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Determinazione di una specie
di Biancamaria Massaro
Pubblicato su PB20


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Determinazione di una specie

Fa freddo dentro la caverna. Non ci fidiamo ad accendere il fuoco: il mostro è ancora in giro, potrebbe accorgersi di noi. L'altra volta con la coda ha spazzato via tre cacciatori e sbranato il nostro capo. Forse non è l'animale più grande che vive qui attorno, di sicuro è il più cattivo. Finché non se ne andrà, dobbiamo fare attenzione e mangiare carne cruda. A me sta bene, mi piace il sapore del sangue. E non mi basta, non mi basta mai. Si può trovare di meglio, lo so, basta sapere come procurarselo senza insospettire gli altri.

Affianco già gli adulti quando partono per andare a caccia. Non tutti fanno ritorno alla grotta: non sempre vinciamo noi contro le bestie. Bestie che ci fanno a pezzi, ma non sempre ci divorano per intero. Io allora mi avvicino ai resti dei mie compagni e mi disseto, finché il sapore del sangue nei cadaveri non cambia e mi disgusta: invecchia troppo rapidamente. Devo riuscire a prenderlo fresco, abbeverarmi prima che sopraggiunga la morte. Tra poco sarò abbastanza grande per portare un'arma, allora potrò nutrirmi come voglio, come si addice a un vero cacciatore della mia specie.

Una nuova, di cui sono il primo membro.

***

Il Nilo anche quest'anno ha reso fertili i campi, rendiamo grazie ai nostri Dei. Ci sarà cibo in abbondanza. Festeggiano tutti, perfino gli schiavi che costruiscono la piramide per mio padre.

Perché sono tutti felici tranne me, il figlio del Faraone, futuro Dio in Terra? Fame, ho sempre più fame, anche i piatti preparati dai cuochi migliori mi disgustano, li vomito appena assaggiati. Sto dimagrendo, la mia pelle è sempre più pallida, non sopporto nemmeno la luce del sole. Morirò, se non trovo presto qualcosa con cui nutrirmi... ma non con ciò che desidero più di ogni altra cosa, sarebbe mostruoso.

Perché le mie sorelline diventate adolescenti mi attraggano? Come prossimo loro Signore avrei il diritto di prenderle, ma non è il loro corpo che bramo. Ho sete, sete del sangue che a ogni luna offrono agli Dei. E a quelli come me.

Ce ne sono altri, pochi, lo so, lo sento. Non li ho mai visti: abitano in terre lontane. Almeno loro sapranno saziarsi senza essere additati come mostri? Lo spero, o la mia razza è destinata a estinguersi ancora prima che i suoi membri abbiano preso coscienza di chi o cosa sono.

***

Barbari, vestiti solo di pelli di animali e collane fatte con le orecchie dei loro nemici. Vogliono il nostro oro, le nostre donne, arrivare fino a Roma. Non c'entreranno mai, noi li fermeremo, come abbiamo sempre fatto e sempre faremo.

Legioni invincibili, forti, compatte, l'orgoglio del nostro Generale. Combattiamo uno contro uno, corpo a corpo, ascia contro lancia, martello contro spada. In ogni scontro si infrangono scudi, cadono elmi, la cavalleria travolge, i soldati si dispongono a testuggine. Il campo di battaglia è presto ricoperto di cadaveri e feriti di entrambi gli schieramenti.

Nessuno si accorge che sto bevendo il sangue ancora caldo del mio ultimo avversario in duello. Ma cosa fa quel Barbaro, lecca le ferite di un Romano, un mio compagno? Fratello, mi chiama, sorridendomi con le labbra sporche di sangue. Mi tende la mano, riconoscendo in me un suo simile.

Con le lacrime agli occhi, lo uccido. Ci sono altri come me, lo sapevo già, però ho promesso fedeltà a Roma, non ai miei Fratelli di Razza.

***

Dio lo vuole, dobbiamo riprendere Gerusalemme, liberare la Città Santa dagli Arabi. Infedeli, ci chiamano, quando sono loro a pregare un dio che non esiste. Satana è la loro guida, non Cristo. Ispirati dalla Croce, li annienteremo tutti. Anime dannate e corpi corrotti, non sono altro che questo. E sangue, sangue che mi attira, che mi chiama, che si offre alla mia spada e alla mia gola assetata. Avrei dovuto resistere a questa bramosia mostruosa, ma non ci sono riuscito. L'ho confessato al vescovo.

"Maledetto Templare!" mi ha urlato, inorridito, poi mi ha consegnato ai suoi uomini.

L'Ordine a causa mia è condannato. All'alba mi taglieranno la testa e bruceranno il mio cadavere, insieme a quello dei nemici. Eppure, proprio tra di loro ho trovato conforto: un paio mi hanno chiamato fratello, ricordandomi che non sono solo. Siamo ovunque e non facciamo distinzioni tra le diverse fedi: il vescovo non si godrà a lungo il nostro rogo, perché il suo più fidato collaboratore domani lo consegnerà agli Infedeli.

***

Innocente come una colomba e forte come un leone, ci ha condotto alla conquista della città. Pulzella di Orleans, così hanno acclamato tutti colei che ha dato un nuovo re alla Francia, restituendole gloria e onore. Poi le prime sconfitte, i tradimenti, gli interessi dei potenti... è finito tutto. Avrei voluto salvarla dal rogo, dall'accusa di eresia, lei che aveva la fede più semplice e pura che abbia mai trovato in una donna, di solito essere immondo, nato solo per dannare gli uomini. Non ho fatto nulla e nemmeno chi le deve la corona è intervenuto. È morta, della sua carne è rimasta solo cenere.

Non è il corpo che bramavo di lei, da lei. Da quando una freccia quasi la uccise mentre saliva sugli spalti e il suo sangue mi bagnò le labbra, io, Gilles de Rais, Luogotenente di Francia, non ho fatto altro che desiderare di dissetarmi di lei. Adesso che Giovanna non c'è più, nelle segrete del mio castello cerco di ritrovare insieme a pochi fidati compagni quello stesso sapore, saziandomi con il sangue innocente dei bambini.

***

Grandi città, alte mura, immense piramidi e copricapi dalle penne colorate ovunque. E oro, oro per tutti, tanto da ricoprire la Spagna intera. Sono molti più di noi, ma non hanno armi da fuoco: non sarà difficile piegarli. Hanno perfino scambiato alcuni di noi per gli dei che sono tornati a vivere in mezzo agli umani.

All'apparenza sembravano pacifici, non fosse stato per i loro macabri riti. Per far sì che alla notte succeda sempre il giorno e arrivi presto la pioggia a dissetare i campi, su antichi altari sacerdoti riccamente vestiti sventrano a migliaia i corpi dei nemici, estraendo il loro cuore ancora pulsante. Folli di desiderio, si bagnano e si dissetano con il sangue che inonda le scale dei templi.

Mentre li trafiggo con la mia spada, continuo a invidiarli: i miei simili non potranno mai nutrirsi allo stesso modo alla luce del sole.

***

Di Nobile Stirpe, Signora della Contea di Nytra, Dispensatrice di Vita e di Morte, Io, Erzsébet Bathory, non invecchierò mai. Il sangue delle mie serve mi mantiene giovane, mi disseta, mi purifica. Bella per sempre, non ho mai condiviso la mia personale ambrosia con nessuno, nemmeno con chi mi considera uno spirito affine e bussa alla mia porta, non invitato.

Io sono unica, non basta lo stesso nutrimento per renderci fratelli, è per questo che non ho esitato a bere da una fanciulla che si credeva mia simile. Stolta, ma abbastanza scaltra da fuggire. E denunciarmi. Non mi preoccupo: Matthias, il re, non perseguiterà mai la vedova di suo cugino. Nel mio castello sono al sicuro.

***

Sono solo i Lumi della Ragione a guidare i nostri passi, noi, uomini liberi, mai sudditi di chi si proclama scelto da Dio per governarci. Tutti uguali, fratelli con gli stessi diritti. La Chiesa non può fermarci, la scomunica del Papa non ci fa paura. L'oro sugli altari è un'offesa al povero e al contadino, la decima una schiavitù. La ghigliottina ci rende finalmente giustizia. Contrastiamo ogni superstizione, strappiamo i veli dell'ignoranza. La scienza è la risposta, la medicina e non le preghiere cureranno ogni male. Basta con lo scoperchiare tombe per impalare non-morti o appendere trecce d'aglio e croci alle finestre. I vampiri non esistono. Succhiare sangue è solo un'aberrazione inconfessabile di menti e corpi malati.

Al momento non esiste una medicina in grado di combattere questo orrore. Sono fiducioso, gli scienziati prima o poi troveranno un rimedio, allora potrò togliere le catene a mia figlia e a mia moglie, io che sono divenuto Boia della Rivoluzione solo per nutrirle, per avere sempre a disposizione sangue fresco.

***

Bram, caro, appassionato Bram! Mi hai liberato dalla maschera di Frankenstein che recitavo a teatro per modellare sul mio volto scarno quella ancor più terribile del Principe delle Tenebre, il Conte Dracula. Le hai dato perfino la mia voce, sibilante e terribile, come la definisti una volta.

Non ti è bastato creare dal nulla l'immagine di un mostro nuovo, no, hai dovuto superare Mary Shelley e scomodare perfino la Storia, cercando un uomo di crudeltà inimmaginabile, Vlad l'Impalatore. Draco, Figlio del Drago per il Sacro Romano Impero, che sperava lo difendesse dai Turchi;Figlio del Diavolo per i Rumeni, che assistettero alle sue nefandezze, lodandolo se massacrava gli invasori e temendolo quando la sua ira si abbatteva su di loro. Basandosi sulla sua vita mi hai reso immortale. Hai fondato un mito, adesso i Vampiri sono leggenda.

Ed è un bene, così smetteranno di sospettare che esistiamo davvero. Stiamo diventando sempre di più, perciò è difficile nutrirci senza insospettire le nostre prede. Non sarà così per sempre. Molti di noi ormai ricoprono alte cariche in quasi tutte le Nazioni e sostengono la nostra causa davanti ai governanti. Presto non dovremo più nasconderci.

***

Sposarsi tra familiari rinforza le malattie. Nelle dinastie europee si rafforza l'emofilia, noi una sete inconfessabile. È sempre un problema di sangue. Io, più potente dello Zar, impongo le mie mani sull'ultimo dei Romanov e allevio per un poco le sue pene. In cambio mi è permesso tutto e perdonate perfino le orge. Orge di corpi e di sangue. Soprattutto di sangue.

Ho molti nemici, ma la protezione della zarina mi rende intoccabile. Nessuno potrà fermare me e i miei simili. Non questi nobili rammolliti, né lo zar inconsapevole della sua rovina imminente. Nemmeno coloro che pensano a una rivoluzione. Non in Russia. Se dovesse avvenire, si scatenerebbe un periodo di terrore peggiore di quello che seguì la Rivoluzione Francese. Peggiore per gli umani, non certo per noi. Il Paese infatti si riempirebbe di fosse comuni e le gole dei miei Fratelli di Sangue.

***

Magri, pallidi, in attesa di finire sotto le docce. Che spreco! Dovremmo tenerli in salute e alimentarli per bene, così da dissetarci di loro ogni volta che ne abbiamo bisogno.

Ormai siamo in tanti, ci stiamo organizzando. Presto creeremo luoghi dove allevare le fonti del nostro nutrimento senza timore di essere perseguitati. I campi di concentramento sarebbero potuti essere un ottimo prototipo, ma sono finiti in mano a pochi di noi che, per farsi belli con un ex imbianchino e pittore fallito, hanno accettato di riempirli di prigionieri da sfinire fino alla morte. E adesso parlano perfino di soluzione finale.

Già, vogliono nascondere le prove di quello che hanno fatto... stolti, se solo avessero seguito il piano iniziale - appoggiare Hitler solo finché faceva i nostri interessi, per poi sbarazzarci di lui quando la mania di grandezza lo avrebbe reso troppo pericoloso agli occhi degli altri governanti della Terra - non dovrebbero preoccuparsi di nulla. E non ci avrebbero fatti rimanere tutti con la gola asciutta.

***

Vita in comune, sesso libero, droga, musica, pace e felicità per tutti. Favolosi Anni Sessanta, protrattisi fino ai Settanta. I giovani sono tutti strani, non solo noi. Molti gruppi uccidono in nome di Satana o di qualche strampalata ideologia, noi per nutrirci. Siamo sempre di più, sempre più assetati. Ci cerchiamo, sappiamo che il nostro numero aumenta ogni giorno. Non per contagio, non con la mescolanza del sangue, semplicemente per nascita.

Vampirismo, nient'altro che un carattere ereditario recessivo, che ha continuato a tramandarsi di generazione in generazione. Ormai si è insinuato in ogni famiglia. I Sapiens non sanno di portarlo, di averlo nel loro codice genetico. Inconsapevoli lo trasmettono ai loro figli, finché due di loro si incontrano e danno vita al membro di una nuova stirpe, un bevitore di sangue. E due Vampiri non possono che generare altri Vampiri. Siamo sempre di più, prima o poi il cibo comincerà a scarseggiare. Non subito, per qualche secolo ancora possiamo non preoccuparci.

***

Evoluzione. Solo i più forti sopravvivono, quelli che si adattano meglio. È un processo lungo, richiede migliaia di anni. È per questo che solo adesso siamo diventati la Razza Dominante. Non dobbiamo più nasconderci, abbiamo, siamo il potere. Abbiamo plasmato il Mondo secondo il nostro volere, perfino oscurando con una nube artificiale il sole.

C'è cibo in abbondanza, allevato nelle fattorie fuori città. I più ricchi nei loro giardini possono perfino permettersi fontane di sangue, un vero spreco, ma a tutti è garantito il diritto di dissetarsi. Direttamente dalla fonte o in comode boracce, che al bisogno rilasciano la giusta dose di anticoagulante. Cambia un po' il sapore, però in caso di necessità può andare bene. È preferibile il sangue fresco, perciò stiamo riempiendo le stive delle nostre astronavi di Sapiens. La prima astronave è stata appena varata.

Dopo la Terra, siamo pronti per la conquista dello Spazio.

© Biancamaria Massaro





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