Sono nato il 14 Giugno del 1975 a Rossano (Cosenza). Dopo avere frequentato il liceo classico del paese, decido di provare l’avventura della scienza alla facoltà di Chimica e Tecnologia Farmaceutiche di Perugia. Ottenuta la laurea, torno in Calabria e lavoro per un’azienda farmaceutica. Cambio azienda e riparto, alla volta di Firenze, dove vivo e lavoro per otto anni. Dopo avere cambiato di nuovo azienda, oggi vivo a Modena e lavoro a Verona, come responsabile marketing di un’azienda farmaceutica.
Decido di scrivere perché, dopo cinque anni di liceo classico, mi stufo delle opinioni e decido che ha bisogno di certezze, non più di pareri filosofici; e cosa meglio della chimica per rifugiarsi nella razionalità delle molecole? E poi il marketing: comunicazione, fantasia sì, ma anche bilanci, business plan e fogli excel. A quel punto l’amore per le lettere ritorna. Ed eccomi qua, a scrivere inventando storie.
Ho scritto un romanzo, Il mandriano, che spero qualcuno mi pubblichi prima o poi. È un romanzo storico, tratto da una storia vera, a cui ha cercato di dare delle trame noir.
Ho frequentato i seguenti corsi di scrittura
- Scrittura creativa, le basi (Scuola l’Atelier, Modena)
- Il ritmo delle storie (Scuola Holden)
- L’arte del dialogo (Scuola Holden)
- Storytelling (Scuola Holden)
Ho partecipato a diversi concorsi (la Giara, Io scrittore, Turno di Notte, L’elogio della follia, Contest Associazione Editori Modenesi, Giallo Ceresio). Solo in un’occasione sono riuscito a distinguermi, con il secondo posto alla seconda edizione del contest letterario dell’associazione degli editori modenesi, con il racconto giallo Mutila, dove un operaio siciliano emigrato a Modena, e affetto dalla sindrome di Capgras, cerca di uccidere Ricky Portera (il grande figlio di puttana degli Stadio per intenderci) perché invidioso dei suoi riff chitarristici. Ho avuto una piccola citazione nel concorso L’elogia della follia, con il racconto La macchina della frutta, dove un gruppo di ragazzi bolognesi cerca di far ammettere a un loro compagno di scuola la propria omosessualità, sottoponendolo appunto a una fruit machine, come facevano i canadesi e gli americani ai tempi della Guerra Fredda.
Quando non lavoro viaggio, viaggio, viaggio, o quantomeno evito di stare in casa, a limite suono la chitarra, scrivo canzoni, scrivo racconti, romanzi, qualsiasi cosa. Vado in bici nella bassa modenese. Bevo e cucino.