cui
sempre nuoti. Tre morti sparati,
dicono e uno, le cui bracciate
abbiamo ammirato, ora respira attraverso
un tubo, come un subacqueo che va sotto.
Once, Carenage
I liked how easy it was to get there
on the bus from City Gate, how on
the way back, you’d remember details,
like the tree in bloom across from the
police post, the girl in the orange bikini.
The cute ones, you remarked, always
hang with the bad boys. And now you
say you don’t recall seabirds walking
on the same spot we had lunch, where
the guy with his brains spilling out in
the picture in the papers has ruined
the boardwalk for everyone, blood
between the planks, the sea coming
in, out there the island of wrecks you
always swim to. Three shot dead, they
say, and one kid, whose breaststroke
we’d admired, now breathing through
a tube, like a scuba diver going under.
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Swat Valley
Di fronte ai soldati nuovi, il sergente
usa un coniglio per dimostrare come uccidere
con le mani nude. L’afferra dalla nuca
e con un movimento brusco
spezza il collo, dopodiché le reclute
hanno un brivido, i fucili colpendo il pavimento.
L’urina corre lungo la gamba del ragazzo
all’estremità, mentre l’istruttore prende la pelliccia
nei suoi denti, lacerandola dal corpo dell’animale,
il sangue schizzando la sua tunica come una fascia rossa.
Nel silenzio che segue, c’è un sussulto,
ma nessuno è certo da chi sia venuto.
E l’aria è di piombo, come le gambe dei soldati
che non possono farsi avanti quando gli è ordinato
di acchiappare quegli orecchi penzoloni.
Swat Valley
Before the new soldiers, the sergeant
uses a rabbit to demonstrate how to kill
with one’s bare hands. Hegrabs it by
the scruff, andwith one quick movement
snaps the neck, whereupon the recruits
jerk, rifle stocks strikingthe concrete.
Urine runsdown the leg of the boy at the
far end, as theinstructor takes the fur in
his teeth,ripping it from the animal’s body,
blood spattering his tunic like a red sash.
In thesilence that ensues, there’s a gasp,
but none is certainfrom whom it came.
And the air is leaden, like the soldiers’ legs,
sothey can’t stepforward when ordered
to grasp those downward pointing ears.
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L’estate, Brooklyn
Al Prospect Park, le damigelle
tirano su le gonne e posano per il fotografo
per fare le foto dando da mangiare alle oche, mentre
i testimoni si agitano con le loro cinture.
A Coney Island, per commemorare l’arrivo
degli Africani su queste coste, i loro discendenti
gettano i fiori nelle onde, la ruota panoramica
sullo sfondo girando lentamente.
Lungo Flatbush Avenue, i barbieri sono occupati a
radere le teste per l’estate. Le nuove madri
fanno capolino con i loro passeggini attraverso
la porta, cercando gli uomini che amano.
Oppure fanno le spese per le candele per sostituire
quelle che si estinguono nei santuari di Bed-Sty, mentre
fuori dal Prospect Park arriva un’altra limousine, la terza
questa settimana, la sposa salutando, le oche ingrassandosi.
Summertime, Brooklyn
In Prospect Park the bridesmaids
pick up their hems and have the photographer
snap them feeding the geese, while the
groomsmen fiddle with their cummerbunds.
In Coney Island, to commemorate the arrival
of Africans to these shores, their descendants
fling flowers into the surf, the Ferris wheel
in the background turning slowly. On
Flatbush Ave., barbers have their hands full
shaving heads for the summer. New mothers poke
their heads and their strollers through the door,
looking for the men they love.
Or else they go shopping for candles
to replace the ones dying out in the shrines
of Bed-Sty., as out of Prospect comes another limo,
the third this week, the bride waving, the geese getting fat.
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Mervyn Taylor, nato in Trinidad, abita a Brooklyn, New York. Ha insegnato al Bronx Community College, al New School, e nelle scuole pubbliche di New York City, e ha scritto sei libri di poesia, inclusa The Waving Gallery (2014),e più recentemente, Voices Carry (2017). In merito al suo lavoro, il Premio Nobel Derek Walcott ha detto che “la voce di Taylor è quieta. I suoi poemi possiedono un grado ammirabile di sottigliezza, e un tono che lo tiene separato e unico.”
Susana H. Case (https://susanahcase.com)è l’autrice di nove raccolte di poesia, inclusa Drugstore Blue (Five Oaks Press, 2017), e più recentemente Erasure, Syria (Recto y Verso Editions, 2018). La sua prima raccolta, The Scottish Café è uscita in una versione bilingue, inglese e polacca, Kawiarnia Szkocka (Opole University Press). Case è una professoressa alla New York Institute of Technology a New York City.