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Aus der Geschichte der Unterhaltungsmusik (Dalla storia della musica popolare“)
di Erwin Einzinger
Pubblicato su SITO
Anno
2005-
Residenz Verlag Salisburgo
Una recensione di
Peter Patti
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Molti forse già sono a conoscenza del fatto che David Jones mutò il suo nome in „David Bowie“ per non essere confuso con il David Jones dei Monkees. O che Andy Warhol, dopo essere stato quasi ucciso dalla comparsa di uno dei suoi film, utilizzava un sosia per le sue „apparizioni“ in pubblico. Ma quanti sapevano che Stalin odiava ogni forma di musica afroamericana e si dilettava con il folk più gretto e disimpegnato? O che il vero nome di John Denver era John Deutschendorf? Oppure, ancora, che in certe situazioni Iggy Pop si spalmava il corpo con burro di arachidi? E che cosa c’entra Leadbelly con Kafka e Hitler?
Il libro di Erwin Einzinger (è lo stesso autore a chiamarlo „romanzo“) contiene queste e numerose altre informazioni. E‘ una serie di aneddoti sul pop, sul jazz e sul mondo in generale. Ispirato forse vagamente da prodotti consimili di marca anglosassone (vedi Nick Hornby), Einzinger riempie le sue 527 pagine con notizie, ritagli di giornali e considerazioni personali („Ma perché i pensieri devono passare attraverso canali di controllo che sono provvisti di numerosi tentacoli e sporgenze?“). Il tutto riporta in mente i collages che tappezzano le pareti dell’appartamento di Friederike Mayröcker, austriaca sua connazionale, autrice di Viaggio attraverso la notte, Fogli magici e Della vita le zampe.
L’esperimento è interessante, anche se non nuovo: si tratta di „spegnere“ i centri di controllo e lasciare fluire liberamente tutte le possibili associazioni e immagini, basandoci su un caotico archivio che altrimenti non riusciremmo mai a svuotare. Il risultato: oltre 500 pagine di gossip e notizie „musicali“ che il lettore apprezzerà solo man mano che si inoltra nella selva.
(Quando il nonsense viene più volte ripetuto, esso acquista significato.)
No, questo libro un romanzo non lo è (non secondo l‘accezione enunciata da Thomas Mann, almeno); è un processo di scrittura che ricalca il medesimo principio seguito dai surrealisti in poesia e nella pittura: concatenare elementi apparentemente slegati e incompatibili tra di loro. Esempio: a un certo punto Einzinger comincia a parlare del padre dell‘aeronautica sovietica Tupolew, da lì passa a raccontare di un congresso „sul dado Knorr“ tenutosi in Portogallo, vira in modo naturale sul Fado e – grazie alla parola-chiave „malinconia“ – a una fossa stradale sporca di rifiuti e di escrementi; il cammino prosegue quindi attraverso la Cina, ci vengono mostrati poi i festeggiamenti del Capodanno 2000, ci sentiamo raccontare qualcosa circa le videocamere giapponesi e apprendiamo di seguito come la pensa lo scrittore a proposito dei soprabiti troppo leggeri.
E la musica?
Beh, abbiamo già accennato del Fado... e qualcos’altro lo troverete nelle numerose note a piè di pagina!
Aus der Geschichte der Unterhaltungsmusik segna il ritorno di Erwin Einzinger dopo un silenzio di circa dieci anni, e il significato di questa sua operazione letteraria viene in parte spiegata da una frase che sembra buttata lì in un paragrafo poco appariscente: "Così tanta vita, così tante combinazioni in uno spazio così troppo ristretto!"
Il libro è senz’altro divertente, addirittura istruttivo (in senso lato); ma non è assolutamente un romanzo.
In fondo al volume c’è un utile Registro dei Nomi e, consultandolo, scopriamo che Van Morrison è il musicista che l‘autore cita più spesso dopo Elvis Presley.
In Austria, Germania e Svizzera sono scoppiate infuocate discussioni se catalogare questo output („un capolavoro!“ gridano in tanti) alla voce „Postmodernismo“, „Tradizione moderna“ o „Letteratura pop“.
Una recensione di Peter Patti
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