“L’uomo ha paura del Tempo, ma il Tempo ha paura delle Piramidi” così recita un antico proverbio arabo e la storia, da oltre quattromila anni (o forse… qualcosa in più!) sembra dare ragione alla saggezza popolare. L’eredità culturale, sociale, civile lasciata ai posteri dall’antica civiltà Nilotica è, praticamente, immortale al pari delle sue antiche vestigia. Ed è proprio partendo da questa considerazione inossidabile di cui si ammanta e fa sfoggio l’Egitto da tempo immemore, che Barbara Crimi inizia la sua trattazione nell’e-book IL MITO DELL’EGITTO. “Questa mia ricerca aspira ad essere un’analisi sulla nascita e la trasmissione del “mito dell’Egitto”, cosi come e stato costruito a partire dai tempi più antichi, come e stato tramandato, appreso e modificato nelle varie epoche e società, come è stato ereditato da noi oggi…” recita nell’introduzione. L’autrice espone, ripercorrendo orme millenarie, in uno studio interessante ed avvincente, tesi, teorie e descrizioni, non di rado fantasiose, ma rigorosamente autentiche, di come l’antica terra di Kem era vista dagli eruditi del mondo greco antico, prima, e dell’Impero Romano, poi. Dai dotti del Medioevo, ai letterati, ai viaggiatori e ai collezionisti dell’età barocca fino ad arrivare agli studiosi dei secoli relativamente più vicini a noi quali il settecento e l’ottocento, per terminare con le analisi, assai dettagliate, degli esperti del novecento, il secolo appena conclusosi e le prospettive future del mito dell’Egitto negli anni duemila ed oltre. Dando maggiore risalto alle epoche meno indagate, forse a causa delle minori testimonianze pervenuteci, come il periodo greco, il Medioevo e il Rinascimento, IL MITO DELL’EGITTO ci permetterà di conoscere le diverse scuole di pensiero che, ad intervalli irregolari di tempo, si sono susseguite, ricorse e spesso accavallate. Il lettore potrà “toccare con mano” o per meglio dire, leggere estratti in cui il timore reverenziale e l’ammirazione/meraviglia che gli antichi autori greci quali Omero, Eschilo, Erodoto, Platone, Socrate, Aristotele, Diodoro Siculo, nutrirono verso l’Egitto. Accompagnato dai commenti puntuali e sintetici dell’autrice arriverà a comprendere, come con il trascorrere del tempo, la diatriba si trasformerà in un marcato antagonismo dove la posta in gioco sarà il riconoscimento del primato su molti ambiti civili, sociali, culturali, scientifici, medici, che permeeranno inconfondibilmente le civiltà successive fino a giungere ai tempi odierni. Vedrà come la lotta serrata pro e contro la terra dei Faraoni, tracimerà dal mondo ellenico al periodo romano dove, secondo il modo di pensare di alcuni famosi scrittori come Seneca, Tacito, Lucano, Giovenale, esso sarà considerato esclusivamente un paese conquistato e annesso all’impero. Da qui il ruolo di censori nei confronti della religione, degli usi, dei costumi e di qualsiasi riferimento al glorioso passato dell’Egitto. La curiosità per la civiltà sorta lungo le sponde del Nilo, si riaffaccia attraverso lo studio filosofico e teologico, non di rado arbitrario, fantasioso e inverosimile, dei geroglifici nel Medioevo e nel Rinascimento per culminare infine nell’età barocca con le teorie del gesuita, padre Athanasius Kircher. “Contrariamente ai suoi predecessori, lo scopo che Kircher si propone non è di comprendere il modo in cui scrivere i geroglifici, ma come leggerli; a tal fine, l’unico mezzo da lui ritenuto valida base per la ricerca è l’esame dei testi relativi alla sapienza egizia, nota grazie a ciò che ne è stato tramandato da quei Greci che ebbero contatti diretti con i sacerdoti egizi, poi dai Neoplatonici, ma soprattutto grazie al Corpus Hermeticum del Trismegisto”. A Napoleone, infine, che con la sua fallimentare campagna militare di conquista dell’Egitto nel 1798 va il merito di aver dato l’impulso decisivo alla nascita di quella che diventerà una vera e propria disciplina archeologica: l’Egittologia. La famosa Commissione composta da studiosi e artisti, voluta dal grande Imperatore Corso al seguito dell’esercito, costituì un valido precedente ed un esempio prezioso per le future spedizioni con intenti di esplorazione archeologica che da quell’epoca si susseguirono intrepide ed incessanti. Champollion, Mariette, Belzoni, Maspero, Flinders Petrie, ed ancora Winckelmann, Lepsius, Schiaparelli, Bresciani, Donadoni, Jacq, Hawass compaiono a rendere completa la rassegna. Il MITO DELL’EGITTO, perciò, non è solo una vasta panoramica che abbraccia quasi tutto il nostro passato ma una vera e propria ricostruzione a posteriori. Una ricerca che cura non soltanto la genesi vera e propria del mito dell’Egitto ma approfondisce, in maniera stimolante, anche quelle tematiche ritenute inscindibili in una trattazione della civiltà Nilotica. Mi riferisco ad argomenti quali il contrapporsi, prima, e il graduale avvicendamento in seguito, della religione delle antiche divinità pagane egiziane con il cristianesimo e l’islamismo, o le rivoluzionarie, spesso sconcertanti, teorie dei cultori della cosiddetta archeologia “eretica”. Non mancano infine, a completare una visione a trecentosessanta gradi, esaustiva e compiuta, dettagliatamente particolareggiata, notizie e informazioni su come l’antico Egitto continui a riempire di sé e a rinfocolare il suo mito ai giorni nostri attraverso servizi fotografici, film, fumetti, design e architettura, oreficeria, trasmissioni televisive, libri e riviste specializzate. IL MITO DELL’EGITTO è un saggio storico interessantissimo e molto fruibile perché, pur se scritto in un linguaggio specialistico, risulta comprensibile e accattivante. Poiché, a mio modesto avviso, lo ritengo un compendio completo e accurato di ricerca e documentazione, mi permetto di consigliarne la lettura tanto a chi, come me, è appassionato e affascinato da questa antica civiltà, quanto agli studiosi del settore o ai laureandi in cerca di spunti o appunti per le loro tesi. Condividendo quanto scrive l’autrice, Barbara Crimi, nel finale del suo lavoro, riporto la sua frase di congedo: “Vorrei concludere la trattazione citando le parole con cui la guida stampata di National Geographic introduce la terra del Nilo (nella traduzione italiana), le quali bene illustrano il sentimento che ancora oggi coinvolge chiunque si avvicini all’Egitto: «Gli architetti moderni sono in grado di costruire torri alte oltre cento piani; l’uomo ha camminato sulla Luna e inviato sonde su Marte; si può comunicare in tempo reale da qualsiasi parte del globo, ma le opere architettoniche degli antichi egizi, quali le Piramidi o la Grande Sala Ipostila di Karnak, ci lasciano attoniti e ci infondono un timore reverenziale come mai potrebbero grattacieli, razzi o elaboratori elettronici. Ciò che più sorprende è che al tempo in cui Erodoto si trovava davanti alle Piramidi, queste erano considerate tanto antiche quanto lui stesso lo è ora per noi, non vi è quindi da stupirsi se molti ritengono che siano state costruite da alieni: l’Egitto è semplicemente sconcertante»”. Buona Lettura!