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La mano di una donna
di Patrick White
Pubblicato su SITO
Anno
2008 -
Capelli Editore
Prezzo €
12 -
96 pp.
ISBN
9788887469561
Una recensione
di
Simona Sala
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Lo sconfinato potere di una donna Quanto può lo sguardo di una donna, un suo gesto, una sua parola? Il premio nobel Patrick White lo sa bene e lo racconta magistralmente ne La mano di una donna. Basta una parola lasciata cadere come per caso, en passant, al termine di una discussione o di un dialogo, magari anche leggermente fuori contesto. A nessuno parrà di avere percepito quanto detto, e la frase rimarrà sospesa in aria, come polverizzata, salvo poi depositarsi da qualche parte nell’inconscio del destinatario, insediarsi, guadagnare lentamente consistenza per infine presentarsi in tutta la sua completezza e importanza e giungere a condizionare scelte e decisioni. Evelyn Fazackerley è consapevole del suo potere femminile tanto quanto della sua presenza fisica, del suo background così come delle – biasimate – limitazioni finanziarie. Di suo marito Harold (con cui condivide la pensione in giornate di piacevole e languido ozio) disprezza i segreti, le cose che non sono al loro posto, la spontaneità creativa, perché rischierebbero di minare il controllo che lei esercita su di lui: « Le mattine in cui lei gli lasciava comprare le costolette e fare un giro da David Jones, Harold Fazackerley andava ai parchi, fino a sospettare che gli uomini anziani seduti sulle panchine presentassero l’aspetto più negativo della pensione » .
All’apparenza poco di rilevante accade nella vita dei due coniugi (trascorsa spesso a perlustrare il paesaggio australiano), fino al giorno in cui incontrano un vecchio amico del marito, il silenzioso Clem Dowson, con i suoi occhi azzurri, la zazzera rossa e la casa in bilico sulla scogliera. Fedele a se stessa e ai suoi archetipi comportamentali, Evelyn non può astenersi dall’impicciarsi nella vita di Dowson, facendolo alla sua solita maniera: quasi per caso. Gli presenta l’amica maldestra e un poco grigia Nesta Pine, nella speranza di un improbabile congiungimento che poi, in barba alle previsioni di Harold, avrà luogo davvero. A stupire positivamente il lettore – dopo il primo momento di sconcerto – oltre la trama del libro è il modo in cui è scritto, la capacità di White di utilizzare uno stile narrativo e delle strutture particolari, di scegliere dei vocaboli insoliti, in grado per la propria natura di arricchire il testo, conferendogli qualcosa di misterioso: « Quei capelli grigi tagliati a spazzola, senza dubbio un tentativo per mascherare la calvizie, gli davano un’aria ancora più rozza e gli facevano sembrare gli occhi più azzurri, la faccia più enorme ed esposta agli attacchi. In quanto a questo, mentre se ne stavano lì in mezzo alle pietre e al silenzio, immobili come statue, tutti e tre si ritrovarono temporaneamente piuttosto esposti, incapaci di fare affidamento sull’inganno delle parole » . Pubblicato su: Azione, anno LXXI, nr. 24 Per gentile concessione di CAPELLI EDITORE Biografia Patrick Victor Martindale White (Londra, 25 maggio 1912 – Sydney, 30 settembre 1990) scrittore, drammaturgo e saggista australiano. È stato uno dei maggiori scrittori del ventesimo secolo. Nella sua narrativa cambia frequentemente il punto di vista attraverso il quale la vicenda viene narrata e e fa uso della tecnica del flusso di coscienza. Nel 1973 è stato insignito con il Premio Nobel per la letteratura.
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