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Mille splendidi soli
di Khaled Hosseini
Pubblicato su SITO
Anno
2010-
Piemme
Prezzo €
12,00-
408pp.
ISBN
9788856615630
Una recensione di
Elisabetta Rotondi
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Votanti:
14334
Media
79.92%
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L'Afghanistan tra guerre intestine e amore salvifico
Il titolo del romanzo deriva da una poesia scritta dal poeta persiano Saib-e-Tabrizi, dopo aver visitato la città ed esserne rimasto profondamente colpito. Khaled Hosseini conferma la sua eccellente capacità di far sbirciare i lettori o se lo desiderano di farli entrare da una porta lasciata socchiusa, nel territorio afgano, dilaniato da invasioni e battaglie interne per il potere, sottoposto a diktat celati dalla formula dell’ “esportazione della democrazia”. L’autore passa, con la facilità di chi sa, da problematiche nazionali, politiche e sociali a drammi individuali e familiari, quelli delle due protagoniste, Mariam e Laila. Diversamente dal primo libro, Il cacciatore di aquiloni, in cui i protagonisti sono due figure maschili, in Mille splendidi due delicate figure femminili raccontano le loro sofferenze e parvenze di gioia. Lo sfondo della storia è costituito dai principali fatti storici che hanno coinvolto l’Afghanistan negli ultimi trenta anni, dalla rivoluzione comunista all’invasione sovietica, fino alla guerra contro i Talebani, voluta e guidata dagli U.S.A. In realtà non vi è un’unica storia, ma due, quelle di Mariam e Laila. Due vicende inizialmente separate, poi intrecciate dal loro incontro. La prima è una figlia illegittima, una harami. Non può avere accesso all’istruzione, non può vedere i film proiettati al famoso cinema di suo padre, un potente uomo d’affari. All’età di quindici anni non è mai stata ad Herat, non deve conoscere le mogli ed i figli legittimi di suo padre, ne vedere la mastodontica villa in cui vivono. Chiusa con sua madre Nana in una cadente kolba in cima alla collina, vive poveramente le sue giornate sempre tristi ed uguali, al fianco della donna che dopo averla concepita si è ammalata dell’odio nutrito per l’uomo che l’aveva sedotta, poi abbandonata. Laila invece è nata a Kabul la notte della rivoluzione, nell’aprile del 1978. Era piccolissima quando i suoi fratelli si sono arruolati nella jihad. Per lei il suo vero fratello è il vicino di casa Tariq che ha perso una gamba su una mina antiuomo, ma coraggioso e sempre pronto a difenderla dai dispetti dei coetanei. Mariam e Laila sono l’una l’opposto dell’altra, ma la guerra le farà incontrare in maniera imprevedibile. Mariam è fuggita dalla sua vecchia kolba e Laila si è stata allontanata dalla sua famiglia ed è stata data in sposa ad un uomo molto più grande di lei, severo e dalle rudi maniere. Anche se Rashid all’inizio si mostra tenero e disponibile, una serie di aborti spontanei della giovane dà inizio alla fine del fittizio idillio. Costretta ad indossare il burka e a vivere chiusa in casa dedita alle faccende domestiche, Laila subisce il disprezzo e la violenza. Dall’intreccio di due destini nasce una storia di sofferenza come quella del paese in cui si dipana, dove l’amicizia e l’amore sembrano essere l’unica salvezza.
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