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Nebbia in Val Padana
di Anthony Snider e Marcello Turmolini
Pubblicato su SITO


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SOGGETTO CINEMATOGRAFICO - VINCITORE DELL'EDIZIONE 2010 DE
INDIPENDENTE-MENTE 2° concorso on line per soggetti cinematografici


L’azione si svolge in un capoluogo di provincia della bassa padana nel 2009
. Siamo a metà ottobre di un autunno molto nebbioso, come non si vedeva da anni. Due amici di vecchia data, Gianni Toirani e Iacopo Oliveri, entrambi quarantaquattrenni, cercano di aggrapparsi alla giovinezza ormai passata ostinandosi a giocare a pallone in una squadra di calcetto che disputa tornei amatoriali. Prendere a calci la palla è quello che hanno sempre fatto assieme fin dalle elementari. E da allora sono inseparabili amici. Gianni, sposato con un figlio adolescente, gestisce da anni la macelleria di famiglia, ereditata dal padre e lo zio. E’ un appassionato collezionista di tutto quello che può chiamarsi “modernariato” che compra e rivende. E’ decisamente un tipo simpatico ed estroverso. Iacopo, invece, è quello che potrebbe definirsi un “caratteraccio”. Ha alle spalle diverse esperienze sentimentali fallite principalmente a causa del suo modo di essere e attualmente non ha alcuna relazione fissa. E’ un funzionario del Comune e si occupa di Patrimonio ed Edilizia Popolare. C’è però qualcos’altro che condividono oltre all’amicizia e al calcetto: un peso gravoso che si trascinano fin dall’adolescenza. Nel lontano 1979, quando entrambi erano quattordicenni, assieme a Renato Oliveri - il cugino coetaneo di Iacopo e grande amico di Gianni - facevano parte della locale squadra juniores, sponsorizzata dalla ditta di salumi locale “Barezzi”. Una sera di nebbia, tornando a casa dal solito allenamento, Renato viene violentato da un uomo di circa 40 anni che lo affronta incappucciato. Nonostante la persona non sia riconoscibile fisicamente, Renato è sicuro di aver riconosciuto nella voce, quella del proprietario della ditta di cui sopra e loro sponsor calcistico, il dott. Claudio Barezzi, persona che non ha mai avuto problemi con la giustizia e l’unica colpa che gli viene ascritta in città riguarda le sue tendenze omosessuali. Denunciato, verrà sottoposto a processo dal quale uscirà assolto per insufficienza di prove. A seguito di questo processo, tempo dopo, Renato incomincerà dapprima a fare uso di droghe per passare poi a piccoli reati di delinquenza comune, che lo porteranno in carcere dove si suiciderà, impiccandosi. Questo fatto lascia sgomenti Gianni e Iacopo che, avendo sempre sentito Renato affermare con forza la sua convinzione della colpevolezza di Claudio Barezzi, incominceranno a nutrire un forte odio nei confronti dell’imprenditore, ritenendolo unico responsabile della fine di Renato. Un odio rimasto invariato nel tempo per colui che oggi, anziano settantenne, vive da solo nella sua villa poco fuori città, accudito durante il giorno da una domestica filippina e si gode la pensione dopo aver ceduto l’azienda qualche anno prima. Assieme a loro, assiduo giocatore di calcetto, c’è un altro amico, conosciuto qualche anno prima e che ha legato subito con i due grazie alla comune passione. Osvaldo Pedullà, quarantaduenne è arrivato dalla Sicilia otto anni prima, distaccato dal Ministero degli Interni al locale commissariato dove ora ricopre il ruolo di vice-commissario. Come sempre, dopo la partita, i tre si ritrovano al solito bar dove, oltre a commentare l’esito dell’incontro, parlano di tutto un po’. E’ in una di queste occasioni che Gianni e Iacopo hanno raccontato a Osvaldo la terribile storia di Renato, il quale, per contro, ha sempre sottolineato come la giustizia abbia fatto il suo corso e che quindi, per lo stato italiano, Claudio Barezzi risulti innocente. Questa volta, tuttavia, l’argomento principe è l’ennesimo delitto perpetrato da un serial killer che, dall’inizio dell’estate, sta preoccupando le forze dell’ordine. I mass media parlano di ben 4 omicidi in 4 mesi a partire da giugno, oltre a quello del mese in corso, tutti perpetrati principalmente nell’ambiente omosessuale della provincia e che hanno coinvolto solo uomini siano essi gay o no. La polizia, per ora, non ha ancora indizi validi per risalire al serial killer. Gianni e Iacopo apprendono da Osvaldo, dietro la promessa di non divulgare nulla, i particolari raccapriccianti del rito che, ogni volta, viene messo in atto dal serial killer accanendosi sul cadavere. Questi, quasi per scherno, un paio di volte, ha persino telefonato in commissariato per indicare il luogo dove trovare il cadavere. La mattina dopo, Gianni è nella sua macelleria “Fratelli Toirani” assieme alla moglie. Su una parete spicca un grosso quadro che raffigura la scena di un torero nell’atto di “matare” il toro, un’altro prodotto della sua continua attività di compravendita di oggetti vari. Si reca nella cella frigorifera sul retro per prendere dei pezzi di carne, quando sente la moglie parlare con un cliente mentre lo serve. La voce è quella di un uomo anziano che parla con accento del luogo e a Gianni sembra alquanto familiare. Quando ritorna nel negozio l’uomo è uscito e si sta allontanando, ma Gianni non fatica a riconoscere Claudio Barezzi. Non era mai successo che si recasse personalmente a comprare la carne, delegando da sempre la domestica filippina e questo viene vissuto da Gianni come una sorta di affronto. Qualche giorno dopo, al termine di una cena tra amici e durante una passeggiata in una serata stranamente calda per il periodo ma colma di nebbia, Gianni racconta a Iacopo la strana “visita” dell’odiato Claudio e, ricordando quanto successo a Renato, parlano dell’ingiustizia della vita. Con tutti gli omosessuali della zona, non potrebbe il serial killer colpire proprio lui dal momento che sono note le sue tendenze sessuali? Uno sguardo fra i due e un’illuminazione: forse si trovano fra le mani un’occasione per fare giustizia che forse non si presenterà mai più. Loro sanno come agisce il serial killer, conoscono particolari che i media non hanno mai divulgato. In un attimo di follia o chissà di estrema lucidità, i due mettono in atto un vero e proprio piano per uccidere Claudio, facendo ricadere la colpa sul serial killer. Decidono pertanto di darsi un tempo per studiare a fondo le abitudini di Claudio, in modo da agire con la massima conoscenza delle situazioni comportamentali e ambientali in novembre, dal momento che il serial killer perpetra un omicidio al mese. E se dovesse uccidere un’altro prima, pazienza. Vorrà dire che stavolta ha deciso di ucciderne due in un solo mese. Si attrezzano, pertanto, per effettuare, appostamenti in modo da avere chiara la giornata tipo di Claudio. Ovviamente, per non essere riconosciuti, cercano di camuffarsi, a volte anche al limite del grottesco. In realtà non sono gli unici a farlo. A loro insaputa c’è un’altra persona che, casualmente, sta seguendo i movimenti di Claudio. Questi è il serial killer. Si chiama Cristiano Donelli, ha 38 anni, ed è single. Proviene da una famiglia con scarsi mezzi economici e ha avuto una adolescenza difficile. Ha conosciuto Claudio Barezzi. quando aveva 19 anni e ha avuto una relazione breve con lui, alla quale sono seguiti forti sensi di colpa che gli hanno impedito di accettare la sua condizione di omosessuale. Da quel momento si è dedicato in forma maniacale alla cura del corpo in termini di forma fisica, ha fatto il volontario tre anni nell’esercito e poi ha trovato lavoro prima come operaio in una fabbrica locale e poi, a seguito del fallimento della stessa, come guardia giurata. Da un paio di anni il suo quadro psicologico si è deteriorato ed è sfociato in vera e propria patologia, inducendolo a mettere in atto un piano scellerato: vendicarsi di colui che ritiene fonte di tutti i suoi mali e cioè Claudio Barezzi. Dall’inizio dell’estate del 2009, ogni mese, ucciderà un omosessuale fino ad arrivare a novembre, ricorrenza del suo primo atto sessuale con l’imprenditore, dove finalmente potrà ucciderlo. Il destino ha voluto che la stessa persona, Claudio Barezzi, suscitasse sentimenti ostili in due situazioni ben diverse: quella patologica di Cristiano e quella assetata di giustizia di Gianni e Iacopo. A questo punto sia i due amici che il serial killer cominciano a studiare i movimenti di Claudio e, in un paio di occasioni si incrociano senza sospettare nulla l’uno degli altri. Claudio Barezzi ha una vita regolare, tipica di un pensionato, ricco ma a riposo. Di sera non esce quasi mai e durante il giorno è in città o comunque sempre insieme alla sua domestica o circondato da persone. L’unico momento sembra essere la sera prima di cena, quando Claudio porta fuori il suo cane di piccola taglia. La sua villa si trova fuori città e proprio vicino ad un piccolo bosco, con qualche altra abitazione a discreta distanza. A novembre i due amici sono pronti a mettere in opera il loro piano. E’ una serata di nebbia che permetterà loro di portare a termine l’opera. Posteggiano l’auto di Giovanni poco lontano e attendono. Puntuale come sempre, Claudio esce per portare fuori il suo cagnolino, Gianni e Iacopo gli arrivano alle spalle e lo trascinano in mezzo alla vegetazione. Gianni prende la bestiola che ha cominciato ad abbaiare e lo tiene fermo. Iacopo, senza indugio, schiaccia il volto dell’anziano a terra e non molla la presa fino a che Claudio esala l’ultimo respiro. Una volta ucciso, Iacopo prende il cane dalle mani di Gianni per portarlo lontano e lo aspetterà in macchina mentre lui, da bravo macellaio, replicherà sul cadavere di Claudio le scempiaggini del serial killer descritte dal loro amico Osvaldo. Gianni, prende il coraggio a quattro mani ed esegue il macabro rituale. Lascia poi il corpo nel boschetto e fugge. Ma il destino, ancora una volta, è pronto a giocare la sua partita fino in fondo. Infatti Cristiano è appena arrivato alla villa per controllare i movimenti abituali di Claudio. Nota in mezzo alla nebbia un uomo che, uscito dal piccolo bosco, si allontana velocemente. Lo segue senza farsi notare, giusto in tempo per vederlo salire su un auto, mettere in moto e partire di gran carriera. Quasi come presagendo qualcosa, memorizza la targa dell’auto. Poi si reca nel boschetto e trova il cadavere, riconoscendo immediatamente i segni del suo rituale sullo stesso. La sua vendetta ricadrà ora sull’uomo che lo ha privato della sua vendetta personale e della cui macchina ha il numero di targa. E quell’uomo è Gianni. La mattina dopo il vice-commissario Osvaldo riceve una telefonata nel suo ufficio e la voce dall’altra parte del filo è inequivocabilmente quella del serial killer. Come sempre l’uomo gli dà le indicazioni su come trovare il cadavere di Claudio, ma stavolta afferma di non essere stato lui ad ucciderlo. Osvaldo, perplesso di fronte a questa novità, si reca con i suoi uomini sul luogo del delitto e trova il cadavere mutilato di Claudio con il piccolo cane che guaisce accanto a lui. Osvaldo decide di prenderlo con sé. Tutti gli indizi collegano l’omicidio con il serial killer: come sempre, nessuna traccia evidente e stesso rituale. Lo colpisce il fatto che la vittima sia Claudio Barezzi e continua a chiedersi il perché della telefonata del serial killer. Perché denunciare lui stesso l’omicidio dicendo che non è opera sua? Decide quindi, nonostante il suo capo ed il questore ritengano che si tratti di un nuovo omicidio del serial killer, di fare un indagine più approfondita sul passato di Claudio. A parte il processo per presunta violenza carnale nel quale è stato assolto, non vi sono ombre sulla sua vita. Claudio è sempre stato un buon imprenditore di una ditta affermata, sana economicamente e non si può dire si sia creato dei nemici. Per cui ad Osvaldo continua a girare nella mente l’episodio del processo e si domanda se i suoi due amici Gianni e Iacopo non possano dargli qualche indicazione in merito. L’occasione è, ancora una volta, la solita bevuta dopo una partita di calcetto, ma Gianni e Iacopo sono evasivi e sbrigativi nelle loro risposte e hanno nei suoi confronti un comportamento poco spontaneo. Non hanno ovviamente idea di nulla e continuano a sostenere che, come dice la polizia scientifica, è evidente la mano del serial killer. Osvaldo, che non ha fatto cenno alla telefonata del serial killer, non può pensare e non vuole credere che i due siano in qualche modo coinvolti, ma la loro convinzione sempre esplicitata che a stuprare Renato sia stato proprio Claudio, lo induce a tenerli d’occhio in modo discreto. Anche perché, nella remota possibilità che possa essere stato uno di loro, si troverebbe in pericolo di vita. E in effetti Cristiano è già sulle tracce di Gianni per vendicarsi e, dopo aver scoperto la sua identità attraverso il numero di targa, comincerà a seguirlo per poterlo uccidere appena si presenti l’occasione propizia. Una volta si reca persino a comprare della carne nel negozio di Gianni e non può fare a meno di notare il grosso quadro alla parete. In questa occasione, mentre viene servito dalla moglie Luisella, riesce ad ascoltare un discorso al telefono in cui Gianni dice a Iacopo di volersi sbarazzare di una grossa radio degli anni ’50, non più funzionante, che cercherà di vendere attraverso un giornale di annunci locale. Cristiano prenderà questa notizia come possibile modo per attrarre Gianni in una trappola. Nel frattempo Osvaldo non ha smesso di osservare i suoi due amici, senza scoprire particolari di una qualche importanza, salvo una minore spontaneità nei suoi confronti giustificata da stanchezza o pensieri legati al lavoro e il fatto che il cagnetto di Claudio che Osvaldo ha adottato, ha un atteggiamento ostile nei confronti dei suoi due amici. Sul fronte dell’indagine, la polizia scientifica ha confermato che la modalità dell’omicidio è quello solito proposto dal serial killer, ma questa volta è stato molto più preciso nei tagli rispetto alle volte precedenti. Ci sono tracce di altre persone sul luogo, ma potrebbero non essere collegate all’omicidio. Nonostante ciò, il commissario capo ha già comunicato al questore che l’omicidio è sicuramente opera del serial killer. Cristiano, qualche giorno dopo, intercetta l’annuncio pubblicato da Gianni e gli telefona proponendosi di acquistare la radio. Decidono di vedersi una delle prossime sere, dopo la partita di calcetto all’indirizzo lasciatogli da Cristiano presso un’abitazione vicina ad un capannone industriale abbandonato, in un luogo periferico della città. La mattina dopo Cristiano telefona ancora in commissariato e lascia solo un enigmatico messaggio “Il torero ha ucciso il toro e ora finirà ucciso.” Osvaldo capisce che, a breve, scorrerà dell’altro sangue. Il giorno prefissato per la consegna della radio, al termine della solita partita, Osvaldo propone a Gianni e Iacopo di andare a bere qualcosa come fanno sempre ma Gianni dice che non può perché deve andare a consegnare la radio che ha venduto, sale sulla sua auto e parte. Iacopo, invece, sale sull’auto di Osvaldo che lo accompagnerà a casa e, chiacchierando, sottolinea che trova strano il luogo dove deve recarsi Gianni. E’ una zona semi abbandonata che il Comune intendeva acquistare per progetti di edilizia popolare. Poi aggiunge, scherzando, che forse sarebbe stato meglio vendere quell’orribile quadro con il torero che ha in macelleria, così non sarebbero più stati costretti a vederlo. I due ridono quando, di colpo, quasi preso da una folgorazione, Osvaldo fa inversione di marcia e va nella direzione presa da Gianni. Quest’ultimo giunge sul luogo prefissato e la serata di nebbia sembra fare ancora una volta da copertura ad un nuovo omicidio. Infatti, quando Gianni esce dalla macchina parcheggiata all’altezza del capannone per cercare il numero civico dove deve recarsi, viene assalito da dietro da Cristiano che lo trascina all’interno del capannone. Essendo più forte riesce a immobilizzarlo e, tenendogli premuto il volto a terra, tenta di strangolarlo. Quando sembra che per Gianni tutto debba finire, Cristiano sente un’auto che si ferma davanti al capannone e una portiera che si chiude. Lascia momentaneamente Gianni semi svenuto e si nasconde per vedere cosa succede. Ovviamente si tratta di Osvaldo che, lasciato Iacopo in macchina, dà un’occhiata all’auto di Gianni e si avvia verso il capannone. Non appena entra viene aggredito da Cristiano che lo getta a terra. Nella colluttazione Cristiano estrae un coltello e tenta di uccidere Osvaldo che sembra soccombere. Iacopo, nel frattempo, è sceso dalla macchina per vedere cosa stia succedendo ai suoi amici. Entrando nel capannone, vede Gianni a terra che si muove appena e un uomo che, con un coltello in mano, sta per uccidere Osvaldo. Si guarda velocemente attorno e, visto a terra una sbarra di ferro, la raccoglie e colpisce mortalmente Cristiano. A questo punto Iacopo chiama con il cellulare la polizia e un’ambulanza e presta soccorso ai suoi due amici. La mattina dopo, in commissariato Osvaldo parla con Iacopo e Gianni, che porta un vistoso collare ortopedico. Una perquisizione in casa di Cristiano Donelli durante la notte ha portato alla luce gli indizi sufficienti, compresi dati su Claudio e Gianni, per accertare definitivamente che è lui il responsabile degli omicidi del cosiddetto serial killer. Attorno a loro c‘è aria di festa e spunta una bottiglia. Si gioisce per aver fermato un assassino feroce che sembrava imprendibile. Si sono salvate altre vite umane. Gianni e Iacopo firmano la loro deposizione e Osvaldo, dopo aver dato appuntamento ai suoi due amici per la prossima partita del torneo di calcetto, dice che “E’ tutto bene ciò che finisce bene, ma in un’altra occasione potrebbe non essere la stessa cosa”. Gianni e Iacopo escono dal commissariato e vanno verso le macchine. Mentre Osvaldo li osserva dalla finestra, i due amici si salutano e Iacopo dice a Gianni che ha saputo che è tornato in città quel bastardo di uno spacciatore che forniva la droga a Renato. Ma come? E’ di nuovo a piede libero?

© Anthony Snider e Marcello Turmolini





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