Leggo, uno dopo l'altro, i libri dello scrittore statunitense David Foster Wallace, già nerd con una brillantissima carriera universitaria alle spalle diventato, nel giro di pochi anni, un autore di culto, e non posso fare a meno, nel rimpiangerlo, di commuovermi. Autore assolutamente geniale forse, come ripetutamente si sostiene, davvero il migliore della sua generazione, Wallace è stato l'osservatore più acuto dell'american way of life di questi ultimi anni (e per riflesso dello stile di vita invalso e incancrenitosi da tempo in tutti i paesi del mondo occidentale); ambizioso e pignolo fino all'inverosimile (i suoi lavori, saggistica o prosa non c'è differenza, sono zeppi di note al testo esplicative e descrittive fino all'ultimo dettaglio), Wallace si mostra nelle sue opere sarcastico, amaramente disincantato, profondo conoscitore della psicologia umana e sociale. Autore di libri nei quali fa emergere la molteplicità dei suoi interessi che spaziano dalla logica matematica alla medicina, dalla politica alla biologia e all'economia, utilizza in modo strabiliante i linguaggi specifici di tali campi della conoscenza umana; ciò che però a mio avviso più conta è che Wallace è autore di una letteratura attraverso la quale ci rende partecipi del proprio orrore per molto di ciò che sovente questi tempi bui ci offrono, di una infinita serie di situazioni tipicamente umane dettagliatamente esposte, situazioni spesso paradossali ma mai o molto difficilmente inverosimili, dell'angoscia del vivere contemporaneo, dell'ipocrisia e delle trasgressioni poste in essere dai suoi personaggi, dell'estrema e sempre più diffusa situazione di spersonalizzazione in cui versano oggi i rapporti tra individui. E'una sorta di novella Commedie Humaine, l'opera di Foster Wallace. E' un occhio costantemente e in modo critico puntato sul sistema, il suo. Quella di David Foster Wallace è una letteratura sempre ai confini con la speculazione filosofica, con la sociologia, l'antropologia e la psicanalisi ed è popolata da assurdi personaggi e da un'infinità di tipi psicologici diversi nei quali egli minuziosamente riesce a immedesimarsi; è un modo di scrivere, il suo, mediante il quale egli mostra la sua incredibile capacità di essere ironico e a tratti decisamente e irresistibilmente comico. Di Infinite Jest, probabilmente il maggior capolavoro di Foster Wallace, Fernanda Pivano, che di letteratura americana se ne intendeva, ha detto: ‘Questo libro straordinario ha cambiato la struttura, il linguaggio e l'uso dell'ironia nella narrativa' [1]. Su quale fosse la visione del mondo di Wallace e dei suoi personaggi, l'aneddoto riportato in un recente articolo di Armando Massarenti:
‘Questa è l'acqua è l'unico suo discorso pronunciato con un intento moral-pedagogico. E' stato tenuto nel 2005 ai giovani diplomandi del Kenyon College (Ohio) ed è un piccolo gioiello di filosofia pratica. Prende le mosse dalla seguente storiella: >. Ecco la visione del mondo dei personaggi di Wallace. Sono cosi maledettamente presi da se stessi che hanno perso di vista il mondo. Sono come pesci che nuotano in quell'esasperato ‘egocentrismo naturale' in cui tutti siamo immersi senza essere in grado di vederlo' [2].
David Foster Wallace, che era nato nello stato di New York nel 1962, è morto (il suo corpo è stato ritrovato impiccato nella sua abitazione californiana) nel 2008.
NOTE:
[1] Citazione contenuta nel risvolto di copertina dell'edizione Einaudi del libro menzionato (Torino 2006).
[2] Da ‘David Foster Fallace: questa è l'acqua in cui nuotiamo', articolo di Armando Massarenti su https://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2009/08/David-Foster-Wallace-acqua-nuotiamo.shtml?uuid=24e6ccac-94a2-11de-b3c4-1a4970f0f178&DocRulesView=Libero , sito visitato da chi scrive in data 01/09/2009. ‘Questa è l'acqua' è il titolo di un piccolo libro uscito recentemente negli States. Può fornirci, sostiene Massarenti, un prezioso aiuto per rispondere alla domanda su quale fosse la visione del mondo di Wallace e dei suoi personaggi.