Pulp
Fiction
Titolo originale: Pulp Fiction
Anno: 1994
Nazione: Stati Uniti d'America
Durata: 154'
Regia: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Roger Avary
Cast: Ving Rhames, Bruce Willis, Harvey
Keitel, Maria de Medeiros, Steve Buscemi, John
Travolta, Christopher Walken, Uma Thurman, Rosanna
Arquette, Eric Stoltz, Amanda Plummer, Samuel
L. Jackson, Tim Roth
Quentin Tarantino ci regala uno dei più
bei film degli anni '90. Discorsi memorabili,
personaggi fantastici, ironia, violenza, un
film mitico e praticamente perfetto. Tarantino
rifonda il concetto di fiction, intesa come
racconto cinematografico, scegliendo di alterare
il normale svolgersi del tempo del racconto
stesso. Una struttura circolare e quindi propria
di un tempo mitico è il contenitore nel
quale si sviluppano le storie di tutti i vari
personaggi. Rifacendosi a un certo tipo di letteratura
americana contemporanea (l' hard-boiled, Bukowski,
i giornaletti pulp) e soprattutto adottando
un metodo di recitazione (quello stanislaskiano)
ad un processo di scrittura (la sceneggiatura)
realizza una caratterizzazione incredibile dei
propri personaggi. Che bisogna apprezzare soprattutto
per il modo in cui si comportano. I personaggi
sono mitici proprio perchè creati su
un linguaggio già esistente, quello della
(sotto)cultura americana, e anche perchè
vivono in un tempo immobile e non lineare. I
loro gesti, i loro discorsi, il loro modo di
parlare sono inappuntabili proprio perchè
la loro vita è interamente immersa in
un mondo di Fiction. Questo elemento viene chiaramente
mostrato all' interno del Jack Rabbit Slim,
una sorta di museo vivente di tutto quanto ha
fatto parte della cultura pop americana. Hamburger,
Marylin Monroe, la musica, i fumetti, il cinema.
E proprio il cinema è quindi il referente
primario del mondo di Pulp Fiction. Non ci sono
riferimenti ad una realtà "vera".
C'è solo il mondo che il cinema e la
televisione hanno creato per noi. Ed è
in questo mondo che i personaggi di Pulp Fiction
si muovono, vivono e non-muoiono. Il mito infatti
è caratterizzato dall' eternità.
Quella di Vincent Vega che una volta morto lo
vediamo poi ritornare in vita.
Un altro elemento fondamentale del film è
l' ironia. Che si sviluppa soprattutto dalla
visione che Tarantino ha della violenza. La
scena in cui Vincent fa saltare la testa al
ragazzo di colore che ha in macchina e tutta
la successiva trafila di pulizie che è
costretto a fare è assolutamente esilerante.
Un pò come nei cartoni animati, quando
vedi Tom&Jerry che se le danno di santa
ragione non pensi alla violenza in se stessa,
ti metti solamente a ridere. Quindi tutte le
critiche che parlano di Pulp Fiction come di
un film violento sono del tutto ridicole. Il
film non mostra la violenza. La rappresenta.
A volte in maniera ironica, a volte in maniera
crudele come nella scena della sodomizzazione
di Marcelus. E comunque sia, lo ripeto; questo
è sempre un mondo di finzione. E dentro
quei confini si deve rimanere.
Tarantino rielabora in maniera originale i quintali
di tonnellate di merda della cultura americana
e ne tira fuori qualcosa di bellissmo e profondo.
Il dialogo tra Vincent e Mia sul silenzio è
semplicemente stupendo. Quelli tra Vincent e
Jules portano alla luce problematiche filosofiche
interessanti.
I film di Tarantino si nutrono del cinema che
c'è stato prima di lui. Quentin ruba
a piene mani e non chiede mai scusa. Rielabora
e gira secondo il proprio gusto e le proprie
capacità. Qualunque cosa esca fuori andrà
bene perchè è stato lui a volerla
fare. Ed è proprio per questo che io
lo ammiro.
Emiliano Bertocchi
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