Siamo arrivati al 1975 nella nostra rivisitazione
della presenza delle serie Marvel in Italia.
Il 1975 vide la nascita di due nuove testate
("Hulk e i Difensori" e "Conan
e Ka-Zar") a sostituire quelle chiuse
di Devil e degli A.S.E. La presenza Marvel-Corno
in edicola rimase dunque costante, ma la forte
svalutazione (che rimase tra il 15 ed il 20%
fino alla fine degli anni '70) costrinse la
casa milanese ad aumentare il prezzo a 300 Lire:
da questo momento in poi il prezzo salì
con cadenza praticamente annuale, causando una
lenta ed inesorabile emorragia di lettori. Ma
questo sarà argomento delle prossime
puntate, ora puntiamo come al solito l'attenzione
alle varie testate.
L'Uomo Ragno, con l'arrivo di Iron
Man come comprimario, ebbe una struttura
stabile per tutto l'anno, a parte il n.129 (con
il termine, provvisorio, delle storie di Morbius)
ed il n.130 (con la conclusione dell'avventura
di Devil rimasta in sospeso con la chiusura
della sua testata). La qualità della
pubblicazione rimase su un livello medio: L'Uomo
Ragno fu disegnato da un dignitoso Ross Andru
(mentre le storie di Marvel Team-Up rimasero
affidate alle valenti mani di Gil Kane), arrivando
a presentare eventi epici come la morte di Gwendy
Stacy (allora fidanzata di Peter Parker) e del
Goblin originale, che anticiparono il
successo del "filone morte e distruzione"
di Claremontiana memoria (nn.133-134). Da ricordare
poi l'esordio del Punitore su UR n.149. D'altra
parte quella del Vendicatore d'Oro continua
ad essere una serie di media qualità,
realizzata da quel buon artigiano della matita
che era George Tuska; fanno eccezione gli episodi
sui nn.144-145 realizzata da un Jim Starlin
che allora era agli inizi, ma già dimostrava
la stoffa del vero genio.
La collana dedicata ai Fantastici Quattro,
orfana di Kirby fin dal n.101, prosegue con
ottimi artisti quali John Romita prima (solo
per pochi numeri) e John Buscema dopo: il cambio
di disegnatore influì poco nella qualità
delle storie grazie anche all'apporto costante
di un genio della china qual'è Joe Sinnot.
Da ricordare la magistrale battaglia tra l'eroico
quartetto e l'Iniziato nei nn.111-114, conclusa
con l'insolita alleanza tra i nostri eroi ed
il Dottor Destino. Tra i personaggi di contorno
continuano le epopee di Capitan Marvel
(con le splendide storie di Starlin spezzate
purtroppo in due o tre numeri) e di Namor,
del quale va ricordato l'apporto in sede grafica
di Bill Everett, un artista ora scomparso ma
a mio avviso tra i migliori di tutti i tempi
(tra l'altro fu uno dei creatori di Namor nel
lontano 1939). E' proprio nella prima storia
da lui disegnata che fece la sua prima apparizione
la giovane Namorita (F.Q. n.112) che ora è
divenuta una delle colonne portanti del gruppo
dei New Warriors (ogni mese su Silver Surfer
& Iron Man).
"Il mitico Thor" o, come il
nuovo logo della testata recitava "Thor
e i Vendicatori" fu durante il 1975
una testata di media qualità. Le avventure
del dio del tuono furono realizzate da un John
Buscema un pochino appannato, oberato com'era
dai numerosi incarichi di quel periodo. Molto
spesso "Big John" abbozzava appena
le matite, lasciando all'inchiostratore di turno
o ad un co-disegnatore (di solito molto meno
valente: è il caso di Don Perlin in Thor
nn.120-124) il compito di rifinire il disegno.
Non ricordo in questo periodo storie del tonante
di particolare rilievo. Altra musica per i Vendicatori
che, almeno fino al n.117 rimasero di alta qualità:
veramente epico e degno di nota il confronto
tra i Kree e gli Skrull, realizzato
magnificamente da un Neal Adams nel pieno della
forma (Thor nn.107-111) e due albi disegnati
in maniera altrettanto magnifica da Barry Windsor
Smith (Thor nn.112-113). Purtroppo i fascicoli
successivi segnarono un progressivo peggioramento
in trame e disegni fino a toccare il fondo (di
nuovo!) col solito legnoso Don Heck ai disegni
ed ai testi (manco a dirlo!) Steve Englehart.
In appendice, come anche gli altri albi di quel
periodo numerose caricature tratte da "Not
Brand Echh" ed i soliti raccontini dell'orrore
tratti da albi pre-Marvel.
Per quanto riguarda la testata di Capitan
America direi che durante il 1975 si potrebbe
dividerla in tre periodi. Il primo (dal n.51
al n.55) vide la presenza degli X-Men
ridotta al lumicino e l'albo quasi completamente
dedicato alle storie del Capitano Stelle e Strisce
(realizzate fra l'altro da un brillante John
Romita). Dal n. 56 fino al n.70 tornano gli
X-Men con un episodio completo per albo (tra
l'altro l'apporto grafico di Neal Adams fece
si che la serie salisse molto sulla scala della
qualità), mentre Cap viene affidato nelle
mani di un sorprendente Sal Buscema: da ricordare
il cambio di costume di Falcon nel n.56
(aveva esordito in Capitan America n.33) e la
saga del falso Capitan America nei nn.65-68
(con l'esordio di Jack Monroe, l'attuale Nomad).
Il terzo ed ultimo periodo va dal n.71 al n.76
con Cap realizzato sempre da Sal Buscema e con
le storie della Bestia (il serial degli X-Men,
dopo il n.66 originale, pubblicò solamente
ristampe fino al n.93): queste ultime non furono
certo gran cosa, ma certamente furono importanti
dal punto di vista della continuity (curioso
il fatto che la Bestia, nei primi 4 episodi,
avesse il pelo grigio, e solo in seguito, acquisisse
la classica pelliccia blu).
E veniamo alla prima delle tre nuove testate
di questo 1975: Conan e Ka-Zar. I primi albi
si presentarono con la formula Conan/Ka-Zar/Shanna,
seguendo le indicazioni emerse dal referendum
tenuto sulla defunta testata degli A.S.E. Nonostante
però la buona qualità della serie
di Conan, ora disegnata da John Buscema (bravo,
ma non all'altezza di Barry Smith), Secchi si
trovò ben presto a fare i conti con la
chiusura della serie Americana di Shanna, e
la dovette sostituire, a partire dal n.10, con
Thongor (un altro barbaro, creato da Lin Carter,
uno dei seguaci di Robert E. Howard, e sceneggiato
da gente valida come George Alec Effinger, ora
affermato scrittore di fantascienza, e Gardner
Fox): anche la sua serie ebbe però vita
breve, e terminò con Conan e Ka-Zar n.22.
Lo stesso Signore della Terra Selvaggia vide
chiusa la propria serie e terminò la
sua corsa nel n.15: fu sostituito da Kull,
l'altro barbaro di Howard che aveva già
fatto il suo esordio sulle pagine di Thor. Dal
n.16 in poi quindi questa testata divenne praticamente
monografica, presentando contemporaneamente
le serie di tre eroi barbari, e perse quel tocco
di super-eroistico che attraeva i ragazzini
di allora imboccando la strada che la portò
alla chisura col n.44, uscito nel 1976. Fu dunque,
secondo me, una testata che precorse i tempi.
L'altro nuovo quattordicinale uscito nel 1975
fu quello dedicato a Hulk e i Difensori.
A fronte di una grande scorta di materiale del
gigante verde, Secchi si trovò subito
di fronte a due serial, quello del Dottor
Strange e quello dei Difensori, talmente
a ridosso delle edizioni americane da non poter
sopportare un ritmo di pubblicazione appunto
quattordicinale. La soluzione adottata fu quindi
quella di alternare le due serie. La qualità
generale dell'albo fu a mio giudizio comunque
quantomeno discreta: le storie del gigante verde,
realizzate da un Herb Trimpe che sembrava nato
proprio per disegnarle, toccarono il proprio
apice con una storia breve ("Il cielo è
una cosa molto piccola", su Hulk e i Difensori
n.24), che all'epoca mi colpì moltissimo.
Il Dottor Strange fu presente con storie molto
belle ma anche difficili ed indigeste al gran
pubblico di ragazzini dell'epoca. E che dire
dei Difensori? A rileggerle ora certamente quelle
storie non erano davvero il massimo, ma ai miei
occhi di quattordicenne apparvero come dei capolavori:
peccato che non fossero presenti in tutti gli
albi.
Uno dei sottogeneri che ebbero grande successo
negli anni '70 fu quello delle arti marziali
orientali: era normale che la Marvel (e quindi
la Corno) sfruttassero quel filone. Approdò
quindi in edicola un nuovo mensile (della stessa
linea del Corriere della Paura, in formato gigante
ed in b/n) dedicato a Shang-Chi, il maestro
del Kung-Fu. I primi 12 albi pubblicarono ottime
storie del figlio di Fu-Manchu (alcune realizzate
dal grande Paul Gulacy) e presentarono in appendice
le storie dei "Figli della Tigre",
un serial disegnato da un artista ancora in
erba ma che si sarebbe fatto strada: George
Perez! A completare l'albo una serie di articoli
sulle arti marziali: un'ottima testata, dunque.
Probabilmente questo fu il periodo di massima
espansione della Corno super-eroistica, che
con sei quattordicinali e due mensili dominava
il mercato: purtroppo le cose erano destinate
a non durare.
A cura di Marco Rufoloni
marco.rufoloni@casaccia.enea.it
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