Lo squillo insistente del telefono, come una molesta interferenza sulle frequenze della radio, si intromette nei suoi pensieri: «Pronto?» dice portando la cornetta all’orecchio.
Dall’altra parte una specie di sospiro, quindi: «Pronto Marzia? Sono Graziano, volevo sapere se possiamo vederci nel pomeriggio, avrei bisogno di parlare da solo con te».
«Mah, non so. Non credo sia il caso. Forse un’altra volta…»
«Aspetta… Non dirmi di no, è molto importante. Possiamo trovarci al bar della pinetina alle sedici?».
«Se è proprio necessario…»
«Lo è! A presto»
Marzia non ha voglia di andare all’appuntamento, non vuole incontrare Graziano, ma la voce del giovane al telefono era così agitata che non se l’è sentita di insistere nel rifiuto.
L’aria del pomeriggio è tiepida nonostante il prossimo arrivo della stagione fredda e il cielo al di sopra dei palazzi è di un azzurro lucido e brillante per cui decide di andare a piedi. Camminare, inoltre, le servirà per sfiancare la sua inquietudine.
Il modesto angolo di verde all’interno della città è una tavolozza variopinta su cui la natura ha lasciato i residui dei pastelli usati per dipingere l’autunno.
La calda accoglienza naturale che il piccolo parco le riserva attenua la malinconia delle sue riflessioni.
Graziano è già lì e Marzia osserva da lontano la sua figura forte e sensuale.
Un brivido le ammanta le spalle.
Lui la vede e si affretta ad andarle incontro. Le sorride: «Ciao! Scusa il modo poco ortodosso con cui ti ho invitata stamani, ma è necessario che ti parli» dice soppesando ogni parola e guardandosi ripetutamente attorno.
“La sua espressione è nervosa e sembra addirittura impacciato. Non l’ho mai visto così… È sempre stato talmente sicuro di sé da rasentare la strafottenza” pensa Marzia.
Lo conosce da tempo e benché ne abbia accettato con riserva il carattere freddo e scontroso, non ha mai compreso appieno lo strano comportamento che assumono l’uno nei confronti dell’altra quando sono vicini: diffidente e guardinga, sempre sulla difensiva lei, sprezzante e insolente lui.
”Sembriamo i comandanti di due opposti schieramenti che prima di sferrare l’attacco finale studiano attentamente il loro nemico per scoprire falle o punti di forza nell’apparato di difesa. I rapporti di ‘buon vicinato’ intessuti dalla diplomazia hanno il solo effetto di ritardare un evento inevitabile”.
Le viene da sorridere al paragone creato dalla sua mente.
“In effetti non trovo un modo migliore per definire l’atteggiamento ipocritamente tollerante che assumiamo quando ci incontriamo. Spesso ho pensato che è persino patetico il modo in cui cerchiamo di ignorarci a vicenda o di evitare qualsiasi argomento possa rischiare di coinvolgere entrambi in una ristretta discussione. Per non dire quante volte, quando stavamo insieme ad altri, ho fatto finta di non vedere i suoi occhi che, pieni di rimprovero, mi scrutavano con intensità e mi lasciavano svuotata e confusa al pari dei suoi silenzi, quando rimanevamo soli, pesanti come macigni” riflette tra sé.
Graziano s’avvicina e la prende sottobraccio.
Lei sussulta. Vorrebbe fuggire ma vedendo il volto tormentato del giovane uomo pensa a qualcosa da dire per spezzare l’imbarazzo di entrambi.
Non fa in tempo.
Lui la precede «Non so da dove iniziare Marzia. Vieni a sederti» e gentilmente ma con decisione l’accompagna al tavolo dove fino a qualche istante prima era seduto da solo e la fa accomodare.
Marzia è intimidita. Finge indifferenza e scosta un riccio castano che, dispettoso, le scende sulla fronte.
Graziano la guarda con tenerezza, uno sguardo che lei non ha mai visto nei suoi occhi e che la lascia profondamente turbata.
Lui allunga una mano per carezzarla, ma la ritrae veloce, come colpito da una scarica elettrica. Sembra mortificato.
La giovane donna si umetta le labbra.
Lui attratto dal suo gesto, segue con lo sguardo il contorno della sua bocca.
L’atteggiamento inatteso del suo amico la spiazza non poco.
È intenerita e irritata allo stesso tempo perché non comprende il motivo di un comportamento così strano.
Lui è diverso e lei è quasi affascinata da questa trasformazione.
Sconcertata dalla sua reazione, per darsi un contegno, si schiarisce la gola. Prende fiato, lo fissa diritto negli occhi e, dando alla voce una sicurezza che non prova, gli dice: «Mi hai fatta venire sin qui perché avevi urgenza di parlarmi, avanti ti ascolto Graziano!».
Non voleva essere così brusca ma tanto non sarebbe servito a nulla tergiversare e prendere tempo.
Non le piacciono le sensazioni altalenanti e gli strani rimescolamenti che sente risvegliarsi con la vicinanza di quella persona.
Graziano si passa una mano sulla fronte ed inizia a parlare.
Il suo tono è dimesso, triste, sofferto ma al contempo gentile e risoluto mentre le dice: «Hai ragione, inutile girarci intorno, meglio arrivare subito al dunque perciò ti prego, non interrompermi e prima di replicare ascoltami fino in fondo. Non è facile spiegare e probabilmente rimarrai sorpresa da ciò che sentirai ma voglio che tu lo sappia». Tace per qualche istante continuando a fissare intensamente la donna, poi prosegue quasi in un sussurro: «Ho combattuto per evitarlo, Marzia, ma non ci sono riuscito. Non riesco a non desiderarti. Mi sei entrata nel sangue… sei dentro la mia mente e nel mio cuore!».
L’attonito silenzio che segue l’accorata confessione è interrotto dal gemito strozzato di Marzia che inghiotte la sua meraviglia.
“Finalmente sono riuscito a dirtelo, finalmente ce l’ho fatta!” pensa con sollievo tra sé il giovane prima di riprendere con fervore: «E da quando ho scoperto di volerti con tale intensità ho perso la pace. Perdonami perché, forse, da questo momento l’ho tolta anche a te, ma non ce la facevo più a tacere. Ti stupisci perché non credi che possa nutrire tali sentimenti vero? Eppure mi conosci abbastanza da sapere che non sono uomo da farmi scrupoli e che non temo il giudizio di alcuno. Non volevo che accadesse! Non con te, perlomeno».
Con un dito chiude con delicatezza le labbra che Marzia aveva aperte rivelando la sua stupita meraviglia e prosegue: «Credo di essermi innamorato di te. Lo so non sarebbe mai dovuto accadere tra noi…». Il veloce e ritmico pulsare della mascella sottolinea la sua tensione.
La giovane alza i suoi occhi di cielo su di lui: «Non avrei mai immaginato che tu… che io… Ecco perché non comprendevo il tuo atteggiamento! Non capivo perché sembravi sempre avercela con me».
«Non ero arrabbiato con te, anzi!» replica con un grido rauco Graziano. «Ero furioso con me stesso perché non riuscivo a scacciarti dai miei pensieri» puntualizza con gravità.
«Ora lo capisco. Ora tutto mi è più chiaro! E proprio per questo non voglio neanche chiedermi il senso dell’insolita inquietudine che mi procurava la tua vicinanza. Non sopportavo l’aria di superiorità di cui ti circondavi ma, se non c’eri, ti cercavo. Adesso che so, tutto torna nella sua giusta dimensione» afferma Marzia poi, quasi con disperazione, aggiunge: «Per favore, Graziano, non dire più nulla, non farmi pensare. Non far formulare alla mia mente domande a cui non voglio trovare risposte. Allontanati da me, lasciami sola. Vai via, per favore…» “e non tornare mai più!” implora nella sua mente senza trovare, però, il coraggio di dirglielo ad alta voce.
Prendendole le mani e annuendo Graziano con veemenza le grida: «Marzia lo so che non è giusto che accada, come so che non posso essere proprio io a fare questo a Marco! Tu conosci entrambi, sai che siamo amici da una vita e abbiamo fatto di tutto insieme: le scuole, le corse con il motorino, la prima sigaretta di nascosto, l’università. Quante volte ce le siamo suonate di santa ragione e poi, pesti, abbiamo sempre fatto pace e siamo tornati a giocare a pallone nel campetto improvvisato di quel grigio cortile di periferia su cui si affacciavano le nostre case? E’ anche successo di aver diviso, per divertimento o per stupidità, le stesse donne contemporaneamente… Ma con te no! Con te è diverso. Sei troppo importante per lui.
L’ho incontrato poco meno di una settimana fa, abbiamo parlato e mi ha detto che sta maturando l’idea di dirti che la vostra convivenza è finita…».
Marzia impallidisce visibilmente.
Graziano la stringe convulsamente a sé, poi si discosta e mettendole un dito sotto il mento le solleva il viso. Avvicinandolo pericolosamente al suo prosegue: «Vuole sposarti. Ed io non riesco a rassegnarmi, a farmene una ragione. Da una settimana sto impazzendo. Credo di amarti Marzia, anche se so che non ne ho il diritto».
Marzia si stacca sciogliendo l’abbraccio e fissandolo negli occhi: «Io… io… Vattene! Ti scongiuro…» lo prega con voce rotta.
Con quella supplica esitante e disperata nelle orecchie, Marzia sbarra gli occhi angosciata.
Un sottile velo di sudore le inumidisce il corpo, facendole aderire come una seconda pelle il leggero tessuto della camicia che indossa.
Ha il respiro leggermente affannato e i muscoli dolenti come se avesse fatto una lunga corsa.
Si guarda intorno. E’ nel suo letto.
Il lenzuolo stropicciato e il cuscino fuori posto sono gli unici testimoni del suo agitato risveglio.
Si rasserena e volgendo altrove i suoi pensieri, realizza:“Oggi è sabato” e tirando un sospiro di sollievo, “niente ufficio, solo riposo assoluto”.
Da fuori, rassicurante, arriva il ticchettio della pioggia.
Si stiracchia e girandosi osserva Marco ancora addormentato.
Ne spia il sonno tranquillo, il respiro regolare che ne solleva il torace. Studia il suo volto. Le labbra lievemente aperte e le sopracciglia leggermente aggrottate, l’ombra scura della barba non rasata: “sembra felice e… così indifeso… Fortunatamente è stato tutto un sogno!” sospira tra i denti.
Cercando di non svegliarlo sguscia fuori dalle coperte, indossa la vestaglia e incamminandosi verso la cucina si passa una mano tra i capelli arruffati: “un buon caffè forte e una doccia bollente saranno il rimedio ideale ai cattivi pensieri portati dalla notte” si conforta fiduciosa.
Si alza in punta di piedi per prendere la moka e mentre allunga il braccio, il vibrare sommesso e insistente del cellulare appena acceso e poggiato sul tavolo la distoglie dalle sue riflessioni e dal compito intrapreso.
Lo afferra quasi con timore scorgendo sul display la dicitura “Identità Riservata".
E’ tentata di non rispondere, poi automaticamente pigia il tasto per la comunicazione e sussurra sottovoce: «Chi è?».
«Pronto Marzia? Sono Graziano, volevo sapere se possiamo vederci nel pomeriggio, avrei bisogno di parlare da solo con te. Non dirmi di no, è molto importante. Possiamo trovarci al bar della pinetina alle sedici?».
«Mah…?!».